Le cosiddette "life skills" saranno insegnate nelle scuole di ogni ordine e grado a partire dal prossimo anno scolastico
Le cosiddette “life skills” saranno insegnate nelle scuole di ogni ordine e grado a partire dal prossimo anno scolastico
Empatia, gestione dello stress, pensiero critico, creatività, capacità di lavorare in gruppo, problem solving: nel mondo del lavoro si chiamano life skills, e i datori di lavoro le cercano come l’oro quando analizzano i profili dei possibili nuovi dipendenti. Purtroppo però, queste competenze non si insegnano a scuola, ma si acquisiscono con l’esperienza pratica nella vita e nell’ambiente lavorativo.
Ma qualcosa sta finalmente cambiando anche in questo senso: a partire dal prossimo anno, infatti, le competenze non cognitive entreranno a tutti gli effetti a far parte della didattica e saranno inserite nei programmi insegnati nelle scuole. La Camera dei Deputati ha approvato quasi all’unanimità (340 voti a favore, 5 astenuti e nessun contrario) una proposta del novembre scorso che attribuiva alle life skills dignità in ambito didattico. Il testo passa ora al Senato per l’approvazione definitiva.
L’obiettivo della proposta è quello di formare giovani sempre più pronti a rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e più inclini ad adattarsi a situazioni nuove e impreviste – abilità essenziali nel mondo di oggi, dove i cambiamenti si fanno sempre più veloci. Si partirà dal prossimo anno scolastico (2022/2023) con un progetto pilota di sperimentazione a livello triennale della durata di tre anni, durante i quali saranno proposte agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado attività mirate a favorire lo sviluppo delle competenze non cognitive; prevista anche la formazione per i docenti.
Non solo capacità di memorizzazione, logica o abilità di apprendimento nelle griglie di valutazione degli insegnanti dei prossimi anni. Alle abilità alle abilità alfabetico funzionali, linguistiche, logico-matematiche, scientifiche, tecnologiche e digitali vanno ad aggiungersi competenze nuove ma altrettanto necessarie: coscienziosità, apertura mentale, senso di efficacia, resilienza, capacità di risolvere i problemi, spirito critico, autodeterminazione. Competenze forse meno misurabili da un punto di vista meramente quantitativo, ma non per questo meno importanti. Oltre a preparare meglio i ragazzi al loro futuro ingresso nel mondo del lavoro, l’insegnamento delle competenze non cognitive mira ad essere uno strumento di crescita personale e un sostegno alla socializzazione, all’integrazione di tutti gli alunni, alla creazione di un clima di classe sereno e collaborativo: spiegare ai bambini l’importanza di lavorare in team, di valorizzare le peculiarità del singolo per il successo del progetto comunitario, di gestire stress e pressioni in modo sano, premetterà loro di vivere un’esperienza didattica più completa e costruttive e li renderà adulti migliori.
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Fonte: Camera dei Deputati
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