Inquinamento e interferenti endocrini: in Italia 8 bambini su 10 nascono già contaminati

L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei terreni nel nostro Paese è un fenomeno talmente diffuso e radicato che ormai abbiamo iniziato a conviverci senza quasi neanche accorgercene. Le sostanze nocive, deleterie per il nostro organismo, si trovano ormai nel cibo che mangiamo quotidianamente, ma anche negli oggetti con cui veniamo in contatto, tanto che si iniziano ad evidenziare prepotentemente gli effetti endocrini (che interferiscono sugli equilibri degli ormoni sessuali) della contaminazione. E oggi, in Italia, 8 bambini su 10 nascono già contaminati.

L’inquinamento dell’aria, dell’acqua e dei terreni nel nostro Paese è un fenomeno talmente diffuso e radicato che ormai abbiamo iniziato a conviverci senza quasi neanche accorgercene. Le sostanze nocive, deleterie per il nostro organismo, si trovano ormai nel cibo che mangiamo quotidianamente, ma anche negli oggetti con cui veniamo in contatto, tanto che si iniziano ad evidenziare prepotentemente gli effetti endocrini (che interferiscono sugli equilibri degli ormoni sessuali) della contaminazione. E oggi, in Italia, 8 bambini su 10 nascono già contaminati.

Questo vuol dire che l’inquinamento sta portando a forti ripercussioni sulla salute e la fertilità umana: le sostanze nocive – dette appunto “interferenti endocrini” – non solo ci contaminano quotidianamente attraverso l’alimentazione o il contatto con tessuti, oggetti, plastiche e detergenti, ma superano addirittura la barriera, un tempo ritenuta invalicabile, della placenta, provocando ai bambini disturbi apparentemente invisibili.

A rivelare questa drammatica realtà è un’analisi del progetto “Previeni”, il primo studio interdisciplinare sul rapporto tra gli “interferenti endocrini emergenti”, la salute e l’ambiente, condotto dal WWF con l’Istituto Superiore della Sanità, il Dipartimento Salute della Donna e Medicina del Territorio-Università Sapienza di Roma/Ospedale Sant’Andrea e l’Università di Siena, promosso e finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Lo studio ha monitorato un campione di 250 coppie affette da infertilità, 10 coppie mamme-bambino e alcune specie animali che popolano due Oasi del WWF in Abruzzo (Sorgenti del Pescara a Popoli e Diga di Alanno).

Dall’analisi risulta che negli individui maggiormente esposti ad interferenti endocrini aumenta il rischio di infertilità, problemi nella gravidanza e patologie dello sviluppo infantili. Ma c’è di più: una contaminazione, in assenza di misure di prevenzione, potrà continuare nella vita successiva e nel 100% dei casi da una madre contaminata nasce un bambino contaminato!

I nemici sono dappertutto: gli interferenti endocrini si trovano ancora in oggetti di uso comune come tappeti, vestiti, pentole antiaderenti e vernici, giocattoli, contenitori e dispositivi medici, tessuti, auto, pc e televisori, pesticidi, oli e prodotti industriali.
Diversa la situazione nelle oasi del WWF (in particolare nelle due abruzzesi sottoposte a controllo), dove sono stati riscontrati bassi livelli di sostanze pericolose, tuttavia presenti, sebbene in quantità nettamente inferiori.

“Dal momento che i nostri alimenti sono prodotti da organismi viventi, la sicurezza alimentare è uno snodo chiave fra la qualità dell’ambiente e la nostra salute – ha dichiarato Alberto Mantovani, dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del progetto – Il progetto Previeni, uno dei primi in Italia che integra diverse discipline scientifiche, studia i contaminanti emergenti capaci di alterare i nostri ormoni, con il preciso obiettivo di aggiornare i sistemi di prevenzione dei rischi per la nostra salute”.

La contaminazione dell’ambiente è un nemico nascosto, che oltre a minacciare gli ecosistemi terrestri e marini, passa attraverso il cibo e gli oggetti che usiamo ogni giorno, con conseguenze anche gravi sulla nostra salute – ha detto Donatella Caserta, ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università di Roma “Sapienza” – Per ridurre i rischi, dobbiamo limitare la nostra esposizione a queste sostanze, attraverso stili di vita e scelte alimentari consapevoli. Ed è sempre più necessaria la realizzazione di adeguati programmi di controllo, sulla base di un sano principio di precauzione.”

La presenza di boschi, fasce ripariali e vegetazione acquatica migliora la capacità dell’ambiente di rispondere agli stress antropici come l’introduzione di contaminanti. La produzione di queste aree ed è quindi una risorsa positiva anche per la salute umana, capace di migliorare le condizioni di vita ed aumentare il benessere – ha detto Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia – Nell’ultimo ventennio, la forte industrializzazione ha determinato una contaminazione ambientale diffusa senza precedenti. Mai come oggi, la normativa in materia di sostanze chimiche deve diventare più efficace e restrittiva, nell’ottica di salvaguardare la salute dell’uomo e dell’ambiente.”
Ma le analisi del WWF non si fermano qui; presto potremo avere nuove tristi sorprese.

Verdiana Amorosi

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