Il calore delle mani basterà a produrre l'energia necessaria ad alimentare una torcia. L'idea non è della Nasa ma di un'adolescente di 15 anni originaria del Canada, che è tra i finalisti mondiali del Google Science Fair dedicato ai giovani e alle loro idee in grado di cambiare il mondo
Il calore delle mani basterà a produrre l’energia necessaria ad alimentare una torcia. L’idea non è della Nasa ma di un’adolescente di 15 anni originaria del Canada, che è tra i finalisti mondiali del Google Science Fair dedicato ai giovani e alle loro idee in grado di cambiare il mondo.
Ann Makosinski è partita dalla cosa più semplice. Una torcia va solitamente tenuta in mano. E proprio l’energia che attraversa le mani, sotto forma di calore, avrebbe potuto in qualche modo fornire l’alimentazione necessaria alla torcia per funzionare. Il sistema non è nuovo ma è basato sulle celle Peltier. Questi moduli sono basati su un principio denominato effetto Seebeck.
In cosa consiste? L’effetto Seebeck è un effetto termoelettrico per cui, in un circuito costituito da conduttori metallici o semiconduttori, una differenza di temperatura genera elettricità. In questo modo, la corrente elettrica viene prodotta a causa della differenza di temperatura tra le due superfici adiacenti, le mani a contatto con la torcia.
“L’obiettivo del mio progetto era realizzare una torcia che funzionasse esclusivamente con il calore delle mani. Utilizzando quattro celle di Peltier e sfruttando la differenza di temperatura tra il palmo delle mani e l’aria ambientale ho progettato una torcia che emette luce intensa senza batterie o componenti che si muovono” ha spiegato Ann sul sito dell’iniziativa.
La 15enne ha illustrato inoltre i punti di forza della sua idea: “Il mio progetto è ergonomico, efficiente dal punto di vista termodinamico e occorre soltanto una differenza di temperatura di 5 gradi perché funzioni e produca fino a 5,4 mW a 54 lux di luminosità”.
Tra i finalisti del Google Science Fair c’è anche Elif Belgin, 16enne di Istanbul, che ha trovato il modo per creare la bioplastica usando le bucce di banana.
Ancora una volta sono i più piccoli a mostrare che un mondo più a misura d’uomo è ancora possibile.
Francesca Mancuso
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