Puntuali e inclementi come ogni anno, sono arrivati i dati sui costi che ogni famiglia deve sostenere affinché i figli possano andare a scuola. L'O.N.F Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima che per garantire libri e corredo gli italiani dovranno sborsare in media 940 euro. Una bella cifra se si pensa che la maggior parte di quel materiale non durerà più dei nove canonici mesi per poi finire in soffitta o in cantina.
Puntuali e inclementi come ogni anno, sono arrivati i dati sui costi che ogni famiglia deve sostenere affinché i figli possano andare a scuola. L’O.N.F Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima che per garantire libri e corredo gli italiani dovranno sborsare in media 940 euro. Una bella cifra se si pensa che la maggior parte di quel materiale non durerà più dei nove canonici mesi per poi finire in soffitta o in cantina.
C’è chi, a Torino, ha pensato che si potesse fare un uso migliore di tutti quei sussidiari, astucci, penne e libri. Barattarli. Il 14 settembre, a pochi giorni dall’apertura dei cancelli, uno dei giardini del quartiere Barriera di Milano si è riempito di banchetti e bambini per dare vita al primo Senza Moneta dedicato interamente a loro.
Un libro in cambio di un set di matite, un grembiulino in cambio di un pezzo di torta. È la filosofia del dono e dello scambio tradotta a misura delle esigenze dei più piccoli. Che ovviamente non perdono occasione di essere i protagonisti della trattativa, potendo finalmente scegliere quello che vogliono senza tirare la gonna della mamma per chiedere “me lo compri?”.
Si muovono a gruppetti di due o tre da un tavolino imbandito all’altro, increduli all’idea che qualsiasi cosa tra quelle che gli occhi riescono a individuare può essere propria in cambio di un peluche che non piace più o di quel quaderno su cui non è mai stata appoggiata una penna. I genitori inseguono, consigliano o molto più semplicemente si godono la libertà di non dover dire no ai propri figli.
Ad abituarsi al meccanismo ci si mette poco. Le regole sono scritte su un foglio appiccicato al lato più esterno di ciascun tavolino.
– Niente scambio di denaro;
– Il prezzo di mercato non conta, si decide al momento dello scambio;
– Partecipare è semplice e gratuito. Basta avere qualcosa da scambiare: oggetti, conoscenze, capacità.
– Se hai molte cose da scambiare puoi fare un banchetto prenotando lo spazio
– Porta solo merce in buono stato: la qualità del mercato la fai anche tu!
– E ricordati di non abbandonare oggetti in piazza alla fine della giornata!
Sono state redatte dall’associazione manamanà, ideatrice dal 2009 del mercato Senza Moneta, che ha deciso di condividere con chiunque sia interessato a organizzare un baratto nel proprio quartiere, condominio o ufficio, le regole tramite le quali garantire il buon funzionamento di un “Senza moneta”.
“È una situazione che abbiamo costruito per diffondere una buona pratica: dare valore alle cose senza pensare in termini di denaro” dice Filippo Dionisio, presidente dell’associazione e promotore di tutti i mercati fino a oggi svolti a Torino. Quindici in due anni con mezzo e centinaia di persone coinvolte ogni volta: in inverno così come in primavera, con la minaccia di neve e sotto il sole splendente.
“Dopo aver toccato con mano l‘ottimo riscontro ottenuto ci siamo interrogati su come fare per rendere il meccanismo diffuso e pervasivo, libero dal nostro esclusivo controllo o dalla nostra disponibilità di tempo” continua. Da questa riflessione è nato il kit “senza Moneta” un elenco di suggerimenti raccolti sulla base di prove ed errori che chiunque può fare propri, a patto di identificare il mercato che le utilizza con il nome “Senza Moneta“.
Metterlo in pratica è semplice e lo conferma Laura Carletti, animatrice del Gruppo Abele e coordinatrice del mercato torinese dedicato all’inizio dell’anno scolastico.
“Per noi si trattava di trovare un modo per animare questo spazio, di farlo tornare a vivere attraverso attività corrette che stimolassero l’interesse verso pratiche giuste e partecipative. Abbiamo deciso di iniziare con “Senza moneta”: abbiamo scaricato il kit, letto i passaggi e capito le cose da fare. È stato semplice“.
Le case popolari alte e monotòne, che circondano il giardino dove i bambini scambiano mentre i grandi parlano, danzano, giocano a carte, guardano interdette ciò che accade. La festa invade l’aria, proprio qui dove per anni la popolazione aveva paura a mettere un piede fuori dall’uscio. Comunità cinesi, rumene, africane si trovano a riempire quel buco nero urbano che li separava e che ne ostacolava la parola. Tra un astuccio e un libro da colorare c’è tempo per riconoscersi come vicini di casa e finalmente salutarsi con un sorriso.
Testi e foto: Pamela Pelatelli
Qui per maggiori info e scaricare il kit