Shari Franke, figlia della famosa influencer Ruby Franke, racconta la realtà nascosta dei baby influencer, sempre sotto le telecamere e privati di ogni privacy. Un'infanzia vissuta 24 ore su 24 davanti a uno schermo, senza pause.
Indice
“La videocamera non si spegne mai e non esiste una pausa dalle riprese”
Con queste parole, Shari Franke ha descritto al Congresso dello Utah cosa significhi crescere come una “baby influencer”, sotto l’occhio costante delle telecamere, priva di privacy e senza possibilità di scelta. La sua testimonianza ha sollevato il dibattito sui rischi dello sharenting, evidenziando le implicazioni etiche e psicologiche di una pratica che espone i bambini ai riflettori fin dall’infanzia e ne trasforma la vita in contenuto.
La condivisione di contenuti che coinvolgono minori sui social per fini economici è sempre più controversa, e la storia di Shari Franke, figlia della nota influencer Ruby Franke, ne è uno dei casi più drammatici. Intervenendo al Congresso dello Utah, Shari ha denunciato i pericoli del family vlogging, raccontando come vivere sotto i riflettori di una videocamera sempre accesa abbia avuto effetti devastanti sulla sua vita.
Non vengo oggi come figlia di una criminale, ma come vittima del family vlogging, ha dichiarato.
Shari ha spiegato che il vlogging familiare è diventato un lavoro a tempo pieno, con dipendenti, carte di credito aziendali e strategie di marketing, ma con una differenza sostanziale rispetto a un’azienda normale: “Tutti i dipendenti sono bambini.” Ha descritto la sua infanzia come un’esistenza senza privacy, in cui ogni momento – dai più felici a quelli vulnerabili – veniva registrato e pubblicato. “Alcuni dei nostri video più popolari sono stati girati quando ero malata o in un momento particolarmente imbarazzante. Il mondo ha visto me, adolescente, voler solo piangere in privato,” ha raccontato Shari.
Il prezzo di questa continua esposizione è stato alto: isolamento dagli amici, invadenza nella vita personale e una sensazione costante di essere sotto osservazione, trasformando l’infanzia in uno spettacolo per la monetizzazione.
Crescere davanti alle telecamere: nessuna tregua, nessuna privacy
“Il business andava bene quando ero felice o condividevo le mie difficoltà con il mondo,”
ha dichiarato Shari, evidenziando come ogni momento intimo e vulnerabile venisse registrato per ottenere visualizzazioni e guadagni. Dall’infanzia all’adolescenza, la sua vita è stata documentata in modo implacabile e monetizzata, togliendole il diritto di vivere esperienze personali lontano dai riflettori.
Questa realtà si riflette anche nella reazione dei suoi coetanei, che spesso preferivano evitare ogni interazione con lei per non essere filmati.
Alcuni dei nostri video più popolari sono stati girati quando ero malata o in un momento particolarmente imbarazzante. Il mondo ha visto me, adolescente, voler solo piangere in privato,
ha raccontato Shari. Un isolamento che ha segnato profondamente la sua adolescenza.
Un business dove i “dipendenti” sono bambini
Secondo Shari, essere una baby influencer non è solo questione di condividere momenti in famiglia, il vlogging familiare è un vero e proprio
lavoro a tempo pieno, con dipendenti, carte di credito aziendali, manager e strategie di marketing. La differenza tra il family vlogging e una normale attività è che tutti i dipendenti sono bambini, ha spiegato.
Per molti genitori, come nel caso della sua famiglia, questo tipo di esposizione diventa una fonte primaria di reddito, ma i bambini non ricevono una retribuzione proporzionata, né sono in grado di scegliere se accettare questa esposizione. Spesso, un episodio particolarmente personale o emozionante viene compensato con piccole “ricompense” come una sessione di shopping o una vacanza pagata, ma questo non giustifica l’impatto emotivo che la continua esposizione genera nei minori.
Qual è il prezzo dell’infanzia?
Se potessi tornare indietro, preferirei avere un conto in banca vuoto piuttosto che vedere la mia infanzia esposta su internet,
ha dichiarato Shari. La sua esperienza solleva un interrogativo fondamentale: qual è il prezzo giusto per rinunciare all’infanzia?
Nello Utah e in altre parti del mondo, non esistono ancora leggi adeguate che garantiscano ai minori influencer una protezione economica o un riconoscimento per il loro contributo. La mancanza di normative specifiche significa che l’infanzia di questi bambini viene sfruttata senza garanzie, con il rischio di un futuro segnato da traumi emotivi e mancata indipendenza finanziaria.
I pericoli del web: consenso e predatori online
La sua testimonianza ha toccato anche temi delicati come la pedofilia e le molestie online.
I genitori sono consapevoli di questi predatori e scelgono comunque di postare i loro figli, ha affermato Shari, puntando il dito contro una realtà in cui la protezione dei minori viene sacrificata in nome della popolarità e dei guadagni.
Come bambini noi non capiamo le conseguenze di filmare le nostre vite e pubblicarle per il mondo intero, ha aggiunto.
La giovane ha raccontato come, crescendo, il suo profilo sia stato invaso da commenti inappropriati, tra cui insinuazioni e offese dolorose che la seguiranno per sempre.
Le conseguenze dello sharenting
Shari conclude il suo discorso con un appello, chiedendo ai legislatori di intervenire per proteggere i diritti dei minori e alla società di riflettere sulle conseguenze di ogni “like” lasciato su un post che mostra bambini in situazioni private.
Non c’è mai, mai una buona ragione per pubblicare online i tuoi figli per soldi o fama. Non esiste un vlogger familiare morale o etico,
ha ribadito con forza. Ogni azione, anche la più apparentemente innocente, contribuisce a alimentare un sistema in cui l’infanzia è sacrificata per ottenere un ritorno economico.
Proteggere l’infanzia, secondo Shari, dovrebbe essere una priorità assoluta e una questione bipartisan, che coinvolge ognuno di noi. Un sistema di tutela per i minori esposti sui social è fondamentale per evitare che le generazioni future paghino il prezzo di un’infanzia vissuta davanti a una videocamera.
Chi è Shari?
Shari Franke, figlia maggiore della famosa influencer Ruby Franke, racconta la drammatica verità nascosta dietro il vlog 8 Passengers, seguito da milioni di persone, e l’abuso subito sotto la facciata di una famiglia perfetta. Ruby, spinta dalla coach Jodi Hildebrandt, impose un rigido e crudele sistema disciplinare che andava ben oltre l’immaginabile. Dopo l’arresto della madre nel 2023, Shari ha deciso di rivelare gli abusi e l’influenza distruttiva del programma “ConneXions” di Hildebrandt, smascherando i rischi della cultura degli influencer e condividendo il suo percorso verso la libertà e la guarigione.
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