Obesità infantile: ecco You, il robot che aiuta i bambini in sovrappeso

Obesità infantile: arriva You, il robot che consente ai bambini di riconoscere il senso di sazietà e che offre loro degli utili consigli

Obesità infantile: come si comporterebbero i bambini se accanto a loro avessero un robot giocattolo che li aiuti nell’alimentazione?

Ci hanno pensato a lungo alcuni studenti della Seconda Università di Napoli (Sun) che, con l’aiuto di due docenti di psicologia e uno di design, hanno messo a punto proprio un piccolo robot giocattolo di nome “You” per aiutare i bambini a riconoscere il senso di sazietà e a correggere quelle abitudini alimentari considerate “sbagliate”.

Considerato un “compagno” al quale il bambino in sovrappeso si relaziona ogni giorno e ispirato ai legami familiari nei casi di obesità infantile, You persegue la missione di assisterlo nel riconoscere i propri stimoli attraverso il meccanismo dell’identificazione. Attraverso una App, il bambino nutre il robot selezionando le quantità e il tipo di alimenti che egli stesso ha assunto. In questo modo, “You” reagisce alle informazioni ricevute attraverso segnali luminosi, espressioni del viso o frasi relative alle proprie sensazioni, come “ho mangiato tanto”, “mi sento gonfio”, “basta stare fermo, ho voglia di muovermi!”.

Non solo, ma il robottino si basa anche su un sistema che premia gli sforzi del bambino e lo gratifica nel momento in cui compie una scelta corretta, facendolo sentire appagato proprio grazie alla presenza dei led e di espressioni facciali simulate.

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Al gioco è associato un bracciale che il bambino indosserà per registrare i principali parametri metabolici e l’attività fisica svolta. Inoltre, il bracciale rileva la vicinanza con altri bambini, stimolando occasioni di gioco collettivo grazie a premi accumulati attraverso una sana alimentazione e una corretta attività fisica.

Il piccolo robot, che per ora è un prototipo, è stato progettato dai docenti di Psicologia Paolo Cotrufo e Stefania Cella e di Design Rosanna Veneziano, con la collaborazione degli studenti del corso di Social Design del corso di laurea Design per l’innovazione, Antonio Basilicata, Daniele Caccavale e Clarita Caliendo.

Germana Carillo

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