Le neomamme ai tempi del Covid sono sempre più sole e l'industria dei sostituti del latte materno ne sta approfittando
Indice
A Silvia, a poche ore dal parto, hanno consigliato una marca di sostituto del latte materno a voce. Ad Arianna l’hanno aggiunta a penna su un foglio informativo, come anche per Nyree. Le storie di queste neomamme non sono casi isolati, anzi. Indicano una prassi vietata, che viola il Codice di Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno. E che, ai tempi del Covid, sembra essersi ancora più intensificata. Ecco cosa sta accadendo alle donne che partoriscono in piena pandemia in alcuni ospedali italiani, secondo le testimonianze che abbiamo raccolto.
Insieme agli esperti del settore, vi spiegheremo perché consigliare marche di sostituti del latte materno non è legale. Ma anche quali sono i casi, invece, in cui la prescrizione di latte artificiale è necessaria. C’è davvero differenza tra i diversi tipi di sostituti? Come possono difendersi le mamme? Cosa deve fare chi ha ricevuto l’indicazione di una marca di latte in polvere alle dimissioni?
Ad allattare si impara…
Ad allattare al seno si impara, ma purtroppo fin troppo spesso alle neomamme non viene dato il giusto sostegno per farlo. Così, invece di aiutarle ad attaccare al seno i loro piccoli, ci si affida sin da subito al latte artificiale. In questo modo il percorso viene “deviato” già dalle prime ore di vita dei neonati nelle stanze degli ospedali.
Proprio qui, ancora troppo spesso si caldeggia più il latte artificiale che quello della mamma. Lo dimostrano le decine e decine di “informative” prestampate indicanti specifiche marche di latte artificiale che abbiamo raccolto, consegnate nelle mani delle neomamme al momento delle loro dimissioni.
Di fatto, è così che alcune strutture ospedaliere “aggirano” i codici e le norme che vietano di pubblicizzare i sostituiti del latte materno. Qualcuno aggiunge la marca a penna, altri la stampano nero su bianco su fogli aggiuntivi, altri ancora la suggeriscono a voce. Una pratica tutt’altro che nuova, anzi estremamente diffusa e consolidata, ma che durante la pandemia di Covid sembra essere nettamente aumentata.
E che spinge fortemente verso i formulati, rischiando di far fallire in partenza l’allattamento al seno per chi vorrebbe sceglierlo.
Partorire ai tempi del Covid: la solitudine delle mamme
“Ci sono due aspetti relativi all’emergenza Covid, uno riferibile alla situazione di pandemia in generale ed uno che riguarda le mamme Covid positive al momento del parto” ci spiega la Dott.ssa Gizzi, Direttore UOC Neonatologia Ospedale S. Pertini di Roma.
In linea generale, purtroppo l’emergenza Covid ha ridotto le possibilità di accesso ad ambulatori e consultori, situazione che determina per le neomamme la difficoltà oggettiva di monitorare l’andamento dell’allattamento al seno.
“Questo fa sì che, da un lato, le mamme siano meno sostenute nel mantenere tale pratica e, dall’altro, gli operatori sanitari, nel dubbio che il neonato non sia adeguatamente nutrito, possano propendere maggiormente verso i sostituti del latte materno” continua la Neonatologa.
Le linee guida internazionali suggeriscono che una mamma positiva per Covid al momento del parto non debba essere separata dal suo neonato se è in grado di prendersene cura e che l’allattamento al seno è sempre consigliato, purché si prevenga la trasmissione del virus tramite l’uso di mascherina ed adeguato lavaggio delle mani.
“Nonostante questo, in molti punti nascita la diade madre-bambino viene separata, con inevitabili conseguenze negative sull’avvio dell’allattamento al seno. Inoltre, la difficoltà di seguire le mamme in quarantena obbligatoria dopo la dimissione presso il proprio domicilio non aiuta nel sostenere tale pratica. Reputo quindi il rischio di un possibile aumento di prescrizioni di sostituti del latte materno un problema reale”.
Un andamento confermato anche dalla Dott.ssa Silvana Brucchi, ostetrica del consultorio familiare Asl Roma 2, che nel 2014 ha ottenuto il prestigioso riconoscimento comunità amica dei bambini UNICEF quando era Asl RM B:
“C’è ancora troppa confusione sul fatto che una donna positiva al coronavirus possa allattare, in alcuni casi abbiamo assistito a una separazione tra mamma positivo e neonato, che provoca un aumento del rischio che quest’ultimo venga trattato con formulati”.
Unicef: “il marketing dei sostituti del latte materno è sempre più aggressivo”
L’Unicef stesso ha rivelato come proprio la crisi della COVID-19 stia intensificando in tutto il mondo la minaccia della commercializzazione inappropriata dei sostituti del latte materno, minando gli sforzi per migliorare i tassi di allattamento.
“I servizi sanitari volti a sostenere le madri nell’allattamento, compresa la consulenza e il supporto qualificato per l’allattamento, sono stati messi a dura prova a causa della crisi legata al COVID-19. Le misure di prevenzione dei contagi, come il distanziamento sociale, rendono difficile il proseguimento dei servizi di consulenza comunitaria e di sostegno fra madri, lasciando spazio all’industria dei sostituti del latte materno per trarre profitto dalla crisi e diminuendo la fiducia nell’allattamento”, spiega il recente rapporto dell’OMS, dell’UNICEF e dell’International Baby Food Action Network (IBFAN).
Con il progredire della pandemia di COVID-19, gli operatori sanitari sono stati destinati verso la risposta al virus e i sistemi sanitari si sono sovraccaricati.
“In questo momento, l’allattamento può proteggere la vita di milioni di bambini, ma le neomamme non possono farlo senza il sostegno di operatori sanitari – dichiara il Dott. Victor Aguayo, Responsabile dell’UNICEF per la nutrizione-. Per allattare i loro figli, fin dalla nascita, ovunque, dobbiamo, più che mai, intensificare gli sforzi per garantire che ogni madre e ogni famiglia ricevano i consigli e il sostegno di cui hanno bisogno da un operatore sanitario qualificato”.
“Nel frattempo, l’industria degli alimenti per l’infanzia sta sfruttando i timori di contagio, promuovendo e distribuendo la formula gratuitamente e consigli fuorvianti – sostenendo che le donazioni sono umanitarie e che sono partner affidabili”, aggiungeva poi Patti Rundall, del Global Council dell’IBFAN.
Le testimonianze delle mamme
E così, anche in Italia fioccano i “consigli”, più o meno velati, che suggeriscono alle neomamme di ricorrere ai sostituti del latte materno, anche quando non sarebbe necessario. E troppo spesso questi contemplano anche una specifica marca indicata.
“Mi hanno detto di dare l’aggiunta a mio figlio. La marca del latte me l’hanno detta a voce, ma non hanno scritto niente”, ci racconta Silvia.
In altri casi, quello che viene consegnato, in mezzo al cartellino di dimissioni, è una “informativa sulle modalità di prescrizione del latte in caso di allattamento artificiale o misto”, su cui viene aggiunto a mano il nome della marca consigliata, come è accaduto ad Arianna e a decine di mamme come lei:
“A me alle dimissioni hanno dato un foglio in cui consigliavano una specifica marca, l’infermiera mi ha portato mio figlio appena nato con un mini biberon di latte artificiale già accanto, prima ancora che io potessi attaccarlo”, ci spiega.
Talvolta accade anche che la marca del latte venga segnata alla fine di un foglio che riporta il nome di “lista degli integratori consigliati alle mamme in allattamento”, in cui si legge: “se necessario si consiglia il seguente latte artificiale”. E appare il nome della marca stampato.
Poi c’è Nyree, che essendo al suo secondo parto, era già molto decisa a non voler somministrare il latte artificiale al suo bimbo per allattarlo al seno. Eppure gli è stato ugualmente somministrato senza il consenso della sua mamma e prima ancora che lei potesse attaccarlo. E anche nel suo caso è spuntato il famoso foglio con sopra scritta a penna una marca di sostituto del latte materno.
Non sono casi isolati. Questi racconti si ripetono e seguono un copione già scritto, sempre uguale per troppe neomamme…
Consigliare marche di sostituti del latte materno è legale?
Come spiega Ibfan Italia (sostenitrice dell’International Baby Food Action Network nel nostro Paese), il Ministero della Salute, in un documento emanato il 15 settembre 2015, mette in luce una serie di reati connessi alla violazione della legge che regola le modalità di commercializzazione dei sostituti del latte materno. Il decreto ministeriale nr. 82 del 9 aprile 2009 (attuativo della direttiva 2006/141/CE) definisce le regole da osservare quando si parla di alimentazione dei lattanti. L’articolo 14 di questo decreto recita: “Le lettere di dimissione per i neonati non devono prevedere uno spazio predefinito per le prescrizioni dei sostituti del latte materno”.
Un divieto che, in pratica, viene raggirato. Perché la marca non è indicata espressamente sulle lettere di dimissioni, come vietato dal suddetto decreto, ma in fogli aggiuntivi. In partica, con questo piccolo stratagemma, nessuno può dimostrare che quella marca aggiunta a penna sia stata scritta proprio dagli operatori dell’ospedale. E questi ultimi non sono sanzionabili, anche se hanno violato il Codice di Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, il documento elaborato dall’OMS e dall’UNICEF allo scopo di tutelare l’allattamento al seno, che proibisce ogni tipo di pubblicità e promozione al pubblico.
Anche secondo la Direttiva Europea 2006/141/CE, valida anche in Italia, “la pubblicità degli alimenti per lattanti è vietata in qualunque modo, in qualunque forma e attraverso qualsiasi canale”.
I casi in cui la prescrizione di latte artificiale, invece, è necessaria
Attenzione, però. Tutto questo non significa, ovviamente, che non sia mai necessario prescrivere sostituti del latte materno.
“In linea generale, immediatamente dopo la nascita deve essere incoraggiato ed avviato l’allattamento al seno e questa pratica deve essere sostenuta durante quella parte di puerperio che decorre presso il punto nascita. Per tali motivi non è necessario, ed è anzi controproducente, prescrivere marche di sostituti di latte materno al momento delle dimissioni dall’ospedale.
Tuttavia, una integrazione transitoria con sostituti del latte materno può essere necessaria in caso di neonati di basso peso alla nascita o prematuri, fino a che la produzione di latte materno diventi sufficiente. Inoltre esistono rare condizioni materne (ad es. alcune malattie infettive come l’HIV o l’assunzione da parte della mamma di particolari farmaci, alcool o droghe) e neonatali (ad es. alcune malattie metaboliche quali galattosemia, fenilchetonuria e malattia delle urine a sciroppo d’acero) che richiedono la prescrizione di sostituti di latte materno o di latti speciali per tutelare la salute del neonato”, argomenta la dottoressa Gizzi.
C’è davvero differenza tra le diverse marche di latte artificiale?
“I diversi sostituti di latte materno hanno composizioni che differiscono leggermente per le formule di tipo 1, mentre le differenze sono sostanziali tra i latti speciali (ad es. formule senza lattosio, formule con proteine idrolisate etc.)”, ci spiega la Gizzi. Insomma, in liena di massima le marche sono tutte simili tra loro e non c’è un reale motivo di indicarne una specifica, a meno che ci siano problematiche di salute particolari.
Cosa sarebbe più corretto fare, è facile da capire. Invece di consegnare fogli che spiegano come si usa il latte in formula e quali marche preferire, gli operatori già dentro gli ospedali dovrebbero aiutare e sostenere le mamme ad avviare in maniera corretta l’allattamento esclusivo al seno almeno per i primi 6 mesi di vita del bambino, come indicato dall’OMS, considerato che il latte materno è il miglior alimento (sempre che la mamma lo desideri).
Anche perché i danni che derivano da quello che sembra essere un consiglio sistematico, non comprendono solo il probabile fallimento dell’allattamento:
“Questo non comporta solo la predisposizione ad aumentare l’inserimento delle formule, ma anche in generale una scarsa fiducia nelle proprie competenze materne, un senso di inadeguatezza che porta all’incapacità di allattare il proprio bambino, secondo i desideri e le reali necessità. Genera anche un senso di sconfitta, impotenza e infine incertezza nella mamma che dovrebbe invalidare quella che sembra essere una prescrizione medica”, aggiunge l’ostetrica Silvana Brucchi.
Come possono difendersi le mamme?
“Intanto, possono affidarsi a professionisti esperti che, oltre alla competenza tecnica, rispettino anche il Codice. Poi, possono rivolgersi ai consultori di zona e alle ostetriche. Alle mamme manca il sostegno”, ci spiega ancora l’ostetrica.
La prevenzione parte durante la gravidanza, perché così c’è tutto il tempo per assimilare le nozioni e le informazioni corrette, sulla base di evidenze scientifiche, che aiuteranno la neomamma ad essere più critica, senza dover accettare per forza quello che le viene implicitamente e passivamente suggerito.
“Alle future mamme consiglio di seguire corsi di accompagnamento alla nascita in cui viene trattato anche l’argomento allattamento. Nella nostra Asl, Roma 2, abbiamo attivato ambulatori di puerperio e allattamento in tutti i nostri consultori, abbiamo un numero di consulenze telefonico SOS Allattamento operativo dalle 8 alle 20 e offriamo alle mamme che partoriscono nei nostri ospedali di riferimento, il Pertini e il Santo Eugenio di Roma, un servizio che possiamo definire un fiore all’occhiello: l’arruolamento delle puerpere grazie a un’ostetrica di territorio che, già prima delle dimissioni, fissa un appuntamento con l’ostetrica del consultorio di riferimento”, continua la dott.ssa Brucchi.
Se aspettate un bambino, quindi, cercate un corso di accompagnamento alla nascita e informatevi il più possibile prima del parto.
Cosa deve fare una mamma a cui hanno prescritto una marca di latte in polvere alle dimissioni?
“Prima di tutto deve rivolgersi a un professionista per valutare se è effettiva la necessità di introduzione di formula. Il professionista valuta la poppata, e, laddove fosse necessaria l’implementazione, può consigliare di somministrarla attraverso metodi alternativi. Si potrebbe fare, poi, una segnalazione per la violazione del Codice”, conclude la Brucchi.
Per segnalare una violazione del Codice, è a disposizione un’apposita sezione sul sito Ibfan Italia. Perché questa non è una questione di tifoserie tra latte materno e latte artificiale. Stiamo parlando del fatto che ogni mamma dovrebbe essere correttamente informata e accompagnata nella sua scelta di allattare al seno o con i sostituti. Nessuna dovrebbe essere ingannata da quelle che sembrano prescrizioni mediche, ma non lo sono affatto. Anzi, di fatto si tratta solo di marketing e pubblicità, ben camuffati da un’anonima scritta a penna.
Leggi anche:
- Allattamento al seno: le regole per farlo bene e con serenità
- Allattamento al seno: tutti i vantaggi e i benefici per mamma e bambino