Un recente studio ha analizzato più da vicino l'alimentazione dei bambini durante la fase dello svezzamento, cercando di capire i pro e i contro dei due metodi principali: autosvezzamento e svezzamento classico.
Lo svezzamento è una fase importante dello sviluppo e della crescita dei bambini, ma cos’è meglio tra autosvezzamento e svezzamento classico?
Uno studio condotto dall’Università di Otago ha scoperto che due metodi popolari, ma alquanto controversi, sembrano avere un impatto poco significativo sull’appetito e sul peso dei bambini.
Lo studio ha analizzato la dieta di 625 bambini di età compresa tra 7 e 10 mesi, valutando i risultati legati all’appetito derivanti dall’uso di omogeneizzati per l’infanzia e dall’autosvezzamento.
L’autrice principale Alice Cox ha affermato che viene spesso espressa preoccupazione per il rischio di sovraalimentazione dei bambini che consumano omogeneizzati, e per quelli che seguono l’autosvezzamento che corrono il rischio di sottoalimentazione.
Lo studio, pubblicato su Appetite, fa parte dello studio First Foods New Zealand condotto presso le università di Otago e Massey.
I genitori riferiscono di apprezzare lo svezzamento classico e gli omogeneizzati perché sono comodi e facili da usare fuori casa.
Alcuni professionisti sanitari temono che l’uso di omogeneizzati per bambini possa portare a un’alimentazione eccessiva o possa cambiare il modo in cui si sviluppa il comportamento alimentare; tuttavia, finora queste preoccupazioni sembrano essere basate su opinioni e non su prove scientifiche.
I ricercatori hanno scoperto che il 28% dei bambini utilizzava gli omogeneizzati quotidianamente o quasi. Coloro che li assumevano frequentemente avevano maggiori probabilità di mangiare quando veniva loro offerto del cibo, anche se non avevano fame. Tuttavia, coloro che consumavano frequentemente gli omogeneizzati non mangiavano più cibo nel complesso rispetto a quelli che non li consumavano così spesso.
L’autosvezzamento è un altro metodo di alimentazione diventato popolare negli ultimi anni. I sostenitori dicono che questo potrebbe ridurre il rischio di sovralimentazione e portare a comportamenti alimentari più sani.
I ricercatori hanno scoperto che in Nuova Zelanda i bambini che seguono l’autosvezzamento crescono bene e non hanno più probabilità di essere sovrappeso o sottopeso.
A circa 6 mesi di età, il 13% dei bambini nello studio si nutrivano principalmente o sempre da soli. Quando avevano un paio di mesi in più, questa percentuale aumentava fino a circa il 25%.
I bambini che hanno seguito l’autosvezzamento sembravano essere in grado di soddisfare il loro appetito meglio dei bambini che erano stati svezzati tradizionalmente.
I ricercatori sperano che i risultati siano utili per sviluppare linee guida per gli operatori sanitari quando devono decidere come nutrire al meglio i bambini.
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Fonte: ScienceDirect
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