L’appello di Nicky, abusata dal padre pedofilo: “l’invisibilità rende le violenze ancora più pesanti, ascoltate i bambini”

Nicky ha subito violenze dal padre e, oggi donna, sta lavorando per superare il trauma e sensibilizzare sul tema della pedofilia

Oggi è la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, un fenomeno di cui si parla troppo poco nonostante non sia affatto in calo. In occasione di questa giornata, così difficile da digerire, vogliamo unirci all’appello di Nicky, abusata dal padre pedofilo, e oggi impegnata in un percorso di grande recupero personale oltre che di sensibilizzazione sul tema.

Gli orchi sono tra noi, e neppure la pandemia li ha fermati. Sono tanti, troppi i bambini in tutto il mondo e anche nel nostro Paese che ogni giorno sono vittime di persone senza scrupoli e malate. La violenza subita in tenera età, spesso per anni, lascia poi purtroppo traumi e ferite molto grandi da rimarginare e solo a patto di riuscire, in qualche modo, a riconoscere, accettare e metabolizzare quanto accaduto.

Ci vuole una forza straordinaria ed è quella che ha Nicky. Questa bambina, oggi donna, ha subito violenze proprio da chi doveva proteggerla di più: suo padre.

In occasione della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia ci ha mandato questo racconto molto toccante:

“Che vi devo dire. È successo.

È successo più volte. Ero piccola, piccolissima. Non so quando è cominciato.
Ai tempi avevo un peluche a forma di coniglietto, ce l’ho ancora, si chiama Roberta e la vedete in foto. Me l’hanno regalata che avevo 5 anni.

roberta peluche nicky

Nicky, perché parli di Roberta?

Non so parlare degli accaduti perché non capisco quale voce narrante assumere, con tanto di colloquio.
Non so se dire “mi ha fatto” oppure “abbiamo fatto” o, peggio ancora, “ho fatto”.
Allora dico “è successo” e noi diveniamo manichini.

C’era una volta un film che io, bambina, e lui, mio padre, abbiamo visto insieme. Era un film porno.
Penso fosse la prima volta che provava ad approcciarsi.

Ed ecco che cambio. Perché parlo di lui che “provava ad approcciarsi”, allora cos’è successo?

Io ero sul divano paralizzata. Ed è successo qualcosa.

Poi eravamo nella doccia ed è successo altro.

Poi, poi, poi…

Ero sempre nella mia stanza prima che arrivasse. Abbracciavo Roberta. E lui arrivava. Ricordo i suoni, le parole, le sensazioni fisiche, corporee, e troppe emozioni. Avevo paura ma poi era normale. Non dovevo aver paura (ma ce l’avevo). E succedevano altre cose.

Ed era normale. Non era niente. E io ero brava e lui mi voleva bene.
Così fino ai 10 anni circa (sto ricostruendo).

Chi è che scrive? Che casino.

Non riesco a parlarne perché non ho ancora elaborato un cazzo. Sono due mesi che ho cominciato davvero ad affrontare le cose in terapia. Due mesi che ho capito che durante la mia adolescenza ho vissuto altre violenze sessuali come fossero nulla.

Io so che son qualcosa ma dentro ho un casino. Certi giorni mi sembra di aver elaborato tutto, altri capisco, forse, che ho appena cominciato a elaborare.

Sono sulla strada. E a volte mi perdo”.

Il cammino di Nicky è ancora lungo per liberarsi, per quanto possibile, di questo fardello e vivere una vita serena. Sta lavorando duramente per riuscirci, non solo grazie alle terapia ma anche studiando, scrivendo sul suo profilo Instagram e sensibilizzando sul tema.

Nicky ci tiene a sottolineare un aspetto molto importante e spesso sottovalutato: quello di ascoltare profondamente i bambini!

“Spesso accade a casa, è #violenzadomestica. E spesso altre persone intorno a bambin* non hanno gli strumenti per ASCOLTARE PROFONDAMENTE l* bambin* e capire ciò che stanno vivendo per aiutarl* al meglio. Per questo ci vuole informazione e formazione, per tutt*, ma specialmente per chi lavora con minorenni.”

Fonte: Nicky noodle pink Instagram

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