Al momento X dell’anno, quello in cui la religione cattolica festeggia la madre di tutte le madri, nel giorno della Festa della mamma, insomma, si presenta l’annoso dilemma: ma, in Italia, le mamme le trattiamo a dovere o no? Ognuno di voi è in grado già di spoilerare
Se una ragazza, oggi, a un colloquio di lavoro si sente formulare la fatidica domanda: “lei ha intenzione di avere dei figli?”, significa che non abbiamo trovato ancora una quadra. Se una donna su 5 lascia il lavoro dopo il parto significa che non abbiamo trovato ancora una quadra. Se gli asili nido pubblici sono pochi e a numero limitato e quelli privati costano quanto un rene significa che no, non abbiamo trovato ancora una quadra.
Scegliere di essere mamme, in Italia e ai giorni nostri, vuol dire più o meno affacciarsi sopra a un baratro: per quanto consapevole e desiderata sia quella scelta, quella stessa scelta è capace di traportarci di punto in bianco in un altro status, quello di chi rappresenta un peso che, suvvia, in fin dei conti ha troppe pretese.
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Non scegliere di essere mamme, di contro, ti fa appiccicare addosso l’etichetta di imperfetta e insolente ed egoista e “ma come, non volevi portare tu addosso il fardello dell’umanità intera?”. No.
E allora trovate un accordo, please.
Una volta assodato che le neo-mamme non vanno considerate super mamme (perché lo abbiamo assodato, giusto?) in virtù dell’atto fine a se stesso del parto inteso come miracolo che dà poteri sovrannaturali, già dai primi mesi di vita del nuovo arrivato giunge dalla coscienziosa società la profetica questione: a questa madre vogliamo rendere la vita complicata o vogliamo fare in modo che viva serenamente e mantenga un lavoro dignitoso facendo il possibile affinché anche i suoi figli vivano dignitosamente?
La classe politica, in generale, dal boom economico a oggi (non vogliamo tener conto delle generazioni del dopoguerra), ha opzionato per la prima, con tutto ciò che si è tirato indietro e addosso mentre i tempi – irrimediabilmente – cambiavano.
Eccole, allora, le cose che davvero non vogliamo più. A parte i cioccolatini e i fiori, ogni parola con cui si sciacqueranno la bocca politici affettati nel giorno della festa della mamma sarà un contentino di cui possiamo benissimo fare a meno. Per il resto, ciò che conta lo sappiamo solo noi e 60milioni di italiani, peccato si faccia finta di nulla.
I “regali” di cui le mamme avrebbero davvero bisogno non sono quelli che immagini
1. Non essere costrette a scegliere fra carriera e maternità: secondo gli ultimi dati Inps, nel 2022 la retribuzione media annua nel nostro Paese è risultata costantemente più alta per gli uomini rispetto alle donne: 26.227 euro contro 18.305 euro
2. Più posti negli asili nido comunali e convenzionati: al 31 dicembre 2020, sempre secondo gli ultimi dati Istat, in Italia erano attivi solo 350.670 posti negli asili nido, di cui circa la metà (49%) all’interno di strutture pubbliche, a fronte di 653.487 bambini residenti tra 0 e 2 anni. Allo stesso modo, sarebbe auspicabile anche non dover spendere un patrimonio per iscrivere i figli ai centri estivi
3. Non ricevere consigli non richiesti su come essere una “buona madre”: e qui, al di là della sfera privata e della suocera che sa tutto, ci possiamo allargare anche a quanti sparano ogni giorno sentenze e decisioni senza nemmeno avere figli (e spesso nemmeno un utero)
4. Supporto psicologico dopo il parto a prezzi calmierati: sentirsi sole è talvolta comune. Ricevere aiuto e parole di conforto da esperti eda altre mamme che stanno vivendo la stessa situazione può aiutare a sentirsi meno inadeguate
5. Più tempo per prendersi cura di se stesse: in un vortice prezioso, l’incastro perfetto dei punti di cui sopra, potrebbe magicamente consentire di dedicarsi di più alla propria cura (a volta partendo anche dalla propria salute troppo spesso lasciata in disparte!)
6. Stipendi adeguati (e non inferiori rispetto ai colleghi maschi), repetita iuvant
7. Più servizi e agevolazioni statali per i genitori, idem
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