83 anni fa nasceva a Palermo il magistrato Paolo Borsellino. In questi giorni la sua assenza si fa sentire in modo particolare, ma le sue idee sono ancora vive, così come la sua grande lezione di coraggio. Perché, come diceva lui, "é bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola".
Il 19 gennaio del 2023 Paolo Borsellino avrebbe compiuto 83 anni, ma la sua vita – vissuta all’insegna dell’onesta e del rispetto nei confronti delle istituzioni – è stata spazzata via troppo presto per mano della mafia.
Quest’anno l’anniversario della sua nascita assume un significato ancora più forte per via della recente cattura di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra ricercato per ben 30 anni e ritenuto uno dei responsabili dell’efferata strage di via d’Amelio, in cui perse la vita il coraggioso giudice palermitano.
Paolo Borsellino: una vita spesa al servizio della legalità e il sogno di una Sicilia libera dalla mafia
Nato a Palermo nel 1940, fin da giovane Paolo Borsellino si appassiona allo studio del diritto e consegue la laurea con lode in Giurisprudenza all’età di appena 22 anni. Qualche giorno dopo, però, subirà la morte del padre e si ritrova a dover provvedere alla madre e ai suoi due fratelli (Rita e Salvatore) facendo di tutto per evitare la chiusura della farmacia di famiglia.
Nonostante le difficoltà, riesce a studiare a superare il concorso in magistratura nel 1963, divenendo all’epoca il più giovane magistrato italiano. Per Borsellino quello non è mai stato soltanto un lavoro, ma una vera e propria vocazione.
Nel 1975 entra nell’ufficio Istruzioni Affari Penali sotto la guida di Rocco Chinnici e negli anni successivi gli viene affidata l’indagine rapporti tra i mafiosi di Altofonte e Corso dei Mille, iniziata dal cominciata dal commissario Boris Giuliano (assassinato nel 1979), sulla quale lavorerà insiema al capitano Emanuele Basile. Dopo l’omicidio – per mano di Cosa Nostra – del capitano Basile, avvenuto il maggio 1980, alla famiglia di Borsellino viene assegnata la scorta, mentre dell’indagine (che si concluderà soltanto nel 2022) se ne occuperà proprio il giudice palermitano.
Per il resto della sua breve esistenza Paolo Borsellino è stato sempre in prima linea combattere la criminalità organizzata, nella consapevolezza dei grandi rischi che avrebbe corso. È stato proprio Chinnici a volere lui e Giovanni Falcone, nell’ambizioso progetto ribatezzato Pool antimafia, che diede via alle indagini che portarono ad alcuni dei più importanti processi degli anni Ottanta.
Il loro lavoro si baserà soprattutto su accertamenti bancari e patrimoniali, vecchi rapporti delle forze dell’ordine ma anche su nuovi procedimenti penali (come ad esempio quello originato dal cosiddetto “Rapporto dei 162” che si concentravano sulle cosche mafiose “vincenti” guidate da Michele Greco e Totò Riina), che permisero di raccogliere un abbondante materiale probatorio.
Con il collega e affezionato amico Giovanni Falcone, Borsellino ha condiviso l’amore per la giustizia e il grande coraggio, ma soprattutto un sogno: una Sicilia libera dalla mafia. Purtroppo, com’è noto, i due sono stati uniti anche dallo stesso terrificante destino: Paolo Borsellino morirà nella strage di via d’Amelio, a distanza di quasi due mesi dalla morte di Falcone, ucciso nei pressi di Capaci, sull’autostrada tra l’aeroporto di Punta Raisi e Palermo.
Gli insegnamenti di vita di Borsellino di cui dobbiamo fare tesoro
Oggi, in occasione dell’anniversario della nascita di Paolo Borsellino, vogliamo ricordare alcune delle sue frasi più celebri, di cui dovremmo ricordarci ogni giorno, ma soprattutto che dovremmo mettere in pratica:
Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.
Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.
Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge”.
I giudici continueranno a lavorare e a sovraesporsi e in alcuni casi a fare la fine di Rosario Livatino [assassinato dalla Mafia] come tanti altri, i politici appariranno ai funerali proclamando unità di intenti per risolvere questo problema e dopo pochi mesi saremo sempre punto e daccapo.
È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.
Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio […] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro.
La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.
La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti.
Questa è l’ultima toccante intervista rilasciata da Paolo Borsellino, qualche giorno prima di essere ucciso:
Facciamo tesoro della sua straordinaria testimonianza. Abbiamo il dovere di continuare a remare nella direzione che Borsellino ci ha indicato.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Leggi anche: