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Dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea è arrivata la conferma dello stop ai cosmetici testati su animali.
La sentenza della Corte UE ribadisce l’importanza del divieto ai test cosmetici su animali stabilito dalla Direttiva UE in vigore dall’11 marzo 2013, nonostante le ambiguità in essa contenute, tra cui la possibilità di effettuare sperimentazioni sugli animali per i prodotti destinati ai mercati di Paesi che ancora li ritengono indispensabili.
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Tale possibilità viene sostenuta dall’Efci (European Federation for Cosmetic Ingredients), associazione europea di categoria dei produttori di ingredienti cosmetici, che ha chiesto l’autorizzazione a commercializzare nel Regno Unito prodotti realizzati per Cina e Giappone, e per questo testati sugli animali.
Si tratta di un’ipotesi su cui l’Alta Corte di Giustizia di Inghilterra e Galles ha chiesto la pronuncia della Corte di Giustizia Europea, che ha ribadito il fermo divieto.
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La battaglia però non è ancora completamente vinta.
Infatti secondo la LAV rimangono aperte ancora molte lacune nella Direttiva UE che vieta di testare e importare materie cosmetiche sperimentate su animali:
“Le aziende, infatti, non possono effettuare test in tutto il territorio comunitario, ma possono farlo all’estero vendendo tali prodotti in Paesi extra-UE. Molte materie prime, inoltre, non vengono utilizzate unicamente in ambito cosmetico, ma possono sovrapporsi a quello chimico e quello farmaceutico venendo, di conseguenza, testate su animali perché richiesto da altre normative” – ha spiegato la LAV.
Per questo la LAV ribadisce l’importanza dello standard internazionale “Stop ai test su animali”, l’unico disciplinare riconosciuto che prevede il controllo da parte di un ente indipendente dell’intera filiera di produzione, comprese tutte le materie prime, i fornitori e i laboratori di produzione.
Secondo la PETA si tratta di una vittoria solo parziale, tanto che in questo modo la Corte Europea indebolirebbe il divieto di vendita dei cosmetici testati su animali.
“Molti animali saranno risparmiati dai test tossici e fatali dopo la decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea che solo metodi senza animali possono essere utilizzati per soddisfare i requisiti di sicurezza dell’UE. Questa è una vittoria significativa ma solo parziale, in quanto la sentenza permette anche alle aziende di vendere prodotti nell’UE dopo averli sottoposti ai test sugli animali in Cina o in altri paesi, fino a quando i test non sono utilizzati per dimostrare la sicurezza del prodotto” – ha precisato la Dott.ssa Julia Baines di PETA UK.
La PETA chiede ai consumatori di usare questa lista di marchi che hanno promesso di non effettuare mai test su animali da alcuna parte nel mondo, quando acquistano cosmetici e prodotti per la cura personale.
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A parere dell’ENPA comunque con questa sentenza la Corte UE ha chiarito al di là di ogni ragionevole dubbio che i cosmetici testati sugli animali sono banditi dall’Unione.
“La sentenza con cui la Corte di Giustizia Europea ribadisce che in Europa non è possibile commercializzare prodotti cosmetici con ingredienti testati sugli animali ha il grandissimo pregio di chiarire, una volta per tutte, che la normativa europea in materia non si presta ad essere stiracchiata. Il divieto di testare ingredienti cosmetici sugli animali è, dunque, un divieto perentorio e non può essere aggirato con il pretesto che tali esperimenti vengano condotti perché richiesti dalla normative di mercato di Paesi Terzi. Ciò che è lecito a Pechino o Tokyo, non lo è a Bruxelles” – ha sottolineato la presidente nazionale di ENPA, Carla Rocchi.
Il problema nasce soprattutto per quanto riguarda l’Inghilterra, per via della Brexit.
“È possibile purtroppo che in futuro torni ad esserlo a Londra. Ironia della sorte il caso è stato sollevato proprio nell’Inghilterra della Brexit, che, come denunciammo a suo tempo, in materia di tutela e protezione degli animali rischia di fare un pericoloso dietrofront” – ha concluso l’ENPA.
La speranza è che qualsiasi dubbio al riguardo venga chiarito, visto il timore che aziende che non testano gli ingredienti cosmetici in Europa, dato che è vietato, li possano invece testare all’estero, e continuare comunque a vendere i propri prodotti in UE.
Se i test sugli ingredienti sono ancora necessari, perché non scegliere dei metodi alternativi?
Leggi qui la sentenza della Corte UE sui cosmetici.
Marta Albè