5 dritte perché le mestruazioni non rimangano un tabù per le vostre figlie (e figli!)
Vi dirò la verità: essendo mamma di due maschi, finora non mi è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello di dover affrontare un giorno il discorso delle mestruazioni. Vivaddio loro il “problema” non lo avranno e pensavo di glissarci su all’infinito.
Ma capita che navigando qui e lì ti imbatti in un discusso video di una TV nordeuropea (loro ne sanno sempre una in più del diavolo!), in cui alcuni assorbenti interni danzano beati manco fossero burattini e il conduttore allegretto intona una canzone su come sia normale il ciclo mestruale…
Ecco, allora un po’ di dubbi ti vengono. Se non glielo spieghi tu, ci sarà un giorno qualcuno che spiegherà loro cosa sono queste “mestruazioni”. Un po’ come la storia dei cavoli e delle cicogne… Anche perché, suvvia, la mia privacy con due figli si è ridotta a un mero ricordo giovanile e l’unica cosa di cui riesco ad avere pienamente possesso in serena solitudine è la pinzetta delle sopracciglia.
Già, perché da 6 anni a questa parte, capita che il mio sia più un porto di mare che un bagno e che ogni sessione sul water sia piuttosto un Sanremo in eurovisione. E capita che ti piombino là davanti a cercare di farti capire che tutto potrebbe essere perduto se tu, mamma, non esci immediatamente dal bagno in un nanosecondo. In mutande o senza.
Eccola lì la questione: loro, quei bimbetti deliziosi che avete messo al mondo, seppur presi da fastidiosissimi giochetti, ti guardano e ti osservano e, si sa, hanno la curiosità tipica di chi non sa un benemerito nulla e vuole imparare. Compreso il sangue su una specie di pannolino. E allora, zac!, la fatidica domanda: “mamma ma è sangue? Mamma perché hai il sangue? Mammaaaaaaa!”
Calma. Anche in questo caso ci sono dei metodi. Se il mio bimbo di 5 anni quel sangue se l’è dimenticato in un istante, per un bimbetta, soprattutto, dai 7/8 anni in su, potrà essere fondamentale un giusto approccio. Come fare allora?
1. Innanzitutto dimenticate chiusura e blocchi psicologici, non siamo più negli anni ’40. Oggi le mestruazioni non sono più un tabù e le femminucce devono viverle in tutta naturalezza. Un processo che parte da noi mammine, che dovremmo avere un’apertura mentale tale da prendere tutto con disinvoltura. Niente sotterfugi o segreti tra mamma e figlia! Il corpo femminile è una macchina meravigliosa che la bimba deve conoscere, pena una sua troppo approssimativa conoscenza in futuro.
2. Dalla conoscenza del corpo di un’adulta all’età giusta. La prima mestruazione si può presentare tra i 9 e i 15 anni, per cui le reazioni saranno differenti a seconda dell’età e l’argomento dovrà essere trattato in maniera diversa. Se avete dubbi o difficoltà, magari il pediatra potrà dirvi, in base a certe caratteristiche fisiche della pupa, se vostra figlia è prossima al menarca oppure no. Da qui, potete mettere su una sorta di preparazione a riguardo.
3. Gradualità e intimità. Spesso l’argomento delle mestruazioni non esula da quello del modo in cui vengono concepiti i bambini. Da qui a spiegare cosa succede ogni mese al corpo femminile è un passo. Lo so, lo so, mica semplice, ma con serenità e senza fretta e magari con l’aiuto di qualche libro illustrato è un lavoro meno duro.
4. Dolori, mal di testa, sbalzi di umore. Magari potreste spiegare quali saranno le reali conseguenze fisiche che, ahimè, dovrà affrontare ogni mese e condividere questi momenti, spiegando che anche voi vi trovate spesso alle prese con questa situazione.
5. Precedete le coetanee! Spesso il confronto, immancabile, con le altre ragazzine genera solo tanta confusione e insicurezza. Fate in modo di infondere in vostra figlia, invece, consapevolezza di quello che sono realmente le mestruazioni in modo da vivere l’evento in modo sì importante ma non sconvolgente, sottolineandone la normalità.
E quanto ai maschietti? Non teniamoli fuori, suvvia! Sarebbe carino che anche loro sappiano cosa succede a una donna, prima che lo facciano gli amichetti in maniera inadeguata. Anche questo sarebbe un modo per traghettarli nel giusto modo verso il mondo della sessualità e dell’età adulta e, perché no, verso il sacrosanto rispetto delle donne e dell’universo femminile.
Germana Carillo
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