Perché tuo figlio ti sveglia in continuazione? La spiegazione della scienza ti farà mettere l’anima in pace

C'è un motivo per cui nostro figlio interrompe il nostro momento di riposo sul divano: si chiama legame di attaccamento e fa parte della sua naturale crescita

Ci siamo appena messi comodi sul divano per schiacciare un pisolino, o anche solo per riposare qualche minuto dopo una giornata passata di corsa ma, non appena chiudiamo gli occhi, i nostri figli corrono a interrompere il nostro momento di riposo.

Eppure ci eravamo assicurati che fossero impegnati nelle loro attività di gioco e di creatività. Perché, non appena ci assentiamo, i nostri bambini piccoli corrono subito a cercarci? È come se Madre Natura li avesse programmati per trovarti (e attirare la tua attenzione) quando chiudi gli occhi o quando “sei lontano”.

La risposta a questo comportamento è nella psicologia e si chiama teoria dell’attaccamento, secondo la definizione di John Bowlby.

La teoria dell’attaccamento

Il legame di attaccamento si manifesta quando una persona cerca vicinanza o mantiene una stretta relazione con un’altra persona, considerata in grado di affrontare la vita in modo adeguato, e riflette la classica relazione che un bambino piccolo instaura con la mamma.

Contrariamente alla teoria di Freud, che sosteneva che lo sviluppo del bambino avvenisse attraverso fasi come quella orale e anale, Bowlby affermava che il legame madre-bambino si basa non solo sul nutrimento, ma anche sul riconoscimento delle emozioni.

Ha evidenziato che l’attaccamento gioca un ruolo fondamentale nelle relazioni umane dall’inizio alla fine della vita, sottolineando l’importanza di un attaccamento sicuro con la figura materna o una figura sostitutiva.

La teoria dell’attaccamento nasce sulla scorta delle ricerche etologiche di Lorenz e Tinbergen sullo sviluppo degli animali.

Lorenz, in particolare, aveva osservato il comportamento degli anatroccoli e dimostrato come questi si legassero a qualsiasi oggetto disponibile in assenza della madre – anche un peluche o un essere umano.

Allo stesso modo, come spiegato da Bowlby, l’attaccamento alla mamma è un processo naturale nello sviluppo del bambino: se rispondiamo ai suoi bisogni e alle sue necessità, il piccolo saprà di poter contare su di noi come punto di riferimento per qualsiasi sua esigenza.

La psicologa infantile Esther Cohen su questo punto ha una prospettiva interessante che potrebbe farvi riflettere sulla vostra interazione con i vostri piccoli. Secondo la sua teoria, è piuttosto comune che neonati e bambini piccoli cerchino di aprire gli occhi dei loro genitori addormentati. Ma perché lo fanno? Cohen suggerisce che questo comportamento ha una motivazione profonda.

Secondo Cohen, quando sei presente ma con gli occhi chiusi, potresti sembrare inattivo e poco reattivo al tuo bambino. Questo, a un certo livello, può causare un senso di “disagio emotivo” nel tuo piccolo. Immagina come ti sentiresti se qualcuno a cui tieni molto sembrasse presente fisicamente ma emotivamente distante.

La soluzione che Cohen propone è sorprendentemente semplice: svegliarsi. Sembra un consiglio banale, ma ha una spiegazione interessante. La psicologa crede che ristabilire il contatto visivo tra te e il tuo bambino può colmare il divario tra la tua presenza fisica e quella emotiva. Questo fa sembrare la situazione di nuovo normale ai tuoi figli.

Quando i tuoi occhi si aprono, i tuoi bambini si sentono rassicurati. Sanno che sei vigile e disponibile a interagire con loro, a proteggerli e a soddisfare le loro esigenze. Quindi, la prossima volta che il tuo piccolo cercherà di farti aprire gli occhi durante la notte, potresti considerarlo come un modo naturale per loro di cercare il tuo amore e la tua attenzione.

In pratica, quando ci allontaniamo o ci addormentiamo, creiamo per lui una situazione di disagio: vedendoci con gli occhi chiusi e non reattivi, il bambino cercherà in tutti i modi di svegliarci per capire se può ancora contare su di noi. Solo ristabilendo un contatto visivo e vigile con il genitore, unendo presenza fisica e presenza emotiva, il bambino potrà tornare alla calma. Non è sufficiente per il piccolo vedere il nostro corpo addormentato sul letto o sul divano – c’è bisogno che noi siamo vigili e in grado di interagire con lui.

I bambini sono programmati per cercare continuamente la nostra attenzione

Alla nascita, il cervello di un neonato costituisce solamente circa il 25% del suo volume rispetto a quello di un adulto. Questo fatto rende i bambini estremamente vulnerabili, dipendendo per anni da cure amorevoli per sopravvivere e svilupparsi. Questa lunga fase di impotenza ha guidato l’evoluzione di alcuni comportamenti cruciali, come i tubuli dei bambini, i sorrisi e i pianti, che aumentano significativamente le loro probabilità di sopravvivenza all’interno del contesto familiare.

Con il passare del tempo, quando i bambini crescono, sviluppano un senso sempre più definito di chi sono e di cosa sono in grado di fare in relazione alle persone e alle cose che li circondano. Inoltre, acquisiscono la consapevolezza di essere individui separati dai loro genitori. I bambini più piccoli sviluppano anche una capacità chiamata “permanenza dell’oggetto”, che significa che riescono a comprendere chi o cosa è presente o assente nella loro vita. Questo consente loro di cercare oggetti e persone, un comportamento che molti genitori possono confermare quando i loro piccoli li svegliano con gioia dopo averli trovati.

Quindi, la prossima volta che saremo interrotti nel bel mezzo di un pisolino ristoratore, cerchiamo di non arrabbiarci con il nostro “disturbatore”: il suo è un istinto naturale che andrà scemando con la crescita.

Quindi cosa fare se nostro figlio ci sveglia sempre?

Assolutamente niente, aspettare che cresca è la risposta.  Più il bambino si farà grande, più diventerà autonomo e in grado di cavarsela da solo, e meno sarà dipendente dalla nostra presenza vigile, riuscendo a restare concentrato sui suoi giochi e sulle sue attività anche senza che noi stiamo sempre accanto a lui.

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Fonte: Developmental Psychology

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