Negli ultimi giorni, il dibattito sulla presenza di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) nelle creme solari e sui potenziali rischi per la salute è diventato particolarmente acceso ma anche un po' fuorviante. Facciamo chiarezza
È estate e tutti in questi giorni stiamo usando creme solari per proteggerci dai raggi UV, di conseguenza ci troviamo anche nel periodo dell’anno in cui si parla di più di questi prodotti e vengono pubblicati nuovi test e indagini scientifiche che ne esaminano benefici, rischi e possibili contaminanti.
Stavolta l’attenzione non si è concentrata tanto su filtri controversi o interferenti endocrini ma su una specifica categoria di sostanze, la cui presenza è in realtà legata ad un’ampia gamma di prodotti e persino all’acqua potabile. Ci riferiamo ai PFAS, sostanze perfluoroalchiliche utilizzate per le loro proprietà di idrorepellenza e resistenza al calore, che si trovano davvero ovunque: imballaggi, tessuti, pentole antiaderenti e, in alcuni casi, anche nei cosmetici.
Recentemente, una ricerca tedesca ha riacceso l’attenzione sulla presenza di PFAS nelle creme solari ma, dato che in questi giorni si sta leggendo davvero di tutto su questa questione, è fondamentale fare un po’ di chiarezza.
Partiamo proprio dallo studio, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo. Questo, condotto dal Bundesinstitut für Risikobewertung (BfR) tedesco, ha dimostrato che anche una minima presenza di PFAS nelle creme solari può rappresentare un rischio per la salute umana. I PFAS, noti per la loro resistenza e persistenza nell’ambiente, si sono infatti dimostrati capaci di penetrare attraverso la pelle e contaminare il sangue umano.
C’è da dire però che il test condotto dal BfR ha coinvolto un solo volontario e va dunque confermato con ulteriori studi e approfondimenti. Quanto evidenziato non è comunque da sottovalutare. Infatti, è stato osservato che applicando sulla pelle una crema solare contenente PFOA (un tipo di PFAS), questa sostanza viene lentamente assorbita dall’organismo. Il picco di concentrazione è stato raggiunto dopo tre settimane dall’applicazione della crema, poi il livello è gradualmente diminuito. I ricercatori stimano che circa l’1,6% di PFOA contenuti nella crema sia entrato in circolo nell’organismo (con tutti i rischi che ciò comporta).
Leggi anche: I Pfas nei cosmetici entrano nel corpo (e ora gli esperti hanno determinato l’esatta quantità assorbita)
Ma quanto è davvero alto il rischio di trovare Pfas nelle creme solari?
L’industria cosmetica, attraverso Cosmetica Italia, in altre circostanze aveva già rassicurato i consumatori su questo tema, rilasciando una nota in cui si legge:
Nei cosmetici, categoria citata nel servizio (con riferimento alla trasmissione Indovina chi viene a cena di Rai Tre dove si è affrontato il tema della sicurezza del talco, n.d.r) non sono abitualmente utilizzati i PFAS. Tuttavia, l’industria cosmetica europea, a seguito della discussione a livello europeo sulla necessità di interrompere l’utilizzo industriale dei PFAS, e alla luce del piano d’azione della Commissione europea per la Chemicals Strategy for Sustainability Towards a Toxic-Free Environment (CSS), uno dei pilastri principali dell’European Green Deal, è già intervenuta con decisione. Nello specifico, Cosmetics Europe (associazione europea dell’industria cosmetica) ha indirizzato a tutte le imprese del settore una raccomandazione, per eliminare gradualmente i PFAS aggiunti intenzionalmente ai prodotti cosmetici.
E poi specifica:
La raccomandazione copre i mercati dell’Unione Europea, dello Spazio Economico Europeo e del Regno Unito e la data ultima per l’eliminazione graduale dei PFAS nei prodotti cosmetici è stata fissata il 31 dicembre 2025.
Cercare creme “Pfas free” ha senso?
In questi giorni sono apparse classifiche e test di creme solari etichettate come “senza PFAS”, ma è importante notare che nessuno di questi test ha valutato specificamente la presenza di PFAS.
Le indagini delle varie riviste dei consumatori italiani ed europei si riferiscono in modo più generico alla presenza di sostanze tossiche per la salute o l’ambiente, in particolare filtri controversi, fragranze allergizzanti o altro.
Considerando tutto questo, la domanda è: ha senso cercare creme “certificate” senza pfas? Certo ci farebbe piacere sapere che il prodotto che utilizziamo non li contenga ma questo sembrerebbe essere un problema davvero marginale dato che, diverse aziende hanno già fatto sapere di non utilizzare pfas nelle creme solari (tra queste Heliocare, Collistar, BioNike e SVR) e, come già scritto sopra, Cosmesi Italia ha dichiarato che i Pfas non sono abitualmente utilizzati nei cosmetici italiani.
Ovviamente, solo un bel test specifico condotto sulle creme solari vendute nel nostro Paese potrebbe confermare tutto questo.
Ciò non significa che non sia importante rimanere informati e vigilare ma l’attuale allarmismo sui PFAS nelle creme solari potrebbe non riflettere la realtà.
In conclusione, anche se le creme solari non sono sempre completamente “pulite”, è fondamentale utilizzarle. Sceglietele sempre di buona qualità e leggete attentamente l’etichetta per conoscere gli ingredienti con cui sono realizzate.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
Leggi anche: