Lo Tsundoku consiste nell’abitudine di comprare libri per poi accumularli sugli scaffali senza leggerli con l’obiettivo di aumentare la propria cultura e curiosità
Lo Tsundoku è un termine giapponese che descrive l’abitudine di acquistare libri per poi lasciarli accumulare sugli scaffali senza leggerli. Questo termine va però oltre la semplice descrizione di un’abitudine, ma rappresenta un approccio culturale e psicologico verso il sapere.
La parola nasce nell’era Meiji (1868-1912) e combina tre elementi linguistici: “tsunde” (accumulare), “oku” (lasciare da parte) e “doku” (leggere), suggerendo un’intenzione di lettura che però resta sospesa nel tempo.
Emerso come concetto già nel 1879, lo Tsundoku rappresenta un comportamento legato al desiderio di possedere e circondarsi di libri. Nella società contemporanea, la frenesia quotidiana contribuisce alla diffusione dello Tsundoku.
Ogni libro rappresenta una possibilità futura di conoscenza
Spinti dall’ispirazione momentanea o da un bisogno di arricchire la propria cultura, si acquistano libri che però restano intatti sugli scaffali. Questo accumulo riflette spesso una tensione tra aspirazione e mancanza di tempo, ma non deve essere visto come qualcosa di negativo.
Accumulare libri, anche senza leggerli subito, riflette infatti una forma di aspirazione intellettuale. Ogni libro aggiunto alla propria collezione rappresenta una possibilità futura di conoscenza, un’opportunità ancora inesplorata che alimenta la curiosità. È un promemoria silenzioso del vasto mondo di idee e informazioni ancora da scoprire.
La psicologia dietro lo Tsundoku ha radici profonde. Acquistare libri genera una sensazione di piacere e soddisfazione, legata all’idea di arricchire il proprio potenziale intellettuale. Inoltre una libreria personale piena di libri non letti non è un segno di fallimento, ma di consapevolezza della propria ignoranza e del desiderio di espandere i propri orizzonti.
Infine lo Tsundoku riflette anche il valore intrinseco dei libri. Possederli, sfogliarli o semplicemente vederli sugli scaffali può generare una forma di conforto emotivo e stimolare la creatività. Anche se un libro resta chiuso per anni, la sua presenza trasmette una promessa: quella di un viaggio che attende solo il momento giusto per essere intrapreso.
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