No ai cacciatori nelle scuole. La notizia che il Consorzio armaioli italiani ha promosso in scuola elementare una serie di conferenze sulla caccia ha scatenato innumerevoli polemiche e il lancio di una petizione.
No ai cacciatori nelle scuole. La notizia che il Consorzio armaioli italiani ha promosso in scuola elementare una serie di conferenze sulla caccia ha scatenato innumerevoli polemiche e il lancio di una petizione.
Succede che nella scuola primaria di Gardone e Marcheno di Valtrompia in provincia di Brescia, da qualche settimana, i cacciatori fanno lezione in classe con animali impagliati e cani da caccia. Attraverso il volume ‘Il cacciatore in favola’, spiegano in poche parole come ci si deve comportare durante le battute e come sparare a un animale.
Il ciclo di conferenze è stato approvato dal consiglio d’Istituto con buona pace dei genitori e degli insegnanti, invece, differente è stata la reazione sul web dopo che Il Giorno di Brescia, ne ha dato riscontro sulla stampa locale. Mentre a Gardone secondo il sindaco Pierangelo Lancelotti nessuno ha battuto ciglio, in rete le associazioni animaliste si sono scatenate.
Nei mesi scorsi, come si legge nella petizione che riprende un articolo di Brescia oggi, LAC, LIPU, LAV, Comitato Montichiari contro Green Hill, OIPA, SVA e Associazione vittime della caccia avevano scritto all’Ufficio scolastico provinciale, al ministero dell’Istruzione e agli istituti comprensivi della Valtrompia, per chiedere che questa operazione fosse fermata per via dei contenuti fortemente diseducativi, proponendo in alternativa altri interventi didattici di sensibilizzazione alla tutela della natura.
La risposta? Un «no» fotocopia (il testo è identico) arrivato dall’Istituto comprensivo di Marcheno e da quello di Gardone con la sottolineatura che le attività didattiche citate fanno parte ‘a pieno titolo del Piano triennale dell’offerta formativa’.
La pensano diversamente i promotori della petizione online e con loro oltre 70mila cittadini che l’hanno già firmata. Ci si chiede appunto cosa ci sia di formativo nel presentare in classe animali impagliati, forse specie protette, e nel fatto che in una scuola venga incentivata l’attività venatoria utilizzando lo strumento della favola.
Può l’uccisione di animali per puro divertimento essere considerata un’attività educativa? In una società che sempre più spesso non ha rispetto per la natura, ricordiamo ad esempio, il massacro di tartarughe o ancora l’olio minerale sversato in un laghetto, che ha messo a rischio la vita di rospi, rane e pesci, trasmettere a bambini il culto della caccia, non sembra essere una brillante idea, anche se si tenta di nascondere la vicenda con un semplice ‘è tradizione’.
Secondo il sindaco Lancelotti si sta strumentalizzando il tutto già nel parlare di lezioni di caccia.
“Nelle nostre zone si parla di ambiente e lo vogliamo fare anche a scuola. Non neghiamo che la caccia comprende anche l’uso delle armi ma in classe non entra alcun fucile. L’iniziativa è nata per spiegare ai ragazzi perché esistono i cacciatori. Nelle nostre famiglie è una passione, una tradizione. Il 70% delle medaglie olimpiche le abbiamo vinte con i nostri fucili”, dice.
Petizione: NO alle lezioni di caccia nelle scuole
Nella petizione le dinamiche sono diverse e si legge:
“Ai Signori Ministro della Pubblica Istruzione e Assessori Regionali e Provinciali di questo Paese, chiedo di non autorizzare, né promuovere incontri sul tema della caccia nelle scuole. Qualsiasi alone di ‘nobiltà’ possa venire assegnato a questa ‘pratica’ è solo un’iniziativa ipocrita. Perché gli interlocutori sono menti plasmabili e l’inganno è dietro l’angolo: bambini e ragazzi minorenni ai quali si raccontano ‘fiabe’ dove i fucili non fanno male ma sono elementi culturali e consentono svago e divertimento!”
E conclude:
“Un genere di esperienza che lascerei comunque sempre e solo a persone maggiorenni, che hanno già raggiunto quella maturità che consenta loro di non confondere un fucile vero con quello dei videogame”.
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