A Yale "La psicologia e la buona vita", ovvero come imparare ad essere felici, il corso più seguito della storia.
Record di iscritti al corso di felicità. Yale, una delle università più prestigiose al mondo, si fregia quest’anno anche del corso di laurea più frequentato dei suoi ultimi 316 anni di vita: Psychology and the Good Life, La psicologia e la buona vita, ovvero come imparare ad essere felici.
Un successo inaspettato, o forse no, considerato che, secondo uno studio del 2013, più del 50% degli studenti di Yale ha cercato cure mentali durante il corso di laurea di primo livello.
E non solo: tra il 2010 e il 2015, il numero di adolescenti statunitensi che hanno manifestato i sintomi classici di depressione è salito alle stelle. In effetti, le cifre hanno mostrato un aumento del 33%. Inoltre, i tentativi di suicidio tra adolescenti sono aumentati del 23%, insieme ad un aumento dei tassi di suicidio di adolescenti tra i 13 e i 18 anni, che sono aumentati del 31%.
Quindi cosa è cambiato così drammaticamente in questo periodo? Anche se è difficile dire con certezza che cosa abbia scatenato questo picco, c’è un colpevole che continua a venire alla luce in più indagini e studi: lo smartphone. Secondo il Pew Research Center, gli smartphone hanno superato la soglia del 50% verso la fine del 2012, nello stesso periodo in cui la depressione e il suicidio dei teenager hanno iniziato a salire, e nel 2015 il 73% degli adolescenti aveva uno smartphone nelle loro mani.
Ecco perché il corso più popolare della storia di 316 anni di Yale è un corso di psicologia che insegna agli studenti ad essere felici: 1200 iscritti. In pratica si è iscritto uno studente su quattro.
Il corso è tenuto da Laurie Santos, una docente di psicologia 42enne, che attraverso due lezioni a settimana (ma oltre all’incontro bisettimanale, gli studenti sono tenuti a fare quiz e test, mentre alla fine del semestre devono completare un ultimo “progetto di auto-miglioramento” che Santos ha definito “Hack Yo’Self Project”), cerca di insegnare agli studenti del celebre ateneo del Connecticut come avere una vita più felice e soddisfacente, concentrandosi sul comportamento umano, così come sulle diverse caratteristiche che aiutano le persone ad avere successo nella vita, che a loro volta portano alla felicità.
“Stiamo seminando il cambiamento nella cultura della scuola”, racconta la Santos che tra l’altro vede tra i motivi di frustrazione dei giovani studenti anche la stessa pressione esercitata su di loro per entrare in una scuola competitiva come Yale. Il suo corso è uno dei “più duri a Yale”, sostiene, perché “per vedere un vero cambiamento nelle loro abitudini di vita, gli studenti devono ritenersi responsabili ogni giorno”.
Infine, come modo per far sentire gli studenti meno sotto pressione, Laurie Santos ha eliminato i voti e classifica gli studenti come promossi o bocciati, invece di voti numerici effettivi perché, spiega, “i voti sono uno dei motivi principali per cui gli studenti sono stressati”.
E studenti felici saranno anche lavoratori felici in grado di gestire al meglio il proprio lavoro. E, si sa, felicità a lavoro uguale a produttività. E a una buona dose di autostima. E se il muso lungo è dietro l’angolo e, soprattutto, se il lavoratore è tentato ad andarsene altrove si nomina un “direttore della felicità”.
È questa la trovata di una figura già ampiamente consolidata negli States e che sta prendendo piede anche in Europa, lo Chief Happyness Officer, colui che è pronto a sostenere in toto il benessere dei dipendenti e a fare in modo che l’azienda si tenga stretti i migliori talenti.
Insomma, a scuola, all’Università e sul posto di lavoro, approvazione, felicità e serenità sono le armi vincenti. Inutile negare che soltanto la positività e talvolta la leggerezza possono portare lontano.
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