ILa polvere che si estrae dalle radici della robbia colora di rosso, ed è conosciuta e apprezzata nella colorazione dei tessuti sin dall'antichità.
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Il nome robbia indica le piante appartenenti al genere Rubia, della famiglia delle Rubiaceae, che comprende circa una sessantina di specie. Quelle utilizzate a fini tintori però sono essenzialmente due: la Rubia Cordifolia e la RubiaTinctorum. La polvere che si estrae dalle loro radici colora di rosso, ed è conosciuta e apprezzata nella colorazione dei tessuti sin dall’antichità.
La Rubia Cordifolia, è conosciuta anche come robbia indiana e la troviamo spesso riportata nell’INCI delle confezioni con la denominazione Manjistha, il suo nome in sanscrito. La seconda, la Rubia Tinctorum, è chiamata anche robbia comune o garanza.
A causa della sua tossicità, la robbia comune è stata bandita dal Ministero della Salute sia per uso interno in qualità di integratore alimentare sia per uso cosmetico. Per cui, si raccomanda di prestare massima attenzione all’Inci : la robbia che possiamo usare sui capelli è la Rubia Cordifolia o Manjistha. La Rubia Tinctorum va bene per i tessuti, ma non per la nostra chioma.
La robbia cordifolia è ampiamente impiegata nella medicina tradizionale ayurvedica, sia per uso esterno che interno. Ha il potere di contrastare la cattiva digestione, regolarizzando il funzionamento dell’apparato gastroenterico.
Se applicata sulla pelle, la robbia ha notevoli proprietà: è stimolante e antinvechiamento, astringente, purificante, tende a rendere il colorito del viso più omogeneo, eliminando le imperezioni e compattando l’incarnato. Non dimentichiamoci però che si tratta pur sempre di un’erba tintoria, per cui la maschera non va tenuta sul viso troppo a lungo altrimenti potrebbe macchiare la pelle.
Le proprietà della robbia
Sui capelli, la robbia o manjistha ha proprietà:
- ammorbidenti
- lucidanti
- purificanti
È molto efficace infatti per eliminare il prurito causato da psoriasi e dermatite, purificando il cuoio capelluto.
Il rosso intenso rilasciato dalla robbia è in grado di coprire i capelli bianchi e può essere anche impiegato, in modiche quantità e per brevi pose, per ravvivare mèches e colpi di sole ormai opachi e sbiaditi.
Il suo potere tintorio tuttavia non è altissimo: il colore rosso conferito dalla robbia non è permanente come quello dell’henné, ma tende a svanire nel giro di diversi shampoo. Per quanto riguarda l’intensità della colorazione, essa varia anche in funzione della quantità di robbia utilizzata. La gamma tintoria va dal rosa pallido ad un rosso scuro, molto intenso e profondo, piuttosto freddo.
Come si prepara la tintura di robbia
La tintura di robbia si prepara sciogliendo la polvere in acqua calda. La ciotola, così come gli utensili che utilizziamo per la preparazione, devono essere preferibilmente in legno, vetro o ceramica, anche plastica al limite, ma non in metallo. Si sconsiglia di usare oggetti in metallo perché potrebbero alterare le proprietà della polvere. Se desideriamo una colorazione più chiara, formeremo una pastella più liquida, diluendo molto la robbia in acqua calda.
Se invece si vuole ottenere un rosso acceso, si utilizza una maggior quantità di polvere, fino a formare una pastella più densa e omogenea, della stessa consistenza dello yogurt. Dopo 10-15 minuti di macerazione si applica il composto tintorio in maniera uniforme su tutta la capigliatura, avendo cura di indossare una cuffia o di coprire i capelli con della pellicola trasparente per mantenere l’umidità della pastella.
I tempi di posa vanno da 20 minuti a un’ora, ma si allungano inevitabilmente laddove vi sia necessità di coprire i capelli bianchi. In questo caso, è consigliata una posa di almeno 2 ore per garantire una copertura uniforme e duratura. Al termine dell’applicazione, si consiglia di risciacquare con sola acqua, applicando eventualmente solo una noce di balsamo. Per favorire la chiusura delle cuticole del capello, rendendolo più lucido e fissando meglio il colore, si consiglia di effettuare il risciacquo acido. Si addiziona una sostanza acida, vale a dire aceto o succo di limone, all’acqua dell’ultimo risciacquo, si fa una leggera detersione e poi si procede all’asciugatura.
Impacco solo robbia o con henné
Per quanto riguarda la tonalità della tinta, generalmente la robbia colora di un rosso freddo, tendente al mogano o al ciliegia. Ovviamente molto del risultato finale dipenderà dalla nostra colorazione di base, nel senso che sui capelli chiari si otterrà un rosso più acceso, mentre applicando la robbia sui capelli scuri li tingeremo di una tonalità rossa più intensa, vicina al mogano. Si possono comunque ottenere colori più caldi e ramati andando ad agire sul PH dell’ambiente in cui prepariamo la polvere tintoria.
In questo caso il metodo di preparazione fa davvero la differenza rispetto alla tonalità finale. Ossidando la robbia in un ambiente acido, vale a dire sciogliendo la polvere nel succo di limone o nell’aceto per almeno 12 ore, avremo tonalità più calde. Viceversa, macerando la robbia in un ambiente basico, aggiungendo un cucchiaino di bicarbonato all’ acqua calda necessaria per la preparazione, si otterrà un rosso più scuro, più freddo. In ogni caso, per evitare risultati sgraditi, si consiglia di effettuare una prova su una ciocca nascosta, ad esempio dietro la nuca.
Così come avviene nel caso di altre erbe tintorie, si raccomanda di aggiungere henné alla polvere di robbia, per diversi motivi. In primo luogo perché l’henné, unica tra le erbe tintorie, riesce a legarsi alla cheratina del capello fungendo da catalizzatore per il rilascio del pigmento colorante della robbia. In secondo luogo, perché l’hennè, proprio in virtù della sua capacità di stratificare sulla capigliatura, assicura un effetto tintorio più duraturo al colore dell’erba cui è miscelato. Infine, perché la robbia esercita si un effetto benefico sui capelli, ma sicuramente non apporta lo stesso giovamento della lawsonia.
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Unita all’henné, quindi, la robbia ne intensifica il colore e i riflessi, oltre a sfruttarne appieno tutti i benefici. Poi sta a noi scegliere quali sfumature preferiamo, se più ramate o più “ciliegiose”. L’ossidazione della miscela di hennè e robbia in ambiente acido è sicuramente un metodo di preparazione più lungo e laborioso, perché necessita di un tempo minimo di almeno 12 ore per completarsi. Invece macerando lo stesso composto in ambiente basico con acqua calda e bicarbonato, è sufficiente attendere 10-15 minuti prima di procedere all’applicazione.
Per quanto riguarda i tempi di posa, essi variano a seconda che la combinazione di hennè e robbia venga usata anche per coprire i capelli bianchi. In questo caso, è necessaria una posa di almeno 3/4 ore, ma ovviamente più la posa sarà prolungata, migliore sarà il risultato in termini di uniformità e durata della tinta. Se non abbiamo necessità di copertura dei capelli bianchi e vogliamo semplicemente accentuare le sfumature dell’henné o tingere di rosso il nostro castano, è sufficiente un’ora di posa, o un’ora e mezza al massimo.
Sui capelli biondo scuri o castano chiari la robbia può essere impiegata per ottenere gradevoli tonalità che vanno dall’albicocca al cognac. La troviamo spesso in commercio come ingrediente in appositi mix già preconfezionati. Opportunamente miscelata con il rosso dell’henne e il giallo intenso del rabarbaro, o il giallo oro della curcuma, la robbia può dar vita a questo tipo di nuances, calde e avvolgenti.
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Possiamo comunque riprodurre queste miscele coloranti in versione casalinga, riuscendo a modulare meglio le quantità delle singole erbe in funzione della nostra colorazione di base e dell’effetto che vogliamo ottenere.
Per quanto riguarda le percentuali delle singole polveri tintorie, vanno tenute ben presenti le caratteristiche di ogni singola erba. In caso ad esempio di una colorazione di base castano chiara, considerando che sia la curcuma che il rabarbaro hanno un altissimo potere tintorio, sarebbe consigliabile impiegarne quantità minime, nell’ordine del 10-15% sul totale del composto. Occorre poi considerare la differente tonalità rilasciata dalle due polveri: il rabarbaro conferisce sfumature bionde più calde e aranciate, mentre la curcuma ha una forte tendenza al giallo freddo, vicino al color paglia.
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La restante parte del composto tintorio (85-90%) potrebbe essere equamente suddivisa tra hennè e robbia, oppure ripartita anche con la cassia, erba non tintoria in grado di diluire il potere colorante della pastella oltre ad esercitare un’importantissima funzione ristrutturante sulla capigliatura.
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Si tratta comunque di indicazioni di massima, che non sono universalmente valide. Il risultato finale scaturirà in ogni caso dalla combinazione di una serie di fattori : la colorazione di partenza, l’eventuale presenza e la percentuale di capelli bianchi, i tempi di posa, la porosità del capello. Pertanto il consiglio è di non prefiggersi un risultato preciso, come nel caso delle tinte chimiche, ma di sperimentare continuamente.
L’universo delle erbe tintorie non è neanche lontanamente paragonabile alle tinture artificiali. Ma conoscendo le caratteristiche delle singole erbe, con la dovuta pazienza e un po’ di esperienza riusciremo a padroneggiarne l’utilizzo, diventando artefici della nostra bellezza.
Angela Petrella