L’incremento dei casi di autismo negli Stati Uniti può essere correlato all’uso e all’abuso di sostanze chimiche, compresi pesticidi ed erbicidi, nella vita quotidiana, nelle attività produttive e nella cura di alcune malattie? Il modo scientifico non ha ancora individuato se vi siano con certezza delle sostanze tossiche l’esposizione alle quali possa essere annoverata con certezza tra le cause dell’insorgere dell’autismo, ma alcuni dubbi iniziano a sorgere nell’ambito delle ricerche relative alle possibilità di prevenzione e cura di tale malattia.
L’incremento dei casi di autismo negli Stati Uniti può essere correlato all’uso e all’abuso di sostanze chimiche, compresi pesticidi ed erbicidi, nella vita quotidiana, nelle attività produttive e nella cura di alcune malattie? Il modo scientifico non ha ancora individuato se vi siano con certezza delle sostanze tossiche l’esposizione alle quali possa essere annoverata con certezza tra le cause dell’insorgere dell’autismo, ma alcuni dubbi iniziano a sorgere nell’ambito delle ricerche relative alle possibilità di prevenzione e cura di tale malattia.
Negli Stati Uniti oltre 200 mamme di figli affetti da autismo o preoccupate per il futuro delle prossime generazioni si sono riunite a Washington D.C. con la precisa volontà di promuovere la sostituzione dell’obsoleto Toxic Substances Control Act con un rinnovato Safe Chemicals Act che possa regolamentare quali siano le sostanze chimiche ammesse o non ammesse poiché potenzialmente tossiche nella produzione di beni di consumo, compresi detersivi e cosmetici, e di beni alimentari industriali.
Tra le donne coinvolte in tale missione vi è Melissa Wolfe, mamma di Edgar, che è purtroppo affetto da autismo. Melissa teme che la malattia del figlio possa essere collegata ad alcuni fattori esterni, con particolare riferimento a sostanze chimiche potenzialmente tossiche, dalle quali non sempre è possibile mettersi completamente al riparo quando si è in gravidanza. Melissa ha cercato di assumere il minimo possibile di medicinali durante i nove mesi, di non utilizzare tinte per capelli, di stare alla larga da prodotti spray e persino dal forno a microonde, Tali accorgimenti non si sono però rivelati sufficienti.
Melissa teme che durante i lavori di ristrutturazione della propria casa siano state impiegate sostanze nocive e non può fare a meno di pensare se vi sia un collegamento tra la disabilità di suo figlio ed il fatto che il proprio padre abbia partecipato alla guerra del Vietnam e sia stato esposto all’“Agent Orange“, un erbicida ampiamente usato dai membri dell’esercito statunitense in quel periodo, i cui effetti retroattivi, così come accertato dai medici, hanno provocato nell’uomo un tumore alla prostata.
Secondo quanto rivelato dai dati resi noti in aprile da parte del U.S. Centers for Disease Control and Prevention (CDC), negli Stati Uniti 1 bambino su 88 risulta attualmente affetto da autismo. Si tratta di una percentuale realmente preoccupante, se si tiene inoltre conto che per quanto riguarda i bambini maschi l’incidenza della malattia è di 1 su 54. La scienza nel corso degli ultimi anni è andata alla ricerca di una possibile origine genetica della malattia, ma la genetica non sembra in grado di spiegarne completamente le origini. Secondo uno studio pubblicato dalla Standford University lo scorso anno, i rischi genetici ammontano solamente al 38%.
A parere degli esperti, le ulteriori cause dell’autismo andrebbero cercate all’interno dell’ambiente in cui viviamo, con particolare riferimento alle attività svolte dai padri e dalle madri di bambini artistici ed alla loro eventuale esposizione a determinate sostanze chimiche. I piccoli nel corso della gravidanza posseggono organi estremamente fragili ed ancora in corso di sviluppo, un processo che potrebbe essere ostacolato dall’esposizione della madre a sostanze potenzialmente tossiche. Tra gli organi più vulnerabili vi è il cervello, il cui sviluppo può essere minato da agenti purtroppo già noti e largamente utilizzati, come pesticidi ed interferenti endocrini, tra cui il bisfenolo-A. Recenti ricerche svolte presso l’Università della California hanno iniziato ad individuare dei collegamenti tra autismo, pesticidi ed attività svolte dai genitori di bambini autistici. È dunque auspicabile che le ricerche in merito possano proseguire in tal senso, nella speranza di una futura individuazione delle reali cause della malattia.
Marta Albè