C’è qualcosa di assolutamente paradossale in questa faccenda. Ma questo è. Ciò è la conseguenza di un conflitto in atto e di sistemi di consumo e di commercio che sfuggono alla maggioranza delle persone. Ma cosa c’è davvero dietro alla (quasi storica) carenza di latte artificiale negli Stati Uniti?
“Baby formula shortage”, così da settimane centinaia di migliaia di genitori negli Stati Uniti sono davanti a scaffali vuoti, alla ricerca di latte artificiale per i loro bambini, tanto che il Presidente Biden ha invocato la Defense Production Act, una legge sulla sicurezza nazionale dell’era della Guerra Fredda per aumentare la produzione interna (e forniture speciali da altri Paesi con aerei commerciali appaltati dalle forze armate). Ma cosa sta succedendo?
Come spiega il WSJ, parte dell’attuale carenza di latte artificiale deriva da problemi legati al lavoro e alla catena di approvvigionamento legati alla pandemia. Ma anche da un richiamo dei prodotti in formula Abbott Nutrition, che ha stroncato gran parte dell’offerta interna.
Gli altri fornitori nazionali, come Bobbie Baby Formula, semplicemente non possono “premere un interruttore e produrre di più”, come avrebbe affermato l’amministratore delegato Laura Modi.
Tutto ha avuto a febbraio scorso quando Abbott, uno dei principali produttori di latte in polvere negli Stati Uniti, ha avviato un richiamo volontario dopo che quattro bambini sono stati ricoverati in ospedale con infezioni dal batterio Cronobacter sakazakii (due di loro sono morti) dopo aver consumato latte artificiale prodotto nella loro struttura di Sturgis. Anche la fabbrica è stata chiusa.
Ne parlammo qui: Salmonella e patogeni nel biberon: l’enorme scandalo sul latte artificiale, due bimbi morti e centinaia senza formule speciali negli USA
La FDA non ha identificato nuovi casi, ma non ha ancora approvato la riapertura della struttura di Sturgis, responsabile di circa la metà della fornitura statunitense. Abbott ha a sua volta affermato di aver stipulato un decreto di consenso con la FDA che apre la strada alla riapertura della struttura una volta soddisfatte determinate condizioni.
Da lì è seguita una carenza di latte artificiale che ha portato i principali rivenditori statunitensi a limitare la quantità di latte artificiale che un consumatore può acquistare. Carenze che, nemmeno a dirlo, rischiano di danneggiare in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito e coloro che non hanno le risorse per percorrere lunghe distanze per trovare fonti alternative di latte artificiale.
La radice del problema? Il monopolio del latte in formula
Due società – Abbott e Reckitt Benckiser, che produce Enfamil – dominano il settore con circa l’80% del mercato statunitense. Nestlé, che vende latte artificiale negli Stati Uniti con il suo marchio Gerber, controlla un altro 10% (circa il 98% delle formule negli Stati Uniti è prodotta internamente).
Parte del motivo per cui queste aziende sono così radicate nella loro posizione è che Abbott, Reckitt e Nestlé sono gli unici produttori approvati dal Governo degli Stati Uniti a fornire latte artificiale attraverso lo Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants and Children, noto come WIC, che tra l’altro fornisce cibo supplementare alle famiglie a basso reddito.
Il WIC, che rimborsa alle aziende il 15% del costo all’ingrosso, è responsabile del 92% delle vendite nei supermercati di formulati in polvere a base di latte in contenitori da 12 a 16 once e del 51% di tutte le vendite in altre dimensioni.
Il governo federale fornisce sovvenzioni WIC a ciascuno Stato, che quindi stipula un contratto con una delle tre società. Sebbene il WIC sia un programma fondamentale per nutrire i più vulnerabili, il sostegno del Governo a questo programma crea un monopolio de facto in ogni singolo Stato.
L’importo dei finanziamenti WIC a queste tre società affermate rende difficile per qualsiasi startup fare progressi significativi nel settore delle formule per bambini. Ci sono poche possibilità che riescano a conquistare la quota di mercato necessaria per giustificare un investimento significativo. Poiché solo una manciata di impianti di produzione è approvata per la produzione di latte artificiale negli Stati Uniti, le startup non hanno il volume necessario per produrre in questi impianti. E dicono addio al commercio di baby formula.
La soluzione?
La “Defense Production Act”: dal 1950 questa legge conferisce al Governo statunitense il potere di obbligare le aziende ad aumentare la produzione di determinati prodotti. Si tratta di una legge generalmente applicata solo in casi di emergenze nazionali (venne usata per esempio nel 2020 e nel 2021 per aumentare la produzione di vaccini contro il coronavirus).
La “Operation Fly Formula”: aerei e mezzi del dipartimento della Difesa importeranno latte in polvere dagli stabilimenti svizzeri della multinazionale Nestlé. Proprio in queste ore aerei militari hanno trasportato tre marchi di formula, l’equivalente di mezzo milione di bottiglie da 8 once, dalla base aerea di Ramstein in Germania all’Indiana. La spedizione includeva Nestlé Health Science Alfamino Infant e Alfamino Junior oltre a Gerber Good Start Extensive HA.
Negli Stati Uniti, solo una madre su quattro dà ai propri figli solo latte materno fino al sesto mese. Le famiglie più colpite da questa carenza sono quelle appartenenti alle minoranze etniche: negli Usa solo il 17% delle donne con figli ha accesso a un congedo di maternità e quelle meno abbienti devono rientrare al lavoro entro tre mesi.
Multinazionali, carenza tra gli scaffali, viaggi aerei oltreoceano per trasportare latte sostitutivo. No, questa non è la direzione giusta verso un cambio di direzione.
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