Su consiglio dei medici, il Governo (di centrodestra) vuole ridurre il tempo che gli studenti trascorrono davanti agli schermi e riportare i libri di testo in classe
Libri cartacei, tempi di lettura tranquilli e scrittura a mano: gli studenti svedesi hanno iniziato il nuovo scolastico senza tablet nelle loro aule. Si torna ai tradizionali libri di carta, ai quaderni e alle penne (che qui da noi, tra l’altro, non abbiamo mai lasciato). Motivo? I tablet provocherebbero un calo dell’apprendimento.
Di fatto, il ritorno alle modalità più tradizionali è una risposta ai politici e agli esperti che si chiedevano se l’approccio iperdigitalizzato della Svezia all’istruzione, inclusa l’introduzione dei tablet finanche negli asili nido, avesse portato a un declino delle competenze di base.
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Così, la nuova ministra dell’Istruzione, Carlotta Edholm, aveva già espresso i suoi dubbi in un articolo pubblicato sul quotidiano Expressen a dicembre scorso in cui descriveva l’uso della tecnologia digitale nelle scuole svedesi come un “esperimento” ed esprimeva il suo fastidio per “l’atteggiamento acritico che casualmente ritiene che la digitalizzazione sia positiva, indipendentemente dai contenuti“, portando alla “messa da parte” del libro di testo, che secondo lei presenta “vantaggi che nessun tablet può sostituire“.
Così, la ministra prova a invertire la tendenza, sulla base anche e soprattutto dei risultati del “Progress in International Reading Literacy Study” (PIRLS), un’indagine internazionale che si ripete ogni 5 anni volta a misurare l’abilità di lettura degli studenti tra i nove e i dieci anni di età. Nel 2021 gli svedesi hanno avuto un calo di 11 punti rispetto al 2016 (da 555 a 544).
Esistono prove scientifiche evidenti del fatto che gli strumenti digitali compromettono anziché migliorare l’apprendimento degli studenti”, ha affermato il Karolinska Institute svedese. Crediamo che l’attenzione dovrebbe tornare ad acquisire conoscenze attraverso libri di testo stampati e competenze degli insegnanti, piuttosto che acquisire conoscenze principalmente da fonti digitali liberamente disponibili di cui non è stata controllata l’accuratezza.
La rapida adozione di strumenti di apprendimento digitale aveva suscitato preoccupazione anche da parte dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’istruzione e la cultura. In un rapporto pubblicato ad agosto, l’UNESCO aveva infatti lanciato un “appello urgente per un uso appropriato della tecnologia nell’istruzione”, esortando i Paesi ad accelerare le connessioni Internet nelle scuole, ma allo stesso tempo avvertendo che la tecnologia nell’istruzione andrebbe implementata in modo tale da non sostituire mai l’istruzione in presenza e condotta dagli insegnanti, non perdendo di vista l’obiettivo condiviso di un’istruzione di qualità per tutti.
I tablet, insomma? Lasciano meno tempo alla riflessione e alla necessità di fare propria la conoscenza con lentezza e, per quanto riguarda il nostro Paese, non garantisce nemmeno una uniforme istruzione per tutti (non tutti ce l’hanno e le politiche sono totalmente differenti).
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Fonte: The Guardian
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