Anziani della casa di riposo all’asilo insieme ai bimbi del nido: l’esperimento vincente (e commovente) di Piacenza

Il progetto ABI, Anziani e Bambini Insieme permette a due generazioni di confrontarsi e vivere insieme momenti preziosi: è attivo a Piacenza e consente di unire anziani di una casa di riposo e di un centro anziani con bambini di un asilo nido

I nonni sono la risorsa più preziosa che abbiamo e lo sanno bene gli organizzatori del progetto ABI, Anziani e Bambini Insieme. Un’idea innovativa, dolce e commuovente che si sta rivelando vincente: far condividere ai nonni e ai bambini gli stessi spazi.

Le persone più anziane provengono dalla casa di riposo del Facsal Immacolata di Lourdes (che ospita 54 anziani autosufficienti) e da un centro diurno con 25 persone non autosufficienti, mentre i bambini (per un totale di 42) da un nido d’infanzia 0-3 anni.

Le tre realtà sono perfettamente interconnesse tra di loro: passano del tempo insieme, giocano, si divertono, disegnano e i piccoli ascoltano le affascinanti storie dei nonni, come li chiamano le educatrici. Gli anziani, dal canto loro, emanano felicità da tutti i pori nel vedere i bambini che girano loro intorno e danno loro la manina.

Le difficoltà con il Covid

I piccoli ben presto hanno imparato ad adattarsi ai ritmi dei “nonni”. Se prima correvano a tutta velocità, adesso rallentano entrando nel centro diurno. Si fanno abbracciare e camminano con il passo dei più anziani. E ovviamente ciò che serve ai nonni ad aiutarli nella vita di tutti i giorni come bastone e deambulatore si trasforma in armi segrete potentissime.

Ovviamente non tutto è sempre stato così roseo. Veniamo da quasi tre anni di pandemia e qui a Piacenza il Covid non si è risparmiato, soprattutto nel primo periodo. Per questo la casa di riposo è stata sigillata, l’asilo nido chiuso e ovviamente il progetto ABI sospeso.

Alla riapertura del nido, gli anziani andavano comunque protetti dato che i bambini non sono vaccinati. Ciò significava incontri solamente all’aperto, mentre all’interno c’era una vetrata a dividerli e da lì si scambiavano sorrisi e mettevano le mani degli uni sulle mani degli altri, separati dal vetro.

Non solo. I responsabili avevano comprato degli amplificatori in maniera che potessero sentire le loro voci vicine, organizzavano giochi di luci e ombre e giravano video da far vedere ai più piccoli e agli anziani.

I benefici sono enormi da ambo le parti

Tutto è iniziato una quindicina di anni fa, intercettando i bisogni della città. Il Comune, infatti, cercava un posto centrale per un nido e uno spazio per un centro diurno. Si è così deciso di usare un’unica struttura ampia e luminosa e sita in una posizione dove spesso anziani e bambini si recano a passeggiare.

Si tratta dunque di tre realtà in una stessa sede che funzionano bene indipendentemente l’una dall’altra. All’inizio non è stato facile perché non c’erano modelli di riferimento. L’Università Cattolica ha organizzato una formazione comune tra le educatrici del nido e le Oss e così sono partite le attività, tenute perlopiù in piccoli gruppi.

I benefici sono evidenti per entrambe le parti: gli anziani non vedono l’ora che arrivino i bambini, sorridono, comunicano, riattivano la memoria e si sentono utili. I bambini più vivaci capiscono la necessità di rallentare e di placarsi.

Si sentono a casa e crescono senza pregiudizi, aperti all’inclusione anche di chi ha difficoltà motorie. Sanno che qualcuno dall’altra parte li sta aspettando e questo li gratifica. Un progetto dunque tanto semplice quanto complicato in grado di unire due generazioni in un rapporto simbiotico e bellissimo.

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Fonte: Cooperativa Unicoop

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