Da Bella Ciao a Another Love, passando per Zombie di Cranberries. Ogni passaggio drammatico della storia, complici i social, pare avere una sua colonna sonora. Che sia o no una canzone di un certo spessore non conta. Quello che conta è che, forse, le note di una melodia aiutano i più giovani ad esorcizzare i dolori e le sofferenze di una guerra in atto
La classica ballata romantica che con una guerra o comunque con i massimi sistemi socio culturali pare non avere nulla a che fare. Eppure una canzone di ben 10 anni fa è diventata la colonna sonora prima delle compagne dei soldati di Kiev e poi delle proteste in Iran. Perché?
È Another Love, singolo di un giovanissimo Tom Odell del 2012. Il brano ha iniziato a fare tendenza dopo che alcune sue parole sono state utilizzate ripetutamente per accompagnare una serie di video di protesta.
Se qualcuno ti fa del male, io voglio battermi / ma troppe volte le mie mani si sono rotte / se userò la voce sarò una bestia / le parole vincono ma io so che perderò, la strofa più utilizzata, tratta da esecuzione live di Odell, in cui a cantarla è un gran coro del pubblico, fatto di voci femminili.
E così, esattamente come è accaduto con la piccola Amelia, che cantava la colonna sonora di Frozen, e con un gruppo di contestatori russi, che intonava una canzone dei Cranberries (e mille altre volte con Bella Ciao, forse spesso anche abusata), per qualche apparentemente illogico motivo Another love è assurta a colonna sonora della descrizione di un dramma.
Thus is the revolution of the oppressed women.
Be our voice#MahsaAmini #مهسا_امینی #اعتصابات_سراسری pic.twitter.com/P1gETuuhfA— Sara (@sara_persia) September 27, 2022
Dall’Ucraina fino all’Iran, dopo la morte di Masha Amini, la ragazza arrestata a Teheran dalla “polizia morale” e morta in carcere, le giovani su TikTok si filmano mentre si tagliano ciocche di capelli e scendono in strada a protestare. E sotto c’è la canzone di Odell.
Inutile dire che quella canzone abbia avuto un’impennata di ascolti enorme, mentre lui si è schierato dalla parte della protesta. Durante un suo concerto ad Hannover, in Germania, ha infatti dedicato Another Love alle donne iraniane, lanciando un messaggio:
Stiamo sempre insieme a tutti coloro che protestano per i diritti umani e i diritti delle donne.
Tom Odell before singing “ Another Love” in his recent Berlin concert saluted WOMEN OF IRAN for their bravery. #IranianLivesMatter #Iranianwomen #Mahsa_Amini #MahsaAmini #مهسا_امینی #حدیث_نجفی pic.twitter.com/pabmI9DXOB
— NazliBella (@Simorgh_XO) September 26, 2022
#anotherlove #iran #nadiedicenada pic.twitter.com/B8wsqJ1Uw6
— Pablo Fernandez 🇺🇾 (@FLAIRLOVE) September 30, 2022
Quanto al perché il brano di Odell sia diventato il sottofondo delle ribellioni in Iran… beh forse non c’è un reale motivo. Vero è che accade sempre più spesso che le proteste non si limitino alla sola strada, ma corrino velocemente anche attraverso i social. In un attimo sei ad appoggiore le donne ucraine, un attimo dopo a farti la coda per supportare le donne iraniane.
Leggi qui: Quella coda di cavallo diventata il simbolo della protesta in Iran è costata la vita a Hadis Najafi
Quello che ci auguriamo è che questo modo di sostenere i diritti, diventato orecchiabile quasi quanto la nostra playlist su Spotify, non duri il tempo di un like. Le canzoni hanno da sempre accompagnato gioie e soprattutto dolori della nostra vita e il carico emotivo che possono darci quei video che arrivano dall’altro capo del mondo può essere davvero forte.
Sta a noi continuare a sostenerlo in altro modo, e non soltanto nel tempo dei 15 secondi di un TikTok.
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