L'alcool in gravidanza fa male al bambino, è cosa risaputa eppure ancora troppe future mamme continuano a bere. L'European FASD Alliance ha ideato allora una campagna shock
Immaginate un bimbo che deve ancora nascere e che invece di stare al sicuro nella pancia della mamma circondato dal liquido amniotico si trova in una bottiglia di birra, vino o superalcolico. È questa l’immagine shock della campagna “Too young to drink” lanciata dall’European FASD Alliance in occasione della Giornata internazionale della sindrome feto-alcolica e disturbi correlati.
Secondo le ultime statistiche 70 milioni di persone nel mondo, 2 bimbi su 100 in Europa e 1 su 100 negli Stati Uniti, soffrono di alcuni difetti imputabili al fatto che la mamma durante i nove mesi di gravidanza ha continuato a consumare alcool nonostante il buon senso, oltre che tutte le raccomandazioni di ginecologi e medici vari, lo sconsigliavano.
In particolare i bambini che hanno subìto le conseguenze delle scelte sconsiderate della mamma accusano disturbi dell’apprendimento, del comportamento o addirittura sono affetti da vere e proprie malattie mentali. Tutte queste problematiche vengono racchiuse sotto il nome di disordini feto-alcolici (Fasd).
Ma davvero anche uno o due bicchieri di vino al giorno possono essere così dannosi? Una risposta certa non c’è ed è meglio non rischiare. A questo proposito Simona Pichini, ricercatrice dell’Istituto superiore di Sanità ha dichiarato: “Poiché a oggi non si conosce la quantità di alcol che si può consumare in gravidanza senza alcun rischio per il nascituro, il consiglio obbligato per le donne incinte e per quelle che cercano di avere un bambino è di non bere alcol“.
La campagna, lanciata in 20 paesi, si compone non solo di poster e banner che raffigurano neonati in bottiglia (che variano tra vino, birra, vodka, brandy, whiskey e rum) ma anche di video messaggi informativi dove intervengono, tra gli altri, genitori con bambini affetti da FASD.
Francesca Biagioli
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