Su una citazione di Calamandrei è stato concepito “Fini più alti”, un video che sensibilizza sulla fragilità della scuola pubblica italiana.
Buon anno scolastico a tutt*! Avete chiuso cerniere e temperato matite, avete contato uno ad uno i pastelli nell’astuccio, annusato quaderni, comprato penne nuove. Che abbiate messo piede oggi per la prima volta in una scuola che non conoscevate o abbiate riabbracciato i compagni dell’anno scorso, che abbiate pianto sul petto di mamma o attaccati alla gamba di papà perché la prima elementare Dio solo sa quanto vi spaventa, questo è il giorno tutto dedicato a voi.
A voi, piccoli adulti di domani, piccoli combattenti con grandi problemi, quelli che noi genitori non vogliamo vedere o quelli che “suvvia, vedrai che non è niente”. Ma c’è un tempo per tutto, anche quello in cui crescete e affrontate il compito più difficile della scuola, quello in cui tutto il vostro quotidiano lo consegnate ad abili insegnanti. È quello stesso quotidiano che si trasforma – a volte – in una fatica immane.
Proprio loro, le maestre, i prof, i docenti, insieme a voi, sono accomunati dalla fragilità di un ruolo complicato, ognuno a modo suo esposto alle incurie di cui soffre la nostra scuola, alle ore da coprire, alle supplenze che mancano, alle palestre interdette perché non ci sono i soldi per riaggiustarle, alle aule in cui piove, ci metti un secchio e ti fai due risate.
Eccola la nostra Scuola, spesso costretta in edifici fatiscenti, che mortificano alunni e corpo insegnante, che costringe a farsi in quattro per garantire quel minimo di ore didattiche, che costringe ad avere organici risicati o ad usare malissimo i fondi finanziati. Eccola la nostra Scuola, quella in cui il personale docente è tra i meno pagati in Europa, quella dei tagli e delle promesse non mantenute, quella alla quale cui, secondo l’Eurostat, sono destinanti sempre meno investimenti.
L’educazione, la cultura, sono, nel nostro Paese, roba per pochi. Tra 2009 e 2012, l’Italia ha ridotto la spesa in educazione da oltre 70 miliardi a 65 e ad oggi è quintultima tra i paesi Ue per spesa in istruzione rispetto al Pil (Fonte).
Cosa vuol dire? Che spendere meno degli altri in istruzione potrà risultare nel lungo termine la scelta peggiore, che riduce le opportunità offerte ai giovani e tronca i presupposti di crescita del Paese.
Il video di Michele Pastrello
Pura amarezza che arriva dritta nelle vene anche dall’ultimo video (sotto) di uno dei registi da noi più amati, Michele Pastrello, che con il suo “Fini più alti” punta a sensibilizzare sull’importanza e sulla estrema fragilità proprio della scuola pubblica italiana.
Un pallone immobile, un corridoio vuoto, un rubinetto che sgocciola e un nastro adesivo con su la parola “Fragile”, a bloccare le mani di una maestra (interpretata da Giorgia Cendron) e i sogni, le capacità, le aspettative degli alunni (i piccoli Antonio e Laura).
In un minuto e mezzo (che si apre menzionando la Costituzione), e utilizzando come suo solito l’allegoria visiva, Pastrello vuole mandarci un preciso messaggio: la “fragilità di un sistema, di un ambiente, spesso nominato ma mai realmente valorizzato e quindi frangibile”. Si fa riferimento non solo alla precarietà degli insegnanti, ma anche all’importanza di “dare educazione e cultura alle nuove ‘fragili’ generazioni. Una cultura che deve comprendere anche il rispetto e l’amore per tutto ciò che è ‘diverso’ ai nostri occhi. Perché questo, volenti o nolenti, fa già parte della nostra realtà. Questo video parla di ‘tempi’, epoche. Parla di persone. Parla di storia. Parla di futuro. Parla di noi”.
Ed è molto bravo Pastrello, ancora una volta, a farci fare il pieno di emozioni e sensazioni, in un rapidissimo susseguirsi di rabbia e mera constatazione, di pelle d’oca mista all’ansia che per i nostri figli si stia perdendo davvero tanto tempo.
La deliziosa voce del piccolo Antonio chiude con questa citazione di uno dei più attivi membri dell’Assemblea Costituente, Piero Calamandrei: “L’uomo non può essere libero se non gli si garantisce un’educazione sufficiente per prender coscienza di sé, per alzar la testa dalla terra e per intravedere, in un filo di luce che scende dall’alto in questa sua tenebra, fini più alti”.
I “Fini più alti” sono quelli che noi dobbiamo garantire ai nostri figli, sono quelli che devono per forza di cose corrispondere a quella Costituzione che ci siamo voluti dare, perché quella Costituzione scritta diventi realtà.
Siamo ancora ben lontani, ahinoi, e lo sanno bene gli insegnanti che da soli lottano per mantenere questa promessa, nonostante riforme su riforme che hanno praticamente affossato ogni idea di scuola uguale e libera per tutti.
Eppure noi possiamo fare ancora molto, possiamo, ciascuno di noi, donare orgoglio ed entusiasmo, voglia di conoscere e di cambiare, e di raggiungere, perché no, un bel giorno quei “Fini più alti”.
Buona a scuola a tutt*!
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Germana Carillo