L'aeroporto di Dunedin, in Nuova Zelanda, ha introdotto un limite di 3 minuti per gli abbracci al gate, scatenando polemiche e ironia sui social. Una misura, pensata per gestire il traffico, che solleva interrogativi sul ruolo delle emozioni in una società sempre più frenetica
Addio baci, abbracci e lacrime infinite al gate!
All’aeroporto di Dunedin, in Nuova Zelanda, è scattato un limite di tempo per i saluti: 3 minuti, non un secondo di più. Una misura che ha generato un onda mediatico e social, tra chi grida all’assurdità e chi, invece, applaude all’iniziativa.
Ma cosa ha spinto lo scalo neozelandese a decretare la fine delle effusioni prolungate? A quanto pare, il motivo principale sarebbe lo stallo, per non dire l’ingorgo, che si crea nella zona di carico e scarico passeggeri.
“Troppi abbracci, troppe lacrime, troppe auto in coda“, devono aver pensato i responsabili dell’aeroporto. E così, via con i cartelli che intimano ai viaggiatori di darsi una mossa e limitare le effusioni a 3 minuti, pena lo sfratto immediato nel parcheggio.
“Vogliamo solo mantenere il traffico scorrevole e dare a tutti la possibilità di salutare i propri cari”, si giustifica Dan De Bono, direttore generale dell’aeroporto. Ma la sua spiegazione non ha convinto tutti. “Non siamo mica robot! L’aeroporto dovrebbe essere un luogo di emozioni, non una catena di montaggio”, tuona un utente su Facebook. E in effetti, l’idea di cronometrare gli abbracci come se fossero una sosta al parchimetro ha, per molti utenti che sui social hanno commentato la notizia, un che di distopico.
La notizia ha infatti scatenato un’ondata di commenti indignati. “Disumano!”, “Assurdo!”, “Ma come si fa a mettere un limite all’amore?”, si legge tra i commenti al post Facebook che ha rilanciato la news. C’è chi ironizza: “Prossimo step: cronometrare i baci?“, e chi propone di estendere la regola ad altri contesti: “Urge un cartello simile davanti alle scuole! Al mattino, accompagnare i bambini diventa un’impresa epica tra saluti, abbracci e raccomandazioni infinite”.
Tra i commenti più popolari, quello di un utente che, con una buona dose di sarcasmo, scrive: “Ottima idea! Così eviteremo di perdere il volo per colpa di quei piagnoni che non smettono di singhiozzare”. (Questo commento, tra l’altro, ha ricevuto centinaia di like, segno che il tema tocca un nervo scoperto).
Ma non mancano le voci fuori dal coro. Qualcuno, infatti, plaude all’iniziativa, sottolineando come gli aeroporti siano spesso teatro di scene imbarazzanti e di effusioni eccessive. “Tre minuti sono più che sufficienti per un saluto”, commenta un utente. “E poi, diciamocelo, a nessuno piace assistere a drammi strappalacrime in pubblico”.
Insomma, la questione degli “abbracci a tempo” divide l’opinione pubblica. Da un lato, c’è chi difende il diritto a manifestare liberamente, e per quanto tempo lo si desidera, i propri sentimenti, dall’altro chi invoca un po’ di “senso pratico” e di rispetto per tutti gli altri.
E voi, che ne pensate? Siete disposti a sacrificare qualche minuto di coccole in nome della viabilità aeroportuale? Ma al di là delle polemiche, la vicenda dell’aeroporto di Dunedin solleva una questione più ampia: quanto spazio c’è per le emozioni in un mondo sempre più frenetico e regolato?
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