WashOut Tour, concerti a sorpresa nelle lavanderie automatiche. L’idea vincente di questo musicista italiano

Il WASHOUT nelle lavanderie è un tour musicale decisamente anticonvenzionale, volto a sensibilizzare sull’integrazione sociale e sull’accoglienza degli immigrati.

Bonje in Yurt, al secolo Marco Bongini, è uno di quei musicisti stravaganti e anticonvenzionali che sperimentano modi nuovi per diffondere la buona musica. È uno di quei giovani artisti ostinati ad andare al di là dell’ovvio e a presentare ogni volta un nuovo se stesso. Come? Anche attraverso un tour nelle lavanderie.

Creando una vera e propria serie di piccoli concerti all’interno delle lavanderie automatiche, infatti, senza alcun preavviso al pubblico (né tanto meno ai proprietari), Marco ha dato vita al progetto creativo  “Bonje in Yurt” volutamente definito “non musicale per non vincolarmi solamente a un canale espressivo”.

“Il nome Bonje deriva dal suo storico soprannome (abbreviazione di Bongini, ndr) mentre ‘yurt’ sta per yurta, un’abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell’Asia tra cui mongoli, kazaki e uzbeki. Un nomadismo figurato e pratico per una continua ricerca e uno spostarsi tra più canali espressivi, un attaccamento morboso al viaggio anticonvenzionale e ahimè… Il non sentirsi mai totalmente appartenente a qualcosa”, si legge sulla sua pagina Facebook.

Il WASHOUT nelle lavanderie

Bonje in Yurt

E da questa idea di nomadismo che nasce il “WASHOUT nelle lavanderie”, un vero successo dal punto di vista comunicativo e sinonimo di libertà espressiva.

Il tour, oltre a essere una specie di sogno naif di molte persone e musicisti, ha preso una piega del tutto inaspettata, ci spiega Marco, divenendo una specie di performance art musicale che tocca tematiche sensibili come l’integrazione sociale, la filantropia e l’accoglienza degli immigrati.

Essendo la lavanderia frequentata molto da extra comunitari, Bonje ha saputo in pratica regalare dei momenti di svago e di pausa a persone lontane dalla propria casa e a chi, per via dei vari problemi della vita, si erano allontanati da una delle arti più “terapeutiche” che ci siano, la musica.

“Un mash-up di musica e immagine, illustrazioni e artwork si intrecceranno a frammenti di frasi, testi di canzoni. Canzoni inedite si scontreranno con rivisitazioni di brani popolari. Sapori di terre lontane, racconti e storie fluiranno nella forma artistica espressiva che meglio renderà il suo concetto”.

Bravo Marco, se la musica può far incontrare e sorridere persone sconosciute, risollevare chi è solo anche dentro a una lavanderia, tu stai facendo un ottimo lavoro!

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Germana Carillo

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