Per far sentire a proprio agio il proprio compagno di classe sordomuto, tutti hanno imparato il linguaggio dei segni. Succede a Sarajevo
Come fai a comunicare con un tuo amico non udente? Impari la lingua dei segni anche tu. Questa è la storia di Zejd, un bimbo bosniaco di sei anni, ed è la storia di quanto una “differenza” sia l’occasione buona di crescita.
Figlio di una Sarajevo ancora malconcia, Zejd è non udente sin dalla nascita. Lo scorso settembre sua madre Mirzana lo ha iscritto in una classe della prima elementare. Ma difficile integrarsi qui: nessuno conosce la lingua dei segni, a partire dalla maestra, Sanela Ljumanovic.
Ma non ci si dà per vinti, per carità!, e così l’insegnante è andata anche lei a scuola per imparare quella lingua e poter comunicare con il piccolo Zejd. E questo non sarebbe bastato… Lezioni, allora, anche a tutto il resto della classe, in modo che il piccolo amico Zejd non rimanesse isolato da tutti! E quale migliore occasione, per piccoli ometti di 6 anni, che imparare una cosa nuova.
Risultato? Tutti hanno imparato le basi della lingua dei segni e Zejd ha avuto una dose così di autostima. “Ora è felice e motivato“, racconta la madre. E come non crederle?
Ora Zejd sta pian piano imparando a leggere le labbra e pare che i suoi amici dopo scuola stiano insegnando ai propri genitori tutti i segreti della nuova lingua imparata.
Questo è l’ennesimo esempio che è dai bambini che dovremmo far partire le nostre idee. E non solo a loro beneficio. Prendete dai bimbi l’incanto nelle cose, prendete da loro il sorriso sincero, prendete da loro la semplicità, il loro stupore, la gioia, la delusione. Imparate a camminare dietro di loro, fate i loro stessi piccolissimi passi e divorate la voglia di saper condividere cose nuove. Sempre!
Germana Carillo
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