Il Paese più potente del mondo rimasto senza latte per i neonati mostra tutta la fragilità del nostro sistema economico

In una anzi due incredibili quanto quasi assurde operazioni “Fly formula”, gli strabilianti e potenti States hanno fatto rifornimenti di latte per bebè. Quello in formula, quello artificiale per intenderci, che ha lasciato (gli strabilianti e potenti States) completamente a secco

Nel bel mezzo di una guerra in Europa, l’Europa stessa rifornisce le povere e indifese creature americane di latte artificiale. Litri e litri di latte in formula – il comunicato della Casa Bianca parla di 114 pallet pari a circa 1,5 milioni di bottiglie da 8 once di tre formule – che arrivano come pioggia sulle teste degli statunitensi.

Ma c’è poco da ricamarci su, eh, perché la grave carenza di latte in polvere a livello nazionale sta ricadendo sui bimbi, ovviamente. Come sempre, i disastri che combinano i grandi li rifiliamo a loro: in Tennessee due bambini sono finiti in ospedale e New York ha dichiarato lo stato di emergenza.

Un paradosso dentro a un paradosso, che ci descrive però per filo e per segno quanto la società più ricca e potente e spocchiosa del mondo sia in realtà un castello di sabbia immenso e tracotante pronto a sgretolarsi.

Perché è proprio questo il punto: la cupidigia di un sistema capitalistico che concentra in mano a pochi l’economia (talvolta mondiale) e il benessere di un’intera popolazione (o più popolazioni). Quel progetto sfumato di globalizzazione che tanto rimbombava a fine anni ’90 e che non ha fatto altro che accentuare una sorta di polarizzazione tra ricchezza e povertà, tra concorrenza leale a beneficio dei più e mercato controllato da pochi.

Quanta ovvietà e retorica in un concetto simile! Vero!

Ma se le cose vanno così sarà colpa di quei neonati che avrebbero bisogno del latte o di quell’80% di mercato del mercato del latte artificiale che negli Stati Uniti è controllato solo da due aziende?

Proprio così, e tutto ciò contraddistingue le fragilità di un sistema economico che si diceva paladino del “sogno americano”.

Il monopolio e le fragilità di un’economia pseudo-potente

Sono infatti solo due le società – Abbott e Reckitt Benckiser, che produce Enfamil – a dominare il settore con circa l’80% del mercato statunitense, mentre la cara vecchia Nestlé, che vende latte artificiale negli Stati Uniti con il suo marchio Gerber, controlla un altro 10% (circa il 98% delle formule negli Stati Uniti è prodotta internamente).

Parte del motivo per cui queste aziende sono così radicate nella loro posizione è che Abbott, Reckitt e Nestlé sono gli unici produttori approvati dal Governo degli Stati Uniti a fornire latte artificiale attraverso lo Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants and Children, noto come WIC, che tra l’altro fornisce cibo supplementare alle famiglie a basso reddito.

Il WIC, che rimborsa alle aziende il 15% del costo all’ingrosso, è responsabile del 92% delle vendite nei supermercati di formulati in polvere a base di latte in contenitori da 12 a 16 once e del 51% di tutte le vendite in altre dimensioni. Il governo federale dà sovvenzioni WIC a ciascuno Stato, che quindi stipula un vero e proprio contratto con una delle tre società. Sebbene il WIC sia un programma fondamentale per nutrire i più vulnerabili, il sostegno del Governo a questo programma crea un monopolio in ogni singolo Stato.

Ed eccolo lì il nodo. Lo scopo non è nutrire tutti i bambini nessuno escluso, ma alimentare piuttosto una economia monopolistica. Un po’ come a dire “t’arrangi se non ti ho creato alternative, che sarà mai se in un Paese di over size non hai da mangiare proprio il latte”.

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