In Spagna esiste una scuola pubblica che propone un progetto educativo, non da tutti condivisibile, ma di certo originale. Ha eliminato i campi da gioco tradizionali e non dà la possibilità ai suoi studenti di utilizzare la palla nel tempo libero. Questo non vuol dire però che non si faccia attività fisica, i ragazzi sono liberi di costruire e fare ciò che preferiscono utilizzando terra, fango e legno. Si propone inoltre il gioco cooperativo.
In Spagna esiste una scuola pubblica che propone un progetto educativo, non da tutti condivisibile, ma di certo originale. Ha eliminato i campi da gioco tradizionali e non dà la possibilità ai suoi studenti di utilizzare la palla nel tempo libero. Questo non vuol dire però che non si faccia attività fisica: i ragazzi sono liberi di costruire e fare ciò che preferiscono utilizzando terra, fango e legno. Si propone inoltre il gioco cooperativo.
Parliamo della scuola El Martinet, istituto pubblico di Ripollet (Barcellona), che di fatto porta avanti un innovativo progetto pedagogico che, tra le altre cose, prevede di eliminare palle e campi da gioco per i suoi 480 studenti. Di conseguenza non si può giocare a calcio, basket, pallavolo, ecc. in nessun momento della giornata.
Ma cosa c’è alla base di questa insolita scelta? Come ha spiegato Isabel Trias, direttrice della scuola a El Pais:
“non vediamo alcuna necessità di praticare sport tradizionali con la palla. La palla è associata a giochi competitivi che, inoltre, generano consumismo nei bambini. Sono come gli schermi, coprono altre realtà”.
Come ha anche aggiunto Montserrat Navarro, il primo direttore del centro:
“Sappiamo che tipo di atteggiamenti hanno generato sport come il calcio, i bambini giocano da un lato e invadono gran parte dello spazio mentre le ragazze sono dall’altro. La nostra argomentazione è chiara: ci sono già centri sportivi e aree pubbliche che i bambini possono utilizzare nel loro tempo libero”
La proposta di questa scuola è dunque differente e il modo in cui è vista “l’educazione fisica” decisamente originale.
Cosa fanno allora gli studenti nel tempo libero al di fuori delle aule in cortile? Gli spazi esterni sono coperti di terra e alberi e vengono utilizzati, al pari degli interni, come aree di apprendimento.
In questi spazi “sporchi” c’è chi costruisce un canale d’acqua con pezzi di legno e carrucole mentre nel giardino c’è chi coltiva e chi osserva le foglie con una lente di ingrandimento. Il tutto fa parte di un’educazione a 360° che prevede che gli studenti non abbiano materie. A differenza delle scuole tradizionali, gli studenti di El Martinet non trascorrono sei ore seduti alla scrivania perché si muovono costantemente dagli spazi interni a quelli esterni.
All’interno, le aule non hanno lavagne, perché il metodo prevede che i bambini lavorino al loro ritmo e non siano costretti a fare le stesse attività tutti allo stesso tempo (ad eccezione del momento di mangiare). Non ci sono ovviamente neppure esami.
Gli insegnanti propongono giochi di cooperativi in cui l’obiettivo non è vincere, si praticano poi sport all’aria aperta, si fanno escursioni in bicicletta e passeggiate in montagna.
In ognuna delle porte d’ingresso dell’edificio sono presenti strutture in legno dove vengono appesi stivali colorati di diverse dimensioni. Perché anche nei giorni di pioggia si esce fuori!
In questo tipo di scuola, il miglioramento fisico non è più l’obiettivo, non si tratta di imparare ad usare bene la palla o a diventare campioni ma di cooperare e rispettare le regole senza cercare di prevalere sugli altri.
È un cambiamento molto radicale che richiede anni per diventare parte integrante della scuola. Che ne pensate?
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Francesca Biagioli