Un nuovo studio che ha preso in esame il sangue del cordone ombelicale di un piccolo campione di neonati a Barcellona, ha scoperto che questo è contaminato da ben 11 sostanze, in particolare filtri solari e parabeni presenti in creme e cosmetici
Nel 2022, in una serie di ampi studi, era stata rilevata la presenza di Pfas nel cordone ombelicale dei neonati. Ma, ad oggi, sembra che i “forever chemicals” non siano le sole sostanze sgradite presenti nel sangue che alimenta i neonati, a queste vanno aggiunti infatti altri composti chimici individuati in un nuovo studio.
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L‘Institute for Environmental Diagnosis and Water Studies (IDAEA-CSIC), analizzando campioni di plasma sanguigno del cordone ombelicale di 69 neonati di Barcellona, ha trovato un totale di ben 11 composti chimici provenienti da prodotti per la cura della persona, in particolare le creme solari.
Come si legge nello studio, pubblicato su Environment International:
Nel plasma sono stati rilevati sei UVF (filtri UV, n.d.r) e tre parabeni con frequenze comprese tra 1,4% e 17,4% e concentrazioni fino a 53,3 ng/mL (benzofenone-2). Altre tredici sostanze chimiche sono state provvisoriamente identificate nello screening dei sospetti e dieci sono state ulteriormente confermate con gli standard corrispondenti. Tra questi, abbiamo trovato il solvente organico N-metil-2-pirrolidone, l’agente chelante 8-idrossichinolina e l’antiossidante 2,2′-metilenebis.
Gli autori hanno dimostrato il trasferimento di questi composti tra la madre e il feto attraverso la barriera placentare e hanno avvertito che la presenza di tali sostanze, tra cui filtri solari ampiamente utilizzati e parabeni, sono possibili cause di effetti avversi nelle prime fasi dello sviluppo fetale e infantile.
La ricercatrice IDAEA-CSIC e autrice principale dello studio, Sílvia Díaz-Cruz, ha precisato che nel 17% dei campioni di cordone ombelicale analizzati è stato rilevato il benzofenone-3 (ossibenzone), il filtro UV più utilizzato al mondo per la protezione solare, attualmente vietato in alcuni Paesi.
Il team di ricerca ha spiegato che la principale via di esposizione a questi composti è attraverso il contatto con la pelle, sebbene possano anche entrare nel corpo umano tramite cibo, acqua contaminata e inalazione di aria.
Gli autori dello studio ci tengono però a precisare che:
Considerando la piccola coorte utilizzata in questo studio, i risultati riportati dovrebbero essere interpretati come riferimento preliminare per i livelli di trasferimento del cordone ombelicale di fondo delle sostanze chimiche PCP target. Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare le conseguenze a lungo termine dell’esposizione prenatale alle sostanze chimiche PCP.
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Fonte: Institute for Environmental Diagnosis and Water Studies
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