Unesco invita un artista a esporre le sue sculture durante le Giornate del Patrimonio e lo costringe a censurare le parti intime con mutandoni e perizoma.
Durante le Giornate del Patrimonio 2019, l’artista visivo Stéphane Simon è stato invitato dall’Unesco a esporre alcune sue sculture ispirate al mondo greco nella sua sede di Parigi. Non era la prima volta che i lavori del grande artista venivano mostrati in luoghi pubblici, ma in questo caso è successo qualcosa di assurdo. Le sculture, due corpi nudi a grandezza naturale, sono state “censurate” per non offendere la sensibilità dei visitatori. L’Unesco ha infatti chiesto a Stéphane di nascondere il sesso dei modelli in marmo utilizzando mutandoni e perizoma.
Ovviamente la decisione ha scatenato infinite polemiche, come riporta l’editoriale pubblicato su Le Point il 14 ottobre dalla giornalista Sophie Coignard.
Le statue di Stéphane Simon fanno parte del progetto “In Memory of Me, dedicato all’universo dei selfie, rituale che ha inevitabilmente condizionato le nostre posture, e che rivela il nostro profondo bisogno di teatralità, miti e giochi.
Secondo Stéphane nel nostro bisogno di immortalarci si può riscontrare un legame con gli eroi dell’Antica Grecia perché di mezzo ci sono sempre l’eroismo, l’ammirazione, l’identificazione, la sacralità. Le posizioni che assumiamo mentre ci facciamo un selfie sono infatti identiche a quelle degli antichi eroi, a cui le statue dell’artista si ispirano, rivisitate in chiave contemporanea.
Insomma, un progetto interessante quello di Stéphane che nulla ha di scandaloso ed offensivo. Eppure, nell’epoca dei selfie dove tutto si può mostrare, paradossalmente i nudi eleganti e raffinati di Simon vengono censurati da qualche perizoma.
In realtà l’artista, proprio per la questione della nudità, aveva proposto all’Unesco di rimanere, nelle Giornate del Patrimonio, nelle vicinanze delle statue con un panno e se necessario, utilizzarlo per nasconderne il sesso.
Ma la proposta non venne accettata, l’Unesco voleva che coprisse totalmente le parti intime. Alle polemiche suscitate dalla decisione, l’Unesco ha riconosciuto l’errore, cercando di giustificare la scelta. Ma sui social le critiche continuano.
Allez, je spoile : la réponse est oui !
On vit quand même dans un monde où la bien pensance que certains veulent imposer, associer au puritanisme, est en train de fabriquer l’inculture. Alors si l’@UNESCO_fr s’y met, on voit bien que ça progresse insidieusement. #slip #statue https://t.co/RxrWZpPUwC
— Philippe Méresse (@Philoulyon) October 27, 2019
Non mais quelle génération de fragiles bordel !
Tu leur montres un bout de sein ou une quéquette, et c'est PLS pendant deux semaines.
Va falloir mettre une signalétique sur les œuvres d'art ? Interdire les musées aux mineurs? https://t.co/yTw0f8GH7u— Je suis Camille (@CamilleVernier1) October 26, 2019
E la domanda sorge spontanea: dovremmo quindi censurare con indumenti intimi qualunque nudo artistico per non urtare la sensibilità? Cosa c’è di scandaloso e inappropriato in sculture di una tale bellezza? Davvero assurdo!
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Laura De Rosa
Photo Credit: artofuss