L’esposizione al fluoruro in gravidanza mette a rischio l’intelligenza del bambino?

Quanto è rischiosa l’esposizione al fluoruro in gravidanza? Secondo un nuovo studio questa circostanza potrebbe influenzare le abilità cognitive dei futuri bambini.

Quanto è rischiosa l’esposizione al fluoruro in gravidanza? Secondo un nuovo studio questa circostanza potrebbe influenzare le abilità cognitive dei futuri bambini diminuendo il loro QI.

A sostenere ciò è una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Health Perspectives che ha valutato quasi 300 gruppi di mamme e rispettivi bambini in Messico e ha testato più volte nel corso di 12 anni lo sviluppo cognitivo dei piccoli. Gli autori hanno voluto mettere in relazione l’esposizione al fluoruro delle madri messicane durante la gravidanza con le funzioni cognitive dei nuovi nati negli anni a venire.

Lo studio ha reclutato donne in stato di gravidanza dal 1994 al 2005, prendendo campioni di urina alle madri e in seguito anche ai figli per valutare l’esposizione a questa sostanza e le eventuali conseguenze sullo sviluppo cerebrale dei piccoli.

Analizzando i dati si è notato che un aumento dei livelli di esposizione prenatale al fluoruro può essere associato ad un quoziente intellettivo (QI) inferiore nei bambini. Questo probabilmente si spiega con il fatto che il cervello si sviluppa rapidamente proprio nell’utero materno.

Anche quando altri possibili fattori sono stati presi in considerazione (ad esempio l’esposizione ad altre sostanze chimiche) i risultati hanno confermato che sarebbe in particolare l’alta esposizione al fluoruro in epoca prenatale ad essere legata a punteggi più bassi nei test di funzione cognitiva effettuati nei bambini all’età di 4 anni e poi di nuovo a 6 e 12.

Sebbene lo studio abbia misurato esattamente quanto fosse il fluoruro nei campioni di urina di ciascuna madre, non è stato in grado di individuare l’esatta quantità di fluoro a cui i bambini erano stati esposti. Tuttavia il team di esperti stima che questi livelli di esposizione non siano stati particolarmente elevati.

C’è da sottolineare poi che nonostante i ricercatori abbiano trovato un potenziale collegamento tra l’esposizione al fluoruro del feto nell’utero e un ridotto QI, la stessa influenza significativa dell’esposizione a questa sostanza non è stata evidenziata una volta che i bambini erano nati.

Così ha commentato Howard Hu, autore principale dello studio e preside della Scuola di Salute Pubblica di Dalla Lana presso l’Università di Toronto:

“L’esposizione al fluoruro durante l’infanzia è più sicura che in fase prenatale. Adesso c’è una buona conferma scientifica per sostenere il fatto che il feto tende ad essere più sensibile alle tossine ambientali rispetto a quando il bambino è già nato”

Il dottor Hu ha spiegato che alcune ricerche precedenti hanno ipotizzato che il fluoro possa andare ad interferire con i neurotrasmettitori delle cellule. Alcuni studi condotti su animali hanno poi evidenziato come questa sostanza si possa accumulare nell’ippocampo, un’area del cervello importante per l’apprendimento e la memoria. È vero che quegli studi hanno testato il fluoruro a dosi molto più alte di quelle a cui gli esseri umani potrebbero essere esposti attraverso l’acqua ma l’esperto sostiene comunque che quelle ricerche lasciano intravedere come il fluoruro possa comportarsi come una sostanza neurotossica.

Il fluoruro non viene aggiunto alle reti idriche pubbliche in Messico ma le persone sono comunque esposte a questa sostanza poiché naturalmente presente nell’acqua e nel sale oppure perché assunta attraverso integratori fluorurati. In alcune parti del mondo invece il fluoruro continua ad essere aggiunto all’acqua pubblica con lo scopo di migliorare la salute dentale. Ora questo studio può fornire ulteriori spunti a coloro che non sono d’accordo con questa pratica sostenendo la potenziale pericolosità di questa sostanza.

Come ha specificato anche il dottor Hu sono necessarie ulteriori ricerche per valutare meglio i possibili effetti negativi del fluoruro in particolare sulle donne in gravidanza e nei bambini.

Francesca Biagioli

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