Capricci dei bambini: come comportarsi per sopravvivere

I capricci dei bambini? Difficile da gestirli, ma con un buon senso pratico, polso duro e tanta pazienza si esce vincenti anche da quelli

SOS capricci, ovvero cosa fare quando il pupo si mette lì e lagna, in qualsiasi momento lui decida, in ogni dove e con ogni suo mezzo. Se c’è in atto un capriccio, uno sbalzo improvviso verso il delirio, l’attimo di panico puro, pianti e urla da film horror, dovete (dovreste) fare un passo indietro e trasformarvi in Madre Teresa di Calcutta.

Proprio così, perché non c’è manuale di Bettelheim o consigli della Tata che tengano. Se avete a che fare con un capriccio di vostro figlio, ergo col Demonio in persona, quello di cui avete bisogno è un bastimento carico carico di Pazienza e del numero di Padre Amorth. Quegli esserini lì, infatti, se partono in quarta con una lagna, sono capaci di mandarti in pappa il cervello in un nanosecondo e a mettere a dura prova anche la pazienza di Giobbe.

Ma che mondo c’è dietro a un capriccio? In realtà c’è un universo più grande di quanto si possa pensare. Un’infinità di aspettative e richieste e disillusioni e fiducia in bilico che per un bimbo hanno un’importanza smisurata.

Tante volte (sempre), infatti, siamo portati a sminuire quell’attimo di nervi tesi, perché ci sembra eccessivo e insensato, perché la richiesta che è appena giunta alle nostre orecchie pare assurda, perché non è proprio il momento. E allora, senza la pretesa di fare un trattato di psicologia infantile (non ne avrei nemmeno le competenze), spesso mi sono trovata a osservare (calma, fai un bel respiro, conta fino a 10) quei bimbetti urlanti davanti a me e trarne una sola conclusione: hanno un carattere tutto loro, sono persone, cercano di affermare una loro autonomia da noi, un loro potere. E, a volte, ci riescono benissimo.

Non crediate, infatti, che siano lì a urlare inconsapevoli di tutto: loro sanno perfettamente quello che vogliono e perciò combattono con tutte le loro forze. E quello cui aspirano spesso ci sembra “futile”, un regalo, le patatine, il rifiuto di mettere un paio di scarpe. Sono solo richieste, ma dietro, ne sono convinta, c’è ben altro: c’è il bisogno di rassicurazioni, tastare il proprio potere, saggiare i limiti della relazione con noi.

Insomma, una faticaccia. E, ovvio, non tutte le volte i capricci dei bambini vanno assecondati. Anzi, mai, perché il pericolo di creare un circolo vizioso è dietro l’angolo. Come comportarci, allora, per fare in modo che quei cinque minuti di conflitto passino senza troppi scossoni?

Ignoratelo. Proprio così, soprattutto nei casi in cui strepita in maniera sconsiderata. Spesso si rivela essere la tecnica migliore: il “non intervento” in caso di capricci ingiustificati è il più delle volte la risposta più adeguata. Se siete fuori casa e quella che si sta svolgendo è davvero una brutta scena, non agitatevi comunque e portatelo lontano, in un luogo più tranquillo, per aspettare che “sbollisca” da solo.

Non urlate. Non aggiungete le vostre urla alle sue. Nessuno comprenderà nessuno e dopo 10 minuti si è ancora al punto di partenza. Usate un tono sicuro e siate decisi in quello che dite, senza mostrarvi alterati o, peggio ancora, disperati, e aspettate che si sia calmato per chiarire qualche punto.

Le regole. Se il bambino ha 2 o 3 anni è proprio complicato parlare di regole. Se ha preso un gioco di un altro bimbo sta gustando le bellezza del “potere” e difficilmente riuscirete a fargli cambiare idea. Dunque prendetelo dalle sue manine e restituitelo voi e il duenne capirà senz’altro il vostro gesto. Quanto ai bambini più grandi, le regole (poche e semplici!) e il loro rispetto dovrebbero prevenire parecchi picci. L’importante è gestire le regole sempre in maniera positiva e che il bambino capisca che non può pretendere una tale cosa ora e subito: “Ti accendo la tv se facciamo prima la pappa tutti insieme a tavola” (forse meglio di un “se non mangi non vedi i cartoni”).

Da qui il premio: la gratificazione, infatti, non dovremmo mai scordacela. Dovremmo riuscire, in pratica, a portare il pupo verso il comportamento corretto premiandolo anziché castigare il comportamento sbagliato (niente spedizioni punitive, dunque, soprattutto dopo che abbiamo tenuto a bada un capriccio).

Non si torna indietro: se avete deciso di non assecondare una sua richiesta, non fate dietro front per sedare la questione il prima possibile. È dura, durissima non cedere, ma meglio essere coerenti e non tornare sui propri passi. In più, non cercate subito di consolarlo con particolari attenzioni o regali.

Patti chiari amicizia lunga, ovvero “comunicazione”: andiamo in quel posto e posso comprarti solo una cosa. Parlate, spiegate e i perché e i per come e rassicurateli che tutto verrà nel momento opportuno.

Trattateli da personcine adulte, magari, e vedrete che non faranno altro che esservene grati!

Germana Carillo

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