È partita la campagna #salvalamensa per chiedere al Governo di ripensare all'idea delle monoporzioni di cibo nelle mense scolastiche
#salvalamensa è la campagna nata per chiedere al Governo di tornare sui suoi passi in merito all’idea delle monoporzioni in plastica da distribuire nelle mense scolastiche.
Manca circa un mese e poi, finalmente, la scuola ripartirà con le dovute precauzioni visto che il coronavirus ancora circola nel nostro paese. Tra le varie decisioni prese dal Governo per la riapertura vi è anche quella di consigliare l’utilizzo di monoporzioni di cibo sigillate in plastica da offrire come pasto nelle mense scolastiche.
Un’idea che non piace a tanti genitori, ma neppure ad associazioni e medici per diversi motivi. In primis per la qualità del cibo che, inevitabilmente, calerebbe. Come si legge change.org dove è stata lanciata una petizione per fermare l’utilizzo delle monoporzioni nelle scuole, si tratterebbe di:
“pasti in monoporzioni di plastica sigillate e menù semplificati stile fast food. Tradotto: cibo preparato a livello industriale in cucine centralizzate, tenuto al caldo a scuocere per ore (da 4 a 8) e infine veicolato a tutte le scuole, anche a quelle già dotate di cucina interna che non verrebbero più utilizzate. La qualità del pasto peggiorerebbe perché la ‘semplificazione dei menu’, come dice il Piano Scuola, si tradurrà in pasta in bianco o al pomodoro, bastoncini, prosciutto e pizza”.
Un fatto molto serio, soprattutto per quei bambini (circa 1 milione!) che vivono in povertà assoluta e per i quali il pasto scolastico è l’unica occasione di nutrirsi correttamente nel corso della giornata.
E non si tratta solo di questo, pensate allo spreco di plastica che si prospetta. Il calcolo è di oltre 11kg di rifiuti per ogni bambino all’anno, in pieno contrasto con l’obiettivo fissato anche dal nostro paese di eliminare la plastica usa e getta nel giro di pochi anni.
Si rischia inoltre anche un grande spreco di cibo che, cucinato molte ore prima, probabilmente scotto e meno gustoso, non sarà molto gradito da bambini e ragazzi e potrebbe finire (anche più di prima) nella spazzatura.
Si prevede infine una perdita di posti di lavoro (prevalentemente femminili) dato che le addette al servizio pasto nelle scuole, ma anche nelle aziende, non sarebbero più necessarie.
Lunchbox e monoporzioni a scuola, il “costo” nascosto dei pasti preconfezionati di cui nessuno parla
Insomma, dietro a questa scelta vi sono una serie di fattori non indifferenti da considerare.
La campagna #salvalamensa, nata dalla collaborazione tra l’osservatorio delle mense scolastiche Foodinsider, Food Watcher e MenoPerPiù con il sostegno di Slow Food, AIAB, GENIMA genitori in rete e altre associazioni, chiede al Governo di ripensare a questa possibilità trovando nuove strategie che garantiscano la sicurezza agli studenti ma anche la qualità del cibo e un minore impatto ambientale dei pasti.
Ad intervenire a favore di questa iniziativa vi è anche il noto epidemiologo Franco Berrino che in un’intervista ha dichiarato che non vi è alcuna ragione scientifica che giustifichi le monoporzioni, basterebbe un’attenzione igienica maggiore nel servire il cibo.
“è pericoloso perché abituiamo i nostri bambini a mangiare del cibo confezionato e il cibo confezionato fa male alla salute. Stiamo lontani dalle monoporzioni, dai lunch box”
Il ricorso alle monoporzioni, tra l’altro, andrebbe in deroga ai nuovi CAM (Criteri Ambientali Minimi), da poco diventati legge che prevedono, tra le altre cose:
- Maggiore utilizzo di cibi biologici (dal 40 al 50%)
- Maggiore utilizzo di alimenti a filiera corta/km zero
- Netta riduzione di sprechi e scarti e dell’utilizzo di prodotti usa e getta
Non resta quindi che firmare questa petizione, potete farlo qui.
Fonti: FoodInsider / Change.org / Youtube
Leggi anche: Banchi in legno per dare lavoro ai falegnami italiani. L’idea di Renzo Piano per la riapertura delle scuole