A Bologna, la disposizione del preside nelle quattro scuole primarie del quartiere Saragozza di portare della frutta a merenda ha fatto infuriare i genitori dei bambini
Bambini e alimentazione a scuola: accade che “qualcuno dall’alto” suggerisca a un genitore di non far mangiar merendine ai propri figli e quel genitore insorga.
Meglio: non un singolo genitore, ma un bel mucchio di mamme e papà, che non ci stanno. Succede a Bologna, dove la disposizione del preside nelle quattro scuole primarie del quartiere Saragozza di portare piuttosto della frutta a merenda ha fatto infuriare proprio i genitori.
Cosa è accaduto? “Dal primo febbraio, per quanto riguarda la merenda del mattino i genitori sono tenuti a dare ai propri figli solo frutta fresca o frutta secca o verdura“. Merendine, dunque, addio. Con questa delibera, i presidi di quattro elementari – Bombicci, XXI Aprile, Armandi-Avogli e Manzolini – avevano pensato bene di tenere un occhio di riguardo per l’alimentazione degli studenti, ma non avevano calcolato che babbi e mamme potessero non essere d’accordo.
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Una esperienza che ha comunque un precedente in alcune primarie di Milano, dove è stata, invece, bene accolta.
Ma qui nulla da fare. Dai genitori bolognesi sono partite filippiche del tipo “Io comunque darò una pizzetta a mio figlio” o “Imposizione inaccettabile“.
Così, uno dei presidi, Stefano Mari, si è dovuto giustificare affermando che:
“il motivo principale della disposizione è quello di salute pubblica: aumentare il consumo di frutta e verdura e arrivare a una riduzione dell’apporto calorico per i bambini a rischio di obesità. L’idea è quella di far portare per merenda un alimento che va bene a tutti: a scuola si devono socializzare esperienze con risvolti egualitari, garantire equità tra alunni di diversa estrazione socio-culturale”.
Infine, ha continuato il dirigente scolastico, l’obiettivo è quello ridurre anche gli scarti alimentari.
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Al di là del fatto che, diciamolo, la stragrande maggioranza dei genitori non è mai contenta, questa protesta del quartiere Saragozza francamente un po’ ci lascia perplessi. Davvero è così scomoda la richiesta di far portare della frutta da casa a scuola? La si vede solo come una “impostazione”, quindi, per principio, ti dico di no?
Non siamo nelle teste dei genitori, né vogliamo giudicare nello specifico quelli di Bologna protagonisti di questa vicenda. Ma, meditate gente, ci stiamo tirando una questione perché è stata data l’opportunità a tutti indistintamente di portare una cosa sana da mangiare e condividere lo stesso percorso con i compagni, non di portare molotov e bombe carta e giocare alla guerra nel momento della ricreazione.
Germana Carillo