Caccia agli albini africani: fermiamo questa strage silenziosa (PETIZIONE e VIDEO)

Rapiti nelle loro case nel mezzo della notte per smembrare i loro arti e venderli agli stregoni come ingredienti da utilizzare per le pozioni. Continua la strage silenziosa degli albini africani

Rapiti nelle loro case nel mezzo della notte per smembrare i loro arti e venderli agli stregoni come ingredienti da utilizzare per le pozioni. Continua la strage silenziosa degli albini africani. Dal 2014, ben 69 persone affette albinismo sono state attaccate in Malawi e almeno 18 di esse sono morte: lo rivela un report diffuso da Amnesty International, che fa luce sulle violenze e le discriminazioni a cui sono soggetti gli albini nel Paese africano.

Negli ultimi due anni, in Malawi sono aumentati gli attacchi contro le persone albine. Gli albini sono ricercati per le loro parti del corpo, perché, a causa di superstizioni che ancora oggi trovano spazio tra la popolazione, è diffusa la convinzione che abbiano poteri magici e che portino fortuna, proprio per l’assenza di pigmenti. Tali credenze alimentano un macabro mercato nero, dato che pelle, ossa, arti e altre parti del corpo di persone albine vengono richiesti nell’ambito di rituali magici o come “ingredienti” di pozioni.

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E le vittime sono molto spesso i bambini, sia perché più vulnerabili che per la loro innocenza: una caratteristica che renderebbe pozioni e rituali magici “a base” di parti del loro corpo più “efficaci”. Le donne albine, poi, corrono anche il rischio di essere vittime di stupri e di aggressioni a sfondo sessuale, per via della convinzione, tristemente diffusa nel Paese africano, secondo cui fare sesso con una persona albina curerebbe l’AIDS.

Oltre ad esporle a violenze, mutilazioni e uccisioni – portate avanti da gang criminali che, in alcuni casi, includono anche parenti e familiari -, l’aspetto fisico delle persone con albinismo le rende vittime di varie forme di discriminazione, che possono andare dall’abuso verbale all’esclusione sociale. E il problema, purtroppo, non è circoscritto al solo Malawi: gli albini sono vittime di attacchi e aggressioni anche in Tanzania, Kenya e Burundi.

Per questo, l’Onu ha istituito la Giornata Internazionale della Consapevolezza sull’Albinismo, che si celebra il 13 giugno, sperando di sensibilizzare classi politiche e opinione pubblica, soprattutto nei Paesi dell’Africa sud-orientale, dove le persecuzioni sono più frequenti. Ma il problema del rispetto dei diritti umani degli albini sembra ancora lontano da una soluzione.

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Secondo Amnesty International, in Malawi si contano dalle 7.000 alle 10.000 persone affette da albinismo: uomini, donne e bambini che vivono nella paura e che rischiano di essere rapiti, mutilati e uccisi in ogni momento della loro esistenza. Le autorità e i Governi locali hanno più volte condannato gli attacchi e le violenze ai loro danni, ma tutte le misure assunte per arginare il fenomeno si sono rivelate troppo deboli: d’altra parte, le inchieste per omicidio finiscono troppo spesso in un nulla di fatto, le pene comminate agli assalitori arrestati e giudicati sono irrisorie e l’impunità sembra regnare sovrana.

Per spingere le autorità malawiane a fare di più in difesa della popolazione albina, Amnesty International ha lanciato la petizione Stop ritual murders of people with abinism, indirizzandola al Presidente della Repubblica, Arthur Peter Mutharika. Con la speranza che, da una maggiore consapevolezza del problema possa scaturire, al più presto, anche una soluzione.

Per firmare la petizione, clicca qui.

Lisa Vagnozzi

Photo credits

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