Nel giorno di San Valentino, ecco un video romantico che parla di un amore perduto e della nostalgia di una vita.
“Se non ci metti troppo, ti aspetterò per tutta la vita.” Nel giorno degli innamorati esce un video che parla di amore in modo diverso. L’amore che rimane visto attraverso gli occhi di un anziano di 82 anni, un amore che, raccontato solo attraverso le immagini, riesce ad entrarti dentro e ad arrivare dritto al cuore.
Come si traduce in parole un’emozione? Come la si vive? Dove, quando, con chi? Nei fatti è tutto (forse) più semplice: fai riaffiorare pensieri belli, perdi lo sguardo in un panorama d’infanzia, ti scrolli di dosso l’ovvio e stabilisci un legame. Eccolo. Eccolo il punto. Un legame, un intreccio, un qualcosa di tuo e suo, di vostro in una unicità di intenti.
E allora ti accorgi che non servono parole per descrivere un’emozione, non necessariamente. Serve una mano che accarezzi il tuo posto e silenzio. Serve dedizione e affetto e silenzio. Serve sorriso e risata. E silenzio. E compromesso, anche. E tutto ciò che meraviglia e fa paura.
I latini lo chiamavano nexus, quel legame uno ad uno, quel “nesso”, quella relazione che unisce. Può essere debole o con un secondo fine, e può essere così forte da oltrepassare il suono e accarezzare memorie dolci.
Memoria, tempo che scorre, legame. Quanto è ben scandito tutto questo in un video (vedi sotto) che lascia senza fiato e che si segue secondo dopo secondo senza dover aggiungere altro.
È Nexŭs (Una storia d’amore), un groviglio da pugno allo stomaco delle memorie di un anziano che, due fedi in una mano, nelle stanze di casa sua cerca di rivivere le emozioni di un tempo accarezzando abiti, preparando due caffè o danzando. Tutto da solo.
L’autore di questo piccolo romantico film è Michele Pastrello, videomaker 42enne veneto, che ha scelto proprio oggi, festa degli innamorati, per pubblicare questo suo ultimo lavoro. Sulle note incalzanti di Maldito (Alone Made Of Ice), il suo messaggio va dritto al cuore e se poco poco si ha una storia simile, le stanze di quella casa diventano le proprie.
“Ho eseguito un gesto irreparabile, ho stabilito un legame”, e Michele lo fa attraverso lo sguardo di quell’uomo anziano (che nella realtà è suo padre), attraverso quegli occhi intensi di chi ancora ama e oggetti che ci vuole un bel po’ prima di porre in un cassetto.
E allora eccolo racchiuso bene quel “misterioso cosmo della memoria, del tempo e dell’amore”, in un film di amore perduto e nostalgia e della fisicità di un uomo che porta con sé un ammasso di forti emozioni.
Diceva bene il filosofo austriaco Martin Buber, mi ricorda Michele (qui tutta la sua bio e i suoi precedenti lavori): “La nostra autentica missione in questo mondo in cui siamo stati posti non può essere in alcun caso quella di voltare le spalle alle cose e agli esseri che incontriamo e che attirano il nostro cuore; al contrario, è proprio quella di entrare in contatto, attraverso la santificazione del legame che ci unisce a loro, con ciò che in essi si manifesta come bellezza, sensazione di benessere, godimento”.
Un argomento disperato e un “tema tanto astratto quanto integrante nella nostra esistenza”. Il film si apre infatti con una frase tratta da un lavoro di Oscar Wilde: “Se non tardi, ti aspetterò per tutta la vita”.
Il senso? Metteteci impegno nelle vostre relazioni. Di qualsiasi natura siano. Donate tempo, curate, accarezzate ogni giorno, coccolate, apprezzate ogni attimo. Quello che passa non torna più, almeno avrete la certezza bella di tutte le attenzioni che ci avete messo.
Germana Carillo