Così possiamo salvare le spose bambine e tutte le ragazze #indifese dall’inferno

Vendute, abbandonate, sfruttate, violentate, messe a disposizione di uomini, schiavizzate, vittime di tratta. Bambine che non possono essere bambine. Proprio in un’età in cui dovrebbero solo studiare, divertirsi, innamorarsi. 700 milioni di donne si sono sposate prima del compimento della maggiore età, nel triste fenomeno delle spose bambine. 200 milioni di donne hanno subito la mutilazione dei loro genitali

Vendute, abbandonate, sfruttate, violentate, messe a disposizione di uomini, schiavizzate, vittime di tratta. Bambine che non possono essere bambine. Proprio in un’età in cui dovrebbero solo studiare, divertirsi, innamorarsi. 700 milioni di donne si sono sposate prima del compimento della maggiore età, nel triste fenomeno delle spose bambine. 200 milioni di donne hanno subito la mutilazione dei loro genitali.

La condizione femminile nel mondo è appesa ancora oggi a culture violente che hanno come unico scopo quello della sottomissione delle donne ai voleri di contesti patriarcali.

È la denuncia sulla situazione critica che riguarda milioni di bambine e ragazze nel mondo in occasione dell’International Day of the Girl.

“Ogni 10 minuti, da qualche parte nel mondo, una ragazza adolescente muore a causa della violenza. Nelle emergenze umanitarie, la violenza di genere aumenta spesso, sottoponendo le ragazze alla violenza sessuale e fisica, al matrimonio, allo sfruttamento e alla tratta di bambini. Le adolescenti nelle zone di conflitto hanno il 90% in più di probabilità di abbandonare la scuola rispetto alle ragazze di altri Paesi senza conflitti, compromettendo le loro prospettive future di lavoro e di indipendenza finanziaria”, ha detto l’Onu .

Save The Children ricorda che ogni anno, nel mondo, 12 milioni di bambine e ragazze, più di 1 su 5, si sposano prima di aver compiuto i 18 anni e se a livello globale i matrimoni precoci proseguiranno ai ritmi attuali saranno 134 milioni le minorenni che si sposeranno entro il 2030.

A delineare il quadro drammatico è anche la settima edizione del Dossier Indifesa di Terre des Hommes “La condizione delle bambine e le ragazze nel mondo 2018”.

Centinaia di ragazze oggi combattono contro varie forme di violenza, latenti o concrete. Per molte di loro la fuga dalla violenza è la principale attività quotidiana e la cosa più triste è il fatto che nella maggior parte dei casi tale violenza proviene dal proprio nucleo famigliare che dovrebbe, al contrario, difenderle.

Baby mamme anche in Italia

Anche l’Italia non è immune dal fenomeno delle gravidanze precoci: nel 2016 il numero di bambini nati da madri minorenni è stato di 1.539, ovvero lo 0,33% del totale delle nascite.

La maggioranza di queste mamme sono italiane (1.226) e più della metà delle nascite si sono registrate nella fascia d’età dei 17 anni (984 parti), mentre sono stati 500 i bambini nati da madri 16enni, 44 da madri appena 15enni e 11 da madri con meno di 15 anni. A livello territoriale, la Sicilia è risultata essere la regione in cui si è registrato il più alto numero di nascite con madri minorenni (377, di cui 6 ragazzine che non avevano ancora compiuto 15 anni), seguita da Campania (277), Lombardia (162) e Lazio (92).

Mutilazioni genitali femminili

Secondo le stime dell’OMS attualmente sono circa 200 milioni le donne che hanno subìto una mutilazione genitale e vivono prevalentemente in 30 Paesi. Tra queste, più di 44 milioni sono bambine e ragazze con meno di 15 anni: in molti Paesi, infatti, “il taglio” viene praticato entro i primi cinque anni di vita della bambina. In Gambia il 56% delle ragazze ha subito la mutilazione prima dei 14 anni di età (cioè negli anni tra il 2000 e il 2015), in Mauritania il 54%, in Indonesia il 49%, in Guinea il 46%, in Eritrea il 33%3.

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Bambine e accesso all’istruzione

263 milioni di bambini e ragazzi (tra i 6 e i 17 anni) non hanno accesso all’istruzione. In altre parole: 1 su 5 non va a scuola, non l’ha mai frequentata oppure ha iniziato a frequentarla e poi ha dovuto interrompere gli studi. Solo il 66% dei Paesi ha raggiunto l’obiettivo della parità tra maschi e femmine nell’accesso all’istruzione primaria, il 45% nell’accesso alla secondaria inferiore e il 25% nell’accesso alla secondaria superiore. Particolarmente critica la situazione nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, dove le bambine che non possono frequentare la scuola primaria sono 19,1 milioni.

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Se tutte le bambine avessero la possibilità di completare il ciclo di istruzione primaria (dai 6 agli 11 anni) i matrimoni precoci avrebbero un calo del 14% (scendendo così a 2.459.000) mentre il numero dei parti precoci scenderebbe del 10% (3.071.000).

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Bambine lavoratrici

Per milioni di bambini e bambine la quotidianità non è fatta di giochi e ore trascorse sui banchi di scuola, ma di lunghe giornate di lavoro. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale per il lavoro (ILO) sono circa 64 milioni le bambine e le ragazze di età compresa tra i 5 e i 17 anni costrette a lavorare: un numero nettamente inferiore a quello dei loro coetanei maschi (circa 88 milioni).

I dati ufficiali sottostimano l’impiego delle bambine all’interno delle mura domestiche, sia dentro la propria casa, sia a servizio presso altre famiglie. Questo tipo d’occupazione rappresenta una delle peggiori forme di sfruttamento lavorativo. Bambine e ragazze costituiscono i due terzi su un totale di 54milioni di piccoli che svolgono attività domestica per almeno 21 ore a settimana, soglia oltre la quale il carico dei lavori domestici non permette di frequentare la scuola e avere un buon rendimento.

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Matrimoni precoci

Gli ultimi dati forniti da Unicef stimano in circa 12 milioni le bambine costrette a sposarsi ogni anno e se non ci sarà un’ulteriore accelerazione nel contrasto a questo fenomeno circa 150 milioni di bambine e ragazze saranno costrette a sposarsi entro il loro diciottesimo compleanno da qui al 2030.

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Dominella Trunfio

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