Un nuovo disegno di legge offre speranza per i bambini e i ragazzi plusdotati e le loro famiglie, lanciando anche una sfida all'intero sistema educativo per abbracciare un approccio più personalizzato dell'apprendimento per i gifted
In un’epoca in cui la scuola dovrebbe essere davvero inclusiva per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali, il Disegno di Legge n. 1041, presentato dall’Onorevole Roberto Marti, Presidente della VII Commissione Cultura del Senato, si propone come una pietra miliare per il riconoscimento e il supporto dei bambini plusdotati nel sistema scolastico italiano.
Il testo mira a colmare un vuoto legislativo che da troppo tempo lascia nell’ombra una percentuale significativa di studenti con alto potenziale cognitivo, che rappresentano circa l’8% della popolazione studentesca (superiore all’incidenza di altri Bisogni educativi speciali, come, a titolo di esempio, l’ADHD, che ha un’incidenza del 5% sulla popolazione scolastica).
Nel discorso introduttivo al DDL, si sottolinea che questi studenti, nonostante le eccezionali capacità intellettive, spesso si trovano a fronteggiare significativi ostacoli nel loro percorso scolastico. La loro intensità emotiva, se non adeguatamente guidata e compresa, può sfociare in una serie di problematiche psicologiche e comportamentali, da forme di anoressia a dipendenze tecnologiche, fino a casi estremi di tentato suicidio e depressione.
La mancanza di un adeguato riconoscimento e supporto può portare questi giovani talenti a nascondere le proprie capacità per conformarsi ai coetanei o, in altri casi, a manifestare la propria frustrazione attraverso comportamenti iperattivi o distruttivi.
Il DDL n. 1041 propone un approccio olistico al problema, prevedendo interventi strutturati che vanno dall’identificazione precoce degli studenti plusdotati alla formazione specifica per i docenti, passando per la selezione e l’attivazione di progetti dedicati nelle scuole di ogni ordine e grado.
La sperimentazione triennale delineata nel testo si basa sulla creazione di un ambiente scolastico che non solo riconosca le esigenze speciali di questi studenti ma che attivamente lavori per favorirne l’inclusione e lo sviluppo del loro potenziale.
Non è il primo tentativo di normare le necessità dei plusdotati. In essere c’è anche un’altra proposta di Legge, la proposta s180, “Disposizioni per il riconoscimento degli alunni ad alto potenziale cognitivo, l’adozione di piani didattici personalizzati e la formazione del personale scolastico”, depositata presso la Camera dei Deputati dell’On. Pierantonio Zanettin, alla cui stesura ha collaborato l’avv. Ermelinda Maulucci. Ferma al Senato da 4 anni, nel 2022 furono raccolte quasi 16mila firme per sollecitarne la discussione.
Attenzione però! Non chiamiamoli geni. Potrebbe sembrare un complimento o un riconoscimento delle loro capacità eccezionali, ma in realtà, questa etichetta porta con sé una serie di implicazioni negative e pressioni che possono influenzare negativamente il loro benessere emotivo e sociale.
Emilia Amodio, presidente dell’associazione Arborescenza, ci spiega come questo potrebbe creare aspettative irrealistiche sia da parte degli adulti (genitori, insegnanti) sia da parte dei coetanei.
“Questa pressione per mantenere costantemente alti standard di prestazione può portare a stress, ansia e, situazioni emotive che potrebbero sfociare in altri tipi di problematiche. I bambini plusdotati già spesso si sentono diversi dai loro coetanei.
Chiamarli “geni” può accentuare questa percezione di diversità. Quando l’identità di un bambino viene fortemente associata alla sua intelligenza o capacità accademica, può svilupparsi una visione di sé unidimensionale.
Ciò può limitare la loro capacità di esplorare e sviluppare altri interessi, talenti e aspetti della loro personalità. Infine, la paura di non essere all’altezza delle aspettative può portare i bambini plusdotati a evitare sfide o nuove esperienze per paura del fallimento, ostacolando il loro sviluppo e apprendimento, poiché evitano di mettersi alla prova in situazioni che percepiscono come rischiose”.
Invece di concentrarsi esclusivamente sulle capacità intellettive, è importante riconoscere e valorizzare i bambini plusdotati come individui a tutto tondo, con un’ampia gamma di interessi, sentimenti e bisogni, promuovendo un approccio più olistico all’educazione e allo sviluppo può aiutare questi bambini a realizzare pienamente il loro potenziale in modo sano e bilanciato.
“Per questo, il DDL rappresenta un enorme passo avanti per i bambini gifted in Italia. Fino ad oggi, le famiglie e i docenti di questi studenti hanno dovuto navigare un sistema che offre poco sostegno e riconoscimento, basandosi unicamente su una circolare ministeriale (n.d.r. nota 562 del 3 aprile 2019).
L’introduzione di politiche specifiche per l’educazione dei plusdotati non solo migliorerà la vita di questi bambini e delle loro famiglie, ma arricchirà l’intero sistema educativo, promuovendo un approccio più personalizzato e inclusivo all’apprendimento”, conclude Amodio, che da anni si occupa di supportare centinaia di famiglie di bambini e ragazzi gifted.
Il nuovo disegno di legge si pone, quindi, come un fondamentale strumento legislativo per garantire che ogni studente, a prescindere dalle proprie capacità cognitive, possa trovare nella scuola un luogo di crescita, apprendimento e realizzazione personale.
Resta ora da vedere come il dibattito in Senato si svilupperà (il 13 Marzo è prevista la discussione in commissione congiunta sia del DDL 180 che del DDL 1041) e quali saranno i passi successivi per l’effettiva implementazione delle misure proposte.
Nel frattempo, nei gruppi sui social, l’ottimismo finalmente ha iniziato a circolare tra le famiglie di bambini e ragazzi gifted, che da anni conducono le loro battaglie nelle scuole e nella società per questo cambiamento, oramai sempre più necessario.
Per consultare il DDL clicca qui
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