Intrappolati sotto le bombe: la tragedia di migliaia di bambini in Siria e Iraq

Ancora intrappolati, sotto le bombe e senza aiuti in aree assediate e difficili da raggiungere. E' la situazione ancora oggi di centinaia di bambini siriani e iracheni

Ancora intrappolati, sotto le bombe e senza aiuti in aree assediate e difficili da raggiungere. È la situazione ancora oggi di centinaia di bambini siriani e iracheni.

I bambini Siriani sotto assedio

Anche se apparentemente è in corso un parziale cessate il fuoco, infatti, i civili continuano ad essere sotto il fuoco continuo degli aerei, dei cecchini e dei bombardamenti.

“Mentre i potenti discutono ad Astana, i bambini se ne stanno rannicchiati a causa dei continui bombardamenti e vanno a letto affamati. Questi colloqui rischiano di andare avanti in un universo parallelo”.

Questa la denuncia di Sonia Khush, Direttore di Save the Children in Siria, mentre sono in corso i negoziati di pace tra le parti coinvolte nel conflitto siriano.

Secondo Save the Children, dopo più di due settimane dall’inizio di una tregua parziale, c’è una spaventosa mancanza di progressi nella fornitura di aiuti e c’è il rischio che i colloqui di pace si concentrino sui vantaggi militari e politici, a spese dei più vulnerabili.

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Photo: UNICEF/Khuder Al-Issa
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Foto: UNICEF / Al-Issa

Intanto, la settimana scorsa le Nazioni Unite hanno dichiarato che gennaio è stato uno dei mesi peggiori per gli ostacoli alla consegna degli aiuti e i convogli umanitari hanno raggiunto solo una delle quindici aree assediate. Anche se apparentemente è in corso un parziale cessate il fuoco, infatti, i civili continuano ad essere sotto il fuoco continuo degli aerei, dei cecchini e dei bombardamenti.

“La casa del mio vicino è stata colpita da bombardamenti Una madre ha dovuto dare alla luce suo figlio proprio mentre era in corso un attacco, ma il bambino è morto. Sono stati chiesti aiuti, ma è stato due mesi fa e ancora non abbiamo ricevuto niente”, racconta Rula*, un’insegnante di Madaya.

La città, al cui interno si stima vi siano 20.000 bambini sotto assedio e senza aiuti, è stata oggetto di uno dei maggiori e intensi bombardamenti. Nelle prime due settimane dell’anno, nel solo governatorato del nord di Idlib in cui attualmente si riparano oltre 750.000 sfollati, si sono verificati 72 attacchi armati, tra cui 46 bombardamenti aerei.

Non va meglio a Deir ez-Zor. Secondo l’UNICEF anche qui i bambini sono sotto intenso attacco dalla scorsa settimana, con bombardamenti indiscriminati che hanno ucciso decine di civili, costringendo tutti a rimanere nelle loro case. L’escalation di violenza minaccia la vita di 93.000 civili, tra cui oltre 40.000 i bambini che sono stati tagliati fuori dagli aiuti umanitari per oltre due anni.

Inoltre, i prezzi alimentari sono saliti alle stelle a livelli da cinque a dieci volte superiori a quella nella capitale Damasco. La carenza cronica di acqua sta costringendo le famiglie a prendere quella non trattata dal fiume Eufrate, esponendo i più piccoli a moltissime malattie.

“Niente giustifica l’assedio e le sofferenze indicibili scatenate contro i bambini. I figli della Siria hanno già pagato il prezzo più alto per una guerra di cui non hanno colpe”, ha dichiarato Geert Cappelaere, Direttore regionale dell’UNICEF.

I bambini sotto assedio in Iraq

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Photo: UNICEF/UN044148/Khuzaie
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Photo: UNHCR/ Ivor Prickett
Preoccupazione dall’Onu anche per la situazione dei circa 750.000 civili di Mosul, in Iraq, che si sono riparati nella parte occidentale della città, fuggendo da Mosul Est, che è stato il campo di battaglia principale.

La situazione è angosciante. Acqua ed elettricità sono intermittenti, molte famiglie senza reddito mangiano solo una volta al giorno. Altri sono costretti a bruciare i mobili per stare al caldo. Gli aiuti umanitari non riescono a raggiunge tutti. Il destino di queste persone a oggi è quello di diventare potenziali vittime del fuoco incrociato o di essere utilizzati scudi umani.

Ricordiamo che la riva est del fiume Tigri è ormai controllata completamente dalle forze irachene, che l’hanno strappata al controllo dello Stato islamico (Is) dopo tre mesi di intensi combattimenti.

“Speriamo che venga fatto di tutto per proteggere le centinaia di migliaia di persone che vivono dall’altra parte del fiume”, ha scritto Lisa Grande, coordinatore umanitario dell’Onu in Iraq, nel comunicato firmato da una ventina tra organizzazioni umanitarie internazionali e locali.

Per questo ci uniamo agli appelli di chi chiede un cessate il fuoco globale e duraturo, con la fine dell’utilizzo di armi esplosive mortali in aree popolate e l’accesso immediato degli aiuti alle aree assediate e difficili da raggiungere.

Roberta Ragni

Photo Credit Save The Children

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