Lavoro in condizioni disumane e minorile, caporalato, tratta di esseri umani, ma anche matrimoni forzati e abuso di potere. La schiavitù esiste ancora eccome, fa parte del tessuto sociale dei più svariati angoli del mondo, sotto varie forme è ancora troppo presente tra la popolazione mondiale. Oggi, 2 dicembre, si celebra la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù e quello che emerge è che c’è ancora tanto da fare, anche da parte di società che dovrebbero aver salutato ormai da un pezzo lo sfruttamento.
Di fatto non è così e ne è dimostrazione l’ultimo pronunciamento della Corte Suprema americana riguardo alla questione di alcune multinazionali del cioccolato statunitensi ritenute responsabili o meno della schiavitù dei bambini nelle fattorie africane da cui acquistano la maggior parte del cacao. In buona sostanza, proprio ieri la Corte Suprema ha valutato la conclusione di azioni legali contro Nestlé e Cargill per il lavoro minorile.
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Le due società chiedono ai nove giudici di revocare una sentenza del tribunale di grado inferiore che consentiva di procedere alla causa intentata nel 2005 per conto di ex bambini schiavi del Mali che lavoravano nelle fattorie.
Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù
Il 2 dicembre ricorre la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù, per ricordare il giorno del 1949 in cui l’Assemblea generale della Convenzione delle Nazioni Unite approvò misure per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui.
Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), sono più di 40 milioni le persone nel mondo vittime della schiavitù moderna. Sebbene la schiavitù moderna non sia definita dalla legge, è usata come termine generico che copre pratiche come:
- il lavoro forzato
- la schiavitù per debiti
- il matrimonio forzato
- la tratta di esseri umani
- lo sfruttamento sessuale
- le peggiori forme di lavoro minorile
- il reclutamento forzato di bambini da utilizzare nei conflitti armati
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Essenzialmente, si riferisce a situazioni di sfruttamento che una persona non può rifiutare o abbandonare a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere.
Inoltre, più di 150 milioni di bambini sono soggetti al lavoro minorile, pari a quasi un bambino su dieci in tutto il mondo. L’ILO ha adottato un nuovo protocollo legalmente vincolante progettato per rafforzare gli sforzi globali per eliminare il lavoro forzato, entrato in vigore nel novembre 2016.
La Corte Suprema USA contro Nestlé e Cargill
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha ricevuto martedì 1° dicembre la richiesta delle società Nestlé e Cargill di archiviare le cause contro di loro per aver sfruttato lavoro minorile nelle piantagioni di cacao in Costa d’Avorio.
Le due multinazionali chiedono di fatto ai nove giudici di revocare una sentenza del tribunale di grado inferiore che consentiva di procedere alla causa intentata nel 2005 per conto di ex bambini schiavi del Mali che lavoravano nelle fattorie.
Cosa è accaduto
Sei maliani affermano di essere stati reclutati da bambini e ridotti in schiavitù nelle piantagioni in Costa d’Avorio, dove la filiale americana del gruppo svizzero Nestlé e il gigante americano del commercio e della lavorazione di materie prime agricole Cargill acquistano il cacao.
Nel 2005, hanno intentato una causa negli Stati Uniti contro Nestlé USA e Cargill, sostenendo che le due società sapevano cosa stava succedendo in queste piantagioni.
Dopo 15 anni, insomma, gli imputati “sapevano specificamente che il lavoro minorile forzato veniva utilizzato nelle fattorie o nelle cooperative agricole con le quali facevano affari?“, si chiede il giudice Samuel Alito.
Dopo diversi colpi di scena, i tribunali federali hanno convalidato la procedura avviata ai sensi di una legge del 1789, la Alien Tort Statute, che consente ai cittadini non statunitensi il ricorso ai tribunali civili degli Stati Uniti in caso di violazione del diritto internazionale.
Questa legge è nata una cinquantina di anni fa grazie all’incoraggiamento dei difensori dei diritti umani, ma la Corte Suprema ha più volte limitato la sua portata e nel 2018 ha vietato azioni legali contro società straniere.
Nestlé e Cargill ora chiedono loro di escludere anche società americane e atti di “complicità”.
Eppure, accusano, “i due gruppi hanno mantenuto il lavoro minorile forzato nella loro catena di fornitura per mantenere un vantaggio competitivo nel mercato degli Stati Uniti”.
Staremo a vedere: i nove giudici della Corte suprema dovrebbero prendere la loro decisione entro la fine di giugno 2021.
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