Gli effetti sul cervello dei bambini seguiti con il metodo Montessori in un nuovo studio

L'approccio Maria Montessori si rivela essere perfetto non solo per educare bambini felici, ma per svilupparne al meglio le capacità

Il sistema educativo della pedagogista italiana Maria Montessori può essere messo in pratica da tutti seguendo dei semplici principi che puntano ad un apprendimento non convenzionale, rivoluzionando i tradizionali metodi che le scuole portano avanti. Questo approccio differente, ma validissimo punta a far crescere i bambini felici, indipendenti e coscienziosi con tutta una serie di benefici non solo sull’aspetto psicologico.

Secondo un recente studio pubblicato sul giornale Science of Learning della rivista Nature, l’educazione impartita dal sistema Montessori aiuterebbe i bambini a sviluppare maggiori capacità mnemoniche a lungo termine, ampliando notevolmente la loro conoscenza semantica e facilitando il raggruppamento dei concetti per relazioni in un grande schema mentale noto come rete semantica.

I ricercatori hanno sottoposto 67 bambini svizzeri di età compresa tra i 6 ed i 12 anni, alcuni dei quali appartenenti a scuole con metodo Montessori, ad una serie di test. Inizialmente ai giovani studenti è stato chiesto di nominare quante più animali conoscessero per poter studiare le connessioni semantiche tra le risposte date e capire come i tanti concetti fossero stati articolati nella mente dei bimbi. In seguito i bambini svizzeri hanno risolto dei quesiti tramite due strumenti: il pensiero convergente e divergente, entrambi alla base della creatività. Mentre il primo potrebbe essere definito “logico” perché consente di trovare un’unica soluzione al problema, il secondo è un ragionamento versatile dove vengono presentate tante soluzioni possibili al quesito con annesse le possibili spiegazioni.

Dalle risposte dei bambini i ricercatori hanno notato che gli studenti Montessori tendevano ad elaborare una rete semantica più ricca e più flessibile rispetto agli studenti con una istruzione tradizionale, ottenendo anche risultati migliori ai test in termini di punteggio.

Lo studio, seppur con un campione non numerosissimo, evidenzia come non sia la quantità delle conoscenze assimilate a fare la differenza, ma la qualità dell’apprendimento, in grado di fornire agli studenti un sapere longevo nel tempo, ma anche stimolante per l’acquisizione di altri concetti.

Più concetti vengono memorizzati con significato, esperienza, coinvolgimento, piacere e comprensione personale, più saranno organizzati nella memoria in modo flessibile, diversificato e arricchito”

ha detto Solange Dénervaud del Lausanne University Hospital, autrice principale dello studio.

Non si tratta di promuovere un metodo piuttosto che un altro, ma di migliorare l’approccio dello studente all’apprendimento in sé in modo che questo possa essere attivamente coinvolto in quanto vede, legge o deduce e approfondire le attività che gli interessano di più.

Fonte: Science of Learning

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