Allarme pasta: entro Natale un singolo pacco potrebbe costare fino al 20% in più, manca il grano

Gli italiani saranno costretti ad affrontare l'aumento dei prezzi anche nel comparto della pasta, con rincari superiori al 20% al pacco.

Non solo caro bollette, gli italiani saranno costretti ad affrontare l’aumento dei prezzi anche nel comparto della pasta, tanto che gli esperti prevedono rincari superiori al 20% al pacco per Natale. La soluzione? Investire sull’agricoltura nazionale

Dopo il caro bolletta, arriva caro pasta. Nel periodo di Natale, potrebbe arrivare una vera e propria stangata che si aggirerà attorno ai 15-20 centesimi al pacco. Un rincaro in molti casi superiore al 20%.

La causa? Tutto ciò è dovuto al dimezzamento dei raccolti in Canada che è il principale produttore mondiale e fornitore dell’Italia. La principale causa è quindi legata al fatto che il nostro Paese importa circa il 40% del grano di cui ha bisogno per produrre la pasta, rendendo inevitabile l’innalzamento del costo finale.

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La soluzione quindi sarebbe incrementare la produzione del grano direttamente in Italia.

Ci sono le condizioni per incrementare la produzione di grano in Italia dove – dicono da Coldiretti – è peraltro vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada. L’Italia è il secondo produttore mondiale con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate ma è anche il principale importatore perché molte industrie anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale hanno preferito acquistare sul mercato internazionale approfittando delle basse quotazioni dell’ultimo decennio. Ora – precisa la Coldiretti – la situazione è cambiata anche sotto la spinta dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano voluto dalla Coldiretti che ha favorito il boom delle paste 100% Made in Italy. Ci sono quindi le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy.

La Brexit e il Made in Italy

Altro ma equivalente scenario in fatto di Brexit. Cosa c’entra con le nostre produzioni? Molto più di quanto si pensi. Gli effetti della Brexit con la carenza di autotrasportatori mettono in pericolo 3,6 miliardi di valore annuale delle esportazioni agroalimentari Made in Italy in Gran Bretagna che nel 2021 per la prima volta da almeno un decennio risultano in calo (-2%). 

La Gran Bretagna è al quarto posto tra i nostri partner commerciali del per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Dopo il vino, con il prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano.

Nel primo semestre del 2021 le esportazioni agroalimentari Made in italy in Gran Bretagna sono calate in netta controtendenza –sottolinea Coldiretti – all’aumento del 12% che si è registrato in valore sul mercato mondiale secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat. A pesare è stato – precisa la Coldiretti – il calo delle spedizioni dall’Italia di pasta (-27%) salsa di pomodoro (-14%), di formaggi (-6%) e vini e spumanti (-2%), in netta controtendenza a quanto avviene nel resto del mondo.

A frenare l’export alimentare nazionale in Uk sarebbero le difficoltà burocratiche ed amministrative che interessano le nuove procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli, secondo lo studio della Coldiretti.

La mancanza di trasportatori pesa sulla filiera agroalimentare con la Gran Bretagna che produce appena la metà del cibo che consuma ed è costretta pertanto a ricorrere alle importazioni dall’Unione Europea (30%), dalle Americhe (8%), dall’Africa (4%), dall’Asia (4%), da altri paesi del mondo. Il problema riguarda – precisa la Coldiretti – soprattutto prodotti deperibili come la frutta e verdura che per circa 1/3 viene dall’Unione Europea con oltre 250 milioni dall’Italia lo scorso anno.

Le difficoltà nei rapporti tra Gran Bretagna e Unione europea rischiano peraltro di favorire l’arrivo di cibi e bevande extracomunitarie non conformi agli standard sicurezza europei ma anche contraffazioni e imitazioni dei prodotti alimentari Made in Italy, dal Parmigiano al Chianti.

Si tratta purtroppo di un rischio reale come dimostrano le varie vertenze Ue del passato nei confronti di Londra con i casi della vendita di falso Prosecco alla spina o in lattina fino ai kit per produrre in casa finti Barolo e Valpolicella o addirittura Parmigiano Reggiano. 

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Fonte: Coldiretti

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