Finora è rimasto un mistero il motivo per cui i vichinghi che avevano colonizzato le coste occidentali della Groenlandia avevano abbandonato la "terra verde" di punto in bianco, a metà del XV secolo
I territori occidentali della Groenlandia hanno nella loro storia ben quattro secoli di occupazione vichinga – a partire dal X secolo d.C. quando, sedotti da territori incontaminati e terreno fertile, ondate di migranti provenienti dalle regioni dell’attuale Norvegia si spostarono sull’isola. Le colonie vichinghe andarono crescendo nel corso dei secoli, arrivando a contare anche diverse migliaia di abitanti in tre grandi insediamenti.
Lo stesso nome dell’isola, Groenlandia, sarebbe di origine vichinga – creato da uno dei primi vichinghi sbarcati sul nuovo territorio, un certo Erik Thorvaldsson detto “il Rosso”, per invogliare i suoi conterranei a prendere il largo e colonizzare l’isola: come è facile immaginare con l’aiuto dell’inglese moderno, Groenlandia significa “terra verde” (green land), ovvero fertile e rigogliosa, ideale per la vita.
Ecco perché sorprende che il fatto che i vichinghi abbiano lasciato l’isola di punto in bianco, a metà del XV secolo. Non si hanno evidenze archeologiche di conflitti interni o di invasioni dall’estero, né di un declino dovuto a pestilenze o altre epidemie. E allora cosa ha provocato l’estinzione delle colonie vichinghe in Groenlandia?
Una nuova ricerca ha provato a rispondere a questo quesito rimasto irrisolto per secoli. Gli storici dell’Università del Massachusetts Amherst, dopo aver vagliato le ipotesi più disparate – fra cui il calo della natalità e un freddo inedito che avrebbe fatto piombare l’intera isola in una specie di era glaciale – hanno ricondotto l’estinzione delle colonie alla siccità.
Infatti, analizzando i sedimenti di un sito risalente all’epoca vichinga, i ricercatori hanno ricostruito le temperature medie e il tasso di precipitazioni, concludendo che un netto calo delle precipitazioni estive rese la vita in Groenlandia progressivamente impraticabile.
Quando i vichinghi hanno colonizzato l’isola, non hanno avuto problemi ad abituarsi ai lunghi inverni gelidi che sferzavano i territori: hanno continuato ad allevare bestiame, adattandosi al clima rigido, e ad importare dal continente frutta e cereali che lì potevano essere coltivati più facilmente, barattandoli con pelli di tricheco o avorio. In questo modo, la popolazione sull’isola crebbe e prosperò attraverso molte generazioni, fino alla crisi avvenuta a metà del 1400 d.C.
Gli archeologi hanno trascorso ben tre anni ad analizzare campioni di terreno e di ghiaccio prima di giungere alla conclusione che fu un’inedita siccità, a cui i vichinghi non erano abituati, che mise fine alle loro comunità. Secondo gli studiosi, non si trattò di un evento improvviso, quanto piuttosto di un processo lento ma inesorabile che portò alla creazione di un territorio ostile alla vita.
Non è stata la temperatura ad alzarsi nel corso degli anni, sono state le piogge a farsi sempre più scarse, mettendo in affanno il terreno e rendendo l’intero territorio arido e secco. Una situazione che si è fatta di anno in anno sempre più insostenibile per gli esseri umani e per i loro animali, che alla fine hanno dovuto lasciare quella che un tempo era stata la terra verde.
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Fonte: Science Advances
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