Tutti e sei gli stati hanno votato no alla proposta di modificare la costituzione per riconoscere i cittadini delle Prime Nazioni e creare un organismo in cui avrebbero avuto potere decisionale sulle scelte del Paese
Gli Aborigeni e gli indigeni delle isole dello stretto di Torres non saranno riconosciuti ufficialmente nella Costituzione australiana. La maggioranza degli australiani ha, infatti, votato no al referendum che avrebbe creato un organo consultivo indigeno, “Voce al Parlamento”.
Avevamo salutato con gioia questo referendum, il primo in quasi un quarto di secolo, ma adesso il risultato porta un gravissimo passo indietro nel riconoscimento dei diritti dei popoli delle First Nations, ovvero ovvero gli indigeni discendenti dalle popolazioni locali prima della colonizzazione britannica.
Il primo sforzo di riconciliazione, dunque, fallisce. Gli australiani era stato chiamati al voto per votare ‘Si’ o ‘No’ a questo quesito:
Una proposta di legge: modificare la costituzione per riconoscere i Primi popoli dell’Australia istituendo una Voce aborigena e degli isolani dello Stretto di Torres. Approvi questa proposta di modifica?
Il risultato? In tutti e sei gli stati australiani si è votato contro la modifica della costituzione vecchia di 122 anni.
Il referendum era stato proposto dal Governo del laburista Anthony Albanese e avrebbe garantito, se avesse vinto il Si, maggiori diritti a questi popoli spesso vessati, discriminati ed emarginati. Con la nascita de ‘La Voce del Parlamento’, ai nativi sarebbe stato garantito il diritto di essere consultati da Parlamento e governo su norme che riguardano le loro comunità, come i bassi salari e le barriere di accesso all’istruzione.
Gli aborigeni australiani sono circa il 3% dei quasi 26 milioni di cittadini. Molti si trovano in carcere per reati minori, mentre circa un terzo vive al di sotto della soglia di povertà e in centinaia sono stati sottratti alle loro famiglie per essere cresciuti come “bravi australiani”: sono i bambini e le bambine della Stolen Generation, la “generazione rubata”, allontanati con la forza delle leggi australiane da Governi, chiese ed enti assistenziali dall’inizio del 900 fino agli anni ’70.
Adesso, questa sconfitta, è l’ennesimo colpo duro, tuttavia il primo ministro spera ancora in una riconciliazione.
“Questo momento di disaccordo non ci dividerà, siamo tutti australiani – spiega Albanese- Come australiani uniti dobbiamo portare il nostro Paese oltre questo dibattito. Troppo spesso nella vita della nostra nazione, i diritti e l’emarginazione degli aborigeni e indigeni di Torres sono stati messi in secondo piano, noi dobbiamo portare il dibattito al centro”.
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