Nelle scuole del Giappone accade qualcosa che forse non abbiamo mai visto nelle scuole italiane. I bambini puliscono e riordinano le aule ogni giorno. Si tratta di una pratica normalissima in Giappone e in altri Paesi.
Nelle scuole del Giappone accade qualcosa che forse non abbiamo mai visto – o almeno non abitualmente – nelle scuole italiane. I bambini puliscono e riordinano le aule ogni giorno. Si tratta di una pratica normalissima in Giappone e in altri Paesi.
Serve per creare coesione e senso di comunità tra gli studenti e per educare i bambini all’importanza della collaborazione. Infatti proprio in questo modo i bambini comprendono quanto sia importante vivere in un ambiente pulito e ordinato quando sono a scuola.
La scuola in Giappone insegna ai bambini a responsabilizzarsi fin da piccoli. In questo modo sanno bene che se mettono degli oggetti in disordine poi dovranno risistemare tutto, non solo quando si trovano a scuola ma anche a casa. Così l’educazione dei giovani e dei giovanissimi viene suddivisa al meglio tra i genitori e la scuola.
Sappiamo bene che nelle città del Giappone il senso civico è così elevato che i bambini possono andare a scuola da soli o in piccoli gruppi prendendo i mezzi pubblici senza problemi e senza pericoli, sapendo di poter contare sull’aiuto degli adulti.
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L’esempio del Giappone dal punto di vista dell’impegno dei bambini nel riordinare la classe è probabilmente il più conosciuto ed eclatante ma sappiamo che anche in Italia esistono le basi pedagogiche per fare altrettanto, sebbene non sempre vengano messe in pratica.
Infatti in Italia conosciamo ormai da quasi un secolo il metodo Montessori che fin dall’inizio ha invitato i bambini a partecipare in modo pratico alla vita della scuola e della casa proprio a partire dai piccoli lavori domestici. In una scuola Montessori, ad esempio, i bambini possono aiutare ad apparecchiare o a sparecchiare la tavola al momento del pranzo.
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Chiedere ai bambini di impegnarsi a riordinare i quaderni e i giocattoli o di iniziare a fare dei piccoli lavori domestici alla loro portata non significa di certo schiavizzarli, ma responsabilizzarli. In questo modo anche crescendo e quando saranno adulti ricorderanno l’importanza della collaborazione e non cresceranno ostentando indifferenza verso le necessità della casa e della famiglia.
Gli insegnanti potrebbero chiedere agli studenti di dare una mano a mantenere la classe ordinata incaricando un gruppo di bambini al controllo dell’ordine alla fine di ogni ora di lezione, mentre i genitori potrebbero iniziare ad assegnare ai loro figli dei semplici compiti quotidiani in base alla loro età seguendo le indicazioni del metodo Montessori.
Che ne dite? Pensate che le scuole italiane dovrebbero coinvolgere e responsabilizzare i bambini come succede in Giappone?
Marta Albè