Infezioni alimentari dei bambini: ecco il vademecum per evitarle

In estate aumenta il rischio di infezioni alimentari. Specie tra i bambini. Le alte temperature, tipiche della stagione calda, tendono ad alterare i cibi, soprattutto se vengono trattati nel modo sbagliato, e questo può portare a vere e proprie infezioni alimentari.

In estate aumenta il rischio di infezioni alimentari. Specie tra i bambini. Le alte temperature, tipiche della stagione calda, tendono ad alterare i cibi, soprattutto se vengono trattati nel modo sbagliato, e questo può portare a vere e proprie infezioni alimentari.

Ecco un piccolo vademecum per evitarle!

Secondo i Pediatri Infettivologi della Sitip, per scongiurare le infezioni alimentari (che sono sempre in agguato nei caldi giorni estivi, soprattutto tra i bambini), è importante lavarsi bene le mani prima di toccare o lavorare gli alimenti, cuocere bene i cibi in modo che tutte le parti, anche quelle più interne, raggiungano una temperatura di almeno 70 gradi centigradi, consumare gli alimenti subito dopo la cottura, specie se ci troviamo al ristorante, riporre subito in frigorifero gli alimenti cotti in casa e avanzati; se il cibo deve essere conservato per lungo tempo è meglio surgelarlo. Inoltre, è opportuno riscaldare rapidamente e ad alta temperatura i cibi precedentemente cotti prima del consumo, scegliere prodotti che abbiano subito trattamenti adatti alla conservazione (come il latte pastorizzato o trattato ad alte temperature), utilizzare solo acqua potabile e, se ci troviamo in viaggio (specie in Paesi con livelli igienici poco raccomandabili) è bene consumare sempre acqua di bottiglia chiusa ermeticamente.

Gli alimenti possono già essere contaminati all’origine – hanno fatto sapere gli specialisti – È il caso di carni provenienti da animali malati o vegetali irrigati con acque infette; possono poi essere contagiati durante la preparazione dei cibi a causa di manipolazione con le mani sporche; uso di acqua non potabile; contatto dell’alimento con superfici di lavoro, utensili, contenitori non puliti; esposizione dell’alimento, dopo la preparazione, a insetti, roditori o altri animali”.

Ma c’è di più: “Spesso la presenza di microrganismi pericolosi non è evidente – ha sottolineato Susanna Esposito, Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica – Gli alimenti contaminati, infatti, possono mantenere le loro solite caratteristiche di colore, odore e sapore. Consumare un alimento solo perché ha un bell’aspetto – ha aggiunto l’esperta – non e’ una garanzia di cibo sano e non e’ sufficiente ad evitare rischio di infezioni per quanti lo ingeriscono. Adottare una serie di comportamenti corretti, nella vita di tutti i giorni, serve a ridurre il rischio di contrarre numerose malattie”.

In particolare, le infezioni alimentari avvengono nei casi in cui gli agenti patogeni riescono a superare le barriere difensive dell’uomo e i bambini – che hanno difese immunitarie ancora deboli e immature – sono maggiormente a rischio.

Le malattie provocate dagli alimenti sono numerose, ma normalmente si risolvono senza gravi complicazioni (tranne in casi molto rari dove si rischia addirittura la morte).

Ma quali sono le infezioni alimentari e come si riconoscono?

L’intossicazione più nota e pericolosa è il botulismo, che si manifesta soprattutto con problemi alla vista e difficoltà nel linguaggio, secchezza della bocca e debolezza muscolare e, se non si interviene in tempi rapidi ed in modo appropriato, sopravvengono paralisi progressiva dei muscoli, difficoltà respiratoria in alcuni casi estremi la morte.

Ma da dove arriva il botulino?

Può trovarsi nei cibi in scatola o conservati, specie quelli prodotti in casa, come le conserve casalinghe e la verdura sott’olio, che – se non opportunamente trattate – possono provocare la presenza della tossina botulinica. Per questo, è importante fare attenzione ai prodotti consumati dai bambini, come il miele artigianale e le conserve di frutta fatte in casa.

Un’altra intossicazione molto nota e fastidiosa (ma non eccessivamente pericolosa) è lo stafilococco, provocata fondamentalmente da un’inadeguata preparazione o conservazione dei prodotti.

In questi casi, il sintomo più comune (che inizia dopo qualche ora dall’assunzione del cibo contaminato e finisce nel giro di 48 ore) è la diarrea, con conseguente perdita di liquidi, secchezza e indebolimento.

Basta ripristinare tale liquidi immediatamente, specie tra i più piccoli.

“‘Non e’ necessario arrestare farmacologicamente gli episodi – avvertono i medici – dato che l’eliminazione di abbondanti liquidi costituisce, di fatto, una difesa dell’organismo, che tenta in questo modo di eliminare l’agente infettante. Anche d’estate, il Rotavirus rappresenta la principale causa di gastroenterite in età pediatrica. I sintomi della gastroenterite da Rotavirus si presentano dopo 5-6 giorni dal contagio e sono molto chiari: diarrea, dolori addominali e vomito per un periodo tra 3 e 7 giorni. Non esiste un trattamento specifico, i sintomi scompaiono spontaneamente in pochi giorni e, certamente, non devono essere utilizzati gli antibiotici, dal momento che si tratta di una malattia di origine virale. La cosa più importante e’ idratare il bambino, perché le scariche di diarrea e il vomito fanno perdere all’organismo elevate quantità di liquido“.

Insomma, i sintomi – per quanto fastidiosi – sono il mezzo con cui l’organismo si libera del virus nemico, quindi niente paura e idratate i vostri bambini!

Verdiana Amorosi

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