L'abuso di dispositivi tecnologici ma anche la quasi totale assenza dello sport nella vita anche scolastica va a tutto discapito della capacità motoria, oltre che intellettiva, dei nostri giovani.
Troppi tablet e dispositivi di ogni sorta stanno rovinando i nostri bambini e ragazzi anche a livello fisico. Tuona più o meno così l’ennesima indagine su come l’abuso che fanno i millennials di roba tecnologica va a tutto discapito della loro capacità motoria, oltre che intellettiva. Complice anche la pressoché assente attività sportiva tra le mura della scuola.
Poca vita all’aria aperta e pochissimo movimento: in pochi anni le condizioni di salute e il benessere fisico dei bambini stanno peggiorando a vista d’occhio, tanto che, secondo gli esperti, continuando così nel 2020 bambini e adolescenti italiani raggiungeranno il grado zero delle capacità motorie.
Insomma, i dispositivi mobili usati fin dai primi anni di vita possono danneggiare lo sviluppo dei nostri figli e provocare loro mal di schiena e addirittura gobba, ora è chiaro che il loro utilizzo li renderà piano piano incapaci di muoversi nel vero senso della parola.
Secondo uno studio, infatti, le qualità aerobiche, e quindi la resistenza, di un adolescente italiano si stanno riducendo calando dell’1% l’anno dal 2005.
“Tanti quindicenni — spiega Mario Bellucci, uno degli autori dello studio — non sanno andare in bici. Di correre non se ne parla, il camminare è ridotto a pochi metri al giorno. Il livello di mineralizzazione delle ossa si abbassa: non è un caso che a scuola tanti ragazzi siano perennemente infortunati. La loro muscolatura è così poco tonica da creare problemi di postura: dopo pochi minuti in piedi devono sedersi. Sono stanchi”.
Un vero e proprio “analfabetismo motorio”, come lo definisce Bellucci, che può portare a essere incapaci persino di fare quei movimenti che per i bambini di una volta erano del tutto naturali: una capriola, per esempio, “due ragazzi su tre non sanno eseguire una capovolta in avanti: si bloccano, si contorcono, si accasciano su un fianco. Un tempo la capovolta si apprendeva in maniera naturale giocando, tra i 6 e gli 8 anni, dopo aver imparato a rotolare e a strisciare. Doverla insegnare a ragazzi di 11-12 anni che pesano già 40 chili significa recuperare un ritardo”, chiarisce Sergio Dugnani, docente di Scienze del Movimento all’Università di Milano.
Una riduzione dell’attività fisica di cui ahinoi si è fatta complice anche la scuola e che costituisce oramai un fenomeno che non investe più soltanto la popolazione adulta, ma si allarga anche ai giovani anche già a partire dall’età prescolare. L’attività fisica praticata da bambini e adolescenti come l’educazione fisica scolastica e lo sport organizzato sta diminuendo in molti Paesi, già a partire dall’età della scuola materna.
Ne consegue, così, che sono già le stesse famiglie a considerare lo sport solo come una delle tante opzioni per il tempo libero cambiando specialità di anno in anno senza preferirne nessuna.
E non solo: chi fa più i vecchi giochi nel cortile? Immobilizziamo i piccoli tra le mura di casa e sullo schermo di un videogioco perché fa comodo a tutti. Ma quanto male stiamo facendo loro?
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Germana Carillo